AgorafobiaIl termine agorafobia deriva dal greco e significa paura degli spazi aperti (agorà: piazza), anche se il disturbo comprende altre dimensioni, oltre quella dei luoghi aperti.
L’agorafobia si sviluppa di solito come conseguenza di attacchi di panico ripetuti, relativi ad alcune situazioni.

Il DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) classifica l’agorafobia tra i disturbi d’ansia e indica i seguenti criteri diagnostici:

A. Paura o ansia marcate relative a due (o più) delle seguenti cinque situazioni (reali o anticipate):

  1. Utilizzo dei trasporti pubblici (per es., automobili, bus, treni, navi, aerei).
  2. Trovarsi in spazi aperti (per es., parcheggi, mercati, ponti).
  3. Trovarsi in spazi chiusi (per es., negozi, teatri, cinema).
  4. Stare in fila oppure tra la folla.
  5. Essere fuori casa da soli.

B. L’individuo teme o evita queste situazioni a causa di pensieri legati al fatto che potrebbe accadere qualcosa di terribile, che potrebbe essere difficile fuggire oppure che potrebbe non essere disponibile soccorso nell’eventualità che si sviluppino sintomi simili al panico o altri sintomi invalidanti o imbarazzanti (per es., vomitare, e, negli anziani, paura di cadere, paura dell’incontinenza). I “sintomi di panico” si riferiscono a qualunque dei 13 sintomi elencati nei criteri per l’attacco di panico, come vertigini, palpitazioni, paura di morire, ecc.


C. La situazione agorafobica provoca quasi sempre paura o ansia.
La quantità di paura esperita può variare in base alla prossimità della situazione temuta e può verificarsi in previsione oppure durante la reale presenza della situazione agorafobica. La paura o l’ansia possono prendere la forma di un attacco di panico.

D. Le situazioni agorafobiche vengono attivamente evitate, o richiedono la presenza di un accompagnatore, o vengono sopportate con paura o ansia intense.
L’evitamento può essere di natura comportamentale (per esempio, modificare la routine quotidiana, scegliere un lavoro nelle vicinanze per non utilizzare i trasporti pubblici, fare la spesa online per evitare l’accesso in negozi e supermercati), o di natura cognitiva (spostare l’attenzione della mente su immagini o pensieri lontani dalla situazione agorafobica). A volte l’ansia è talmente intensa da costringere la persona in casa.

Un accompagnatore spesso può ridurre l’ansia e permettere alla persona di affrontare alcune situazioni temute.
Nei bambini la situazione più temuta è essere fuori casa da soli, per gli adulti stare all’interno di negozi, in fila e in spazi aperti, per gli anziani la paura di cadere. Le condotte di evitamento costituiscono l’elemento centrale di questo disturbo e le persone che soffrono di questo problema sono solite suddividere l’ambiente che frequentano in “zone sicure” e “zone minacciose”.

E. La paura o l’ansia sono sproporzionate rispetto al reale pericolo posto dalla situazione agorafobica e al contesto socioculturale.

F. La paura, l’ansia o l’evitamento sono persistenti, e durano tipicamente 6 mesi o più.

G. La paura, l’ansia o l’evitamento causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti.

L’agorafobia è diagnosticata indipendentemente dalla presenza di disturbo di panico. Se la presentazione di un individuo soddisfa i criteri per il disturbo di panico e per l’agorafobia, dovrebbero essere poste entrambe le diagnosi.

Nelle sue forme più gravi, l’agorafobia può rendere impossibile alle persone uscire di casa e renderle dipendenti dagli altri per ogni necessità. In questi casi, è facile accusare sintomi depressivi e commettere l’errore di ricorrere all’“automedicazione” attraverso l’abuso di alcool o farmaci sedativi.

L’agorafobia viene diagnosticata ogni anno in circa l’1,7% degli adolescenti e adulti, con una prevalenza delle femmine sui maschi di circa il doppio.

Agorafobia: fattori di rischio

  • fattori temperamentali: inibizioni comportamentali e sensibilità all’ansia (credere che i sintomi dell’ansia siano pericolosi)
  • fattori ambientali: eventi negativi durante l’infanzia (come anche un clima familiare freddo e privo di amore). Eventi stressanti (essere aggrediti, rapinati, ecc.).
  • fattori genetici e fisiologici: tra tutte le fobie, l’agorafobia è quella con la più forte associazione con il fattore genetico (l’ereditabilità è del 61%).

Agorafobia: trattamento 

Spesso chi soffre di agorafobia tende a non rivelarlo ad altri, perché lo ritiene umiliante o imbarazzante, e cerca di aiutarsi autonomamente attraverso l’uso di ansiolitici, che però non aiutano a risolvere il problema, anzi, lo aggravano, inducendo spesso una dipendenza.


Un’ottima soluzione all’agorafobia è una terapia cognitivo-comportamentale, dimostratasi una delle forme più efficaci di trattamento di questo disturbo e dei disturbi d’ansia in generale.
Si utilizzano diverse tecniche, da quelle cognitive, in cui vengono evidenziati i pensieri e le convinzioni disfunzionali e sostituiti da pensieri più razionali e adattivi, a quelle comportamentali, come l’”esposizione in vivo” (esposizione graduale alle situazioni temute per ottenere una progressiva riduzione dell’ansia), alle tecniche di rilassamento, ecc.

Roberto Gentile (contatti)

Agorafobia: letture consigliate

Alcuni libri che potete acquistare su Amazon:

1. Disturbo di panico e agorafobia. Manuale per chi soffre del disturbo – Chi soffre di disturbo di panico teme che un eccesso di panico lo porti al collasso fisico o mentale; ne è consapevole e di solito crede anche che il disturbo di cui soffre sia dovuto alla sua natura, personalità o temperamento. Il suo handicap è dato dall’evitamento: l’evitamento fobico, i rituali compulsivi, la paralisi delle emozioni, il rimuginare sulla possibilità di malattie fisiche, e dal tempo passato a preoccuparsi. Il manuale aiuta a orientarsi nella scelta della psicoterapia più idonea e guida i soggetti durante la terapia stessa, spiegando loro che cosa è necessario fare per combattere il disturbo.

2. L’arcobaleno. Un lungo viaggio attraverso l’agorafobia e gli attacchi di panico – Due articoli scientifici e una testimonianza di vita. Agorafobia e attacchi di panico, una malattia poco conosciuta. I sintomi, il disagio, le cure sbagliate e quella risolutiva, la terapia comportamentale nelle linee guida dell’approccio psicologico e farmacologico. Pierluigi per 40 anni, non esce di casa neppure per accompagnare le figlie a scuola, non fa un passo senza sua moglie e tuttavia dal suo ponte di comando in casa, porta al successo un’azienda e trova l’avanguardia medico-psicologica che gli restituirà una vita. Lo smarrimento, la frustrazione e gli autogol di un agorafobico in cerca di cura non gli impediranno di giungere alla guarigione.


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