Tutti noi abbiamo provato ansia nella vita e sappiamo di cosa si tratta. L’abbiamo provata da bambini, nelle notti buie e solitarie della nostra stanza, da ragazzi, poco preparati all’interrogazione di storia, o da adulti, quando i nostri figli tardavano a rientrare a casa.
Un grado ottimale di ansia, del resto, può agevolare le nostre prestazioni e il raggiungimento dei nostri obiettivi. Uno stato moderato di ansia ci spinge a prepararci meglio per un esame, a essere più prudenti quando guidiamo la macchina, a verificare tutti i dettagli prima di una presentazione di lavoro… Ma se l’ansia è eccessiva e persistente, può diventare un ostacolo alla nostra serenità, tramutarsi in un disturbo e compromettere la nostra efficienza funzionale.
La “paura” è la risposta emotiva a una minaccia attuale o imminente, reale o immaginaria, l’ansia è l’anticipazione di una minaccia futura. Spesso questi due stati si sovrappongono, ma la paura è più spesso associata a pensieri di pericolo immediato e a picchi di attivazione improvvisi che innescano comportamenti di fuga o di lotta, mentre l’ansia è di solito accomunata alla tensione muscolare, a comportamenti prudenti e di evitamento, a un atteggiamento di ipervigilanza correlato alla minaccia futura.
Il meccanismo fisiologico su cui l’ansia poggia le sue basi è quello dell’“attacco-fuga”: la nostra risposta genetico-evolutiva di fronte a una minaccia alla nostra incolumità fisica. Di fronte a un pericolo, il nostro cuore batte più in fretta per far circolare più sangue, il sangue defluisce da alcune parti del corpo (ad esempio, dalla pelle e dall’apparato digerente) per essere smistato verso i muscoli, il respiro si fa più rapido e raccoglie più ossigeno, i muscoli sono tesi, diventiamo estremamente vigili e attenti: siamo pronti a combattere o a fuggire. L’aumento del battito cardiaco e la redistribuzione del sangue in alcune parti del corpo forniscono ai muscoli gli elementi energetici necessari a un’attività più intensa, li rendono più efficienti e la persona potrà combattere con più vigore o fuggire più velocemente, secondo la scelta fatta. Il nostro organismo produrrà particolari ormoni, come l’adrenalina, che accelera il battito cardiaco.
Dunque, l’ansia è una risposta certamente appropriata se ci troviamo di fronte a un pericolo reale, e in questo senso costituisce un’importante ed efficace risorsa in molti momenti della vita per proteggerci dai rischi, migliorare le prestazioni, ecc., ma si rivela del tutto inadeguata se si manifesta in circostanze non realmente minacciose.
Il nostro vocabolario è ricco di espressioni che descrivono l’ansia e le sensazioni a essa correlate, a riprova di quanto essa sia diffusa nella nostra società: ansietà, affanno, agitazione, preoccupazione, timore, angoscia, inquietudine, apprensione, trepidazione, frenesia, turbamento, allarme, angustia, assillo, concitazione, sollecitudine, scoraggiamento, abbattimento, irritabilità, ipersensibilità, disagio, paura, spavento, terrore, orrore, panico, e così via…
Tali espressioni rappresentano tutte le più piccole sfumature delle emozioni simili all’ansia.
Ansia: prevalenza
Indagini sulla popolazione generale hanno documentato come oltre il 20% delle persone possa andare incontro ad un qualche disturbo d’ansia nell’arco della vita.
La prevalenza è due volte superiore nelle donne rispetto agli uomini.
Disturbi d’ansia
Nel caso in cui ci troviamo di fronte ad un’ansia o a una paura eccessive, sproporzionate rispetto alla situazione vissuta e persistenti nel tempo (tipicamente, 6 mesi o più), siamo in presenza di uno tra i disturbi d’ansia elencati dal DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali):
- Fobia sociale (ansia sociale): le persone che soffrono di questo disturbo temono il giudizio negativo degli altri. Si ha paura di agire di fronte agli altri, per evitare una valutazione che possa farci sentire umiliati, imbarazzati, rifiutati.
E’ una paura che può spingere a evitare la maggior parte delle interazioni sociali. Tra le situazioni che più comunemente generano ansia sociale: esibirsi (come attori, musicisti, ballerini, ecc.), essere osservati mentre si mangia o si beve (imbarazzati all’idea di poter tossire, soffocare), manifestare segni d’ansia, paura di rivelare l’ansia, scrivere in pubblico (per timore che la mano tremi), parlare in pubblico, ecc.
L’intensità, la persistenza e gli effetti inabilitanti della profonda paura di cui soffrono questi soggetti distinguono la vera fobia sociale dalla timidezza. - Disturbo di panico: la persona sperimenta ricorrenti attacchi di panico inaspettati, è costantemente tormentata dalla possibilità di incorrere in ulteriori attacchi e cerca di evitare le situazioni che potrebbero favorirne l’insorgenza. Gli attacchi di panico sono caratterizzati da paura e disagio che raggiungono una forte intensità in pochi minuti, accompagnati da sintomi quali tachicardia, sudorazione, tremori, nausea, paura di impazzire, paura di morire, ecc.
- Agorafobia: le persone sono angosciate o intimorite da situazioni quali: trovarsi in spazi aperti o ristretti, utilizzare trasporti pubblici, essere in mezzo alla folla; trovarsi fuori casa da soli.
- Disturbo d’ansia generalizzata: questa sindrome si esprime nel provare ansia e preoccupazione eccessive e persistenti in varie situazioni e diversi ambiti (lavorativo, scolastico, familiare, ecc.).
- Fobia specifica: si è in ansia o spaventati riguardo a oggetti o situazioni specifiche. Ad esempio: ragni, piccioni, sangue, ferite, tuoni, altezze, luoghi chiusi, oscurità, ecc.
Roberto Gentile (contatti)
Ansia: letture consigliate
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