Attacchi di panicoCiò che caratterizza gli attacchi di panico è la comparsa improvvisa di una forte angoscia che raggiunge il picco in pochi minuti. L’attacco di panico può insorgere a partire da uno stato di tranquillità oppure da uno stato ansioso. La sua durata media è di 20-30 minuti, anche se per chi lo vive il tempo sembra dilatarsi e non passare mai.
Quando gli attacchi di panico sono ricorrenti, si parla di disturbo di panico.

Gli attacchi possono manifestarsi regolarmente per mesi (ad esempio, 1 volta circa a settimana), oppure essere più frequenti (ad esempio, quotidiani) ma intervallati da periodi più o meno lunghi senza che si presentino, o, ancora, essere meno frequenti e manifestarsi per molti anni.

Durante gli attacchi di panico, le persone possono percepire e manifestare varie combinazioni di sintomi. Si può avere la sensazione di soffocare, di non riuscire a respirare, percepire formicolio nelle mani e nei piedi, avvertire palpitazioni, dolore al petto, tensioni muscolari, nausea, capogiri, sensazioni che il terreno si stia muovendo sotto i nostri piedi, paura di impazzire, di morire.


Il panico può essere paralizzante e portare rapidamente a uno stato di disperazione, fino a quando, di lì a poco, l’angoscia non diminuisce. L’intensità può oscillare da una lieve agitazione al terrore.
Spesso, i sintomi fisici di un attacco di panico fanno emergere nel soggetto la preoccupazione di aver contratto una grave malattia (cardiopatia, epilessia).

Attacchi di panico: prevalenza 

Le stime di prevalenza per il disturbo di panico (attacchi di panico ricorrenti) negli Stati Uniti e in alcuni paesi europei è di circa il 2-3% mentre per gli attacchi di panico (non “ricorrenti”) è dell’11,2%. Le donne sono colpite più frequentemente rispetto ai maschi. L’età media di insorgenza degli attacchi di panico è di 22-23 anni. L’esordio dopo i 45 anni è raro ma possibile. Se il disturbo non è curato, il decorso solitamente è cronico. Solo in rari casi avviene una remissione completa senza aver seguito una terapia o un’“autoterapia”.

Attacchi di panico: fattori di rischio

  • fattori genetici (vi è un maggior rischio di disturbo di panico tra i figli di genitori con disturbi d’ansia, disturbo depressivo e disturbo bipolare);
  • fattori ambientali: esperienze di abuso sessuale o psicofisico nell’infanzia, eventi stressanti nei mesi precedenti l’insorgenza del primo attacco (malattie, lutto, separazione, difficoltà personali, professionali, abuso di sostanze, ecc.);
  • caratteristiche della personalità: pessimismo, tendenza a esperire emozioni negative e a vedere il lato negativo delle cose.

Spesso gli attacchi di panico spingono la persona a modificare le proprie abitudini quotidiane, in modo da evitare tutte le situazioni potenzialmente ansiogene, e in tutto questo rimangono coinvolti anche i suoi familiari, che dovranno adattarsi ai suoi nuovi comportamenti o accompagnarlo ovunque per non lasciarlo in balia del suo disturbo.

Sebbene estremamente spiacevoli, gli attacchi di panico non sono pericolosi.

Roberto Gentile (contatti)

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