Tumore ai polmoni: i tumori polmonari possono essere distinti in ” primitivi“, e cioè insorti direttamente nel polmone, e “secondari” cioè metastasi di neoplasie originate in altri organi.
I tumori primitivi possono essere benigni (5% dei casi) ma nella maggioranza dei casi sono maligni (95% dei casi).
Nel 1950, il tumore al polmone costituiva una patologia di scarso riscontro, ma nei decenni dal 1950 al 1980 il tasso di mortalità per tumore del polmone è salito del 225% nel sesso maschile e del 330% in quello femminile (a causa del fumo di sigarette).
Il tumore polmonare maligno viene distinto in due grandi categorie; le forme epiteliali, più frequenti (carcinomi) e le forme connettivali, più rare (sarcomi polmonari).
Le forme epiteliali si distinguono in “carcinomi a piccole cellule” e “carcinomi non a piccole cellule“. I primi si curano prevalentemente con le terapie non chirurgiche mediche (chemioterapia e radioterapia) mentre i secondi, se individuati in tempo si curano bene con la chirurgia.
Il tumore polmonare in realtà è un tumore “bronchiale” poiché origina all’interno dei bronchi (le vie aeree del polmone) e in prevalenza dall’epitelio dei grossi bronchi.
Carcinoma a piccole cellule
Rappresenta circa il 15-20% dei casi di carcinoma polmonare. Dal punto di vista biologico è un tumore molto aggressivo che provoca precocemente metastasi, tanto che spesso vengono diagnosticate prima del tumore primitivo. Le sedi più frequenti di disseminazione sono i linfonodi mediastinici, il fegato e il cervello.
Carcinoma non a piccole cellule
Le varianti più frequenti sono:
- Carcinoma a cellule squamose: rappresenta circa il 30% dei casi di carcinoma polmonare ed è un tipo di tumore a relativa lenta crescita. Si è visto, infatti, che sono necessari 3-4 anni per passare dal carcinoma in situ (fase iniziale in cui il tumore non è ancora diagnosticabile) al tumore clinicamente evidente.
- Adenocarcinoma: rappresenta circa il 40% dei casi di carcinoma polmonare. Generalmente è un tumore che si localizza alla periferia del polmone e che prende origine dall’epitelio di superficie dei piccoli bronchi o dalle ghiandole della mucosa bronchiale. L’andamento di questo istotipo è più severo rispetto a quello del carcinoma a cellule squamose, tranne che per le forme di piccole dimensioni che vengono diagnosticate precocemente.
- Carcinoma a grandi cellule: rappresenta il 10-15% dei casi di carcinoma polmonare. La prognosi è molto simile a quella dell’adenocarcinoma.
Tumore ai polmoni: incidenza
Il tumore ai polmoni è la neoplasia con il maggior tasso di incidenza e di mortalità nel mondo (1,35 milioni di nuovi casi all’anno e 1,18 milioni di morti), con la massima frequenza negli Stati Uniti d’America e in Europa. Negli Stati Uniti, nel 2006, il carcinoma del polmone è stato diagnosticato in circa 60 persone ogni 100 000 abitanti; nello stesso periodo sono morte per questa neoplasia circa 52 persone ogni 100 000 abitanti.
Vengono colpiti prevalentemente soggetti di età superiore a 50 anni che abbiano fatto uso di tabacco.
Il tasso di sopravvivenza dipende dalla condizione fisica della persona e dal trattamento che sta effettuando.
Nella maggior parte dei casi, il terzo stadio del tumore al polmone conduce alla fase 4 che è mortale.
L’aspettativa di vita è in media di 5 anni.
La diagnosi tardiva è uno fattori principali che determina il basso tasso di sopravvivenza nelle persone colpite dal tumore al polmone.
Tumore ai polmoni: fattori di rischio
Il tumore ai polmoni è la forma di cancro in cui il fumo di sigaretta rappresenta il più importante fattore di rischio. La probabilità di sviluppare la malattia è più alta di 14 volte nei tabagisti rispetto ai non fumatori. Aumenta fino a 20 volte in chi consuma oltre 20 sigarette al giorno.
In Italia i prodotti a base di tabacco sono responsabili di oltre 9 decessi su 10 per cancro al polmone. Il fumo passivo è associato a un aumento del rischio di sviluppare questa neoplasia di circa il 30%.
Gli altri fattori di rischio sono:
- inquinamento atmosferico (nel 2013 l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro – IARC – ha classificato l’inquinamento atmosferico e le polveri sottili fra i carcinogeni umani di tipo 1);
- esposizione all’amianto in fibre (causa soprattutto il mesotelioma, ma accresce anche il pericolo di insorgenza del carcinoma polmonare);
- esposizioni ad alcune sostanze chimiche e minerali (tra cui radon, asbesto, cromo, cadmio e arsenico);
- età (passando dalla fascia d’età di 35 a quella di 75 anni, l’incidenza cresce di 20 volte per le donne e di 100 per gli uomini);
- predisposizione personale. Il ruolo della predisposizione genetica è stato al centro di molti studi negli ultimi anni. In ogni caso rimane preponderante il ruolo del fumo di sigaretta.
Tumore ai polmoni: diagnosi
A causa della presenza di sintomi non specifici, la diagnosi delle neoplasie polmonari è spesso tardiva. Ad esempio la tosse, la raucedine o la mancanza di fiato sono sintomi comuni nel fumatore e, proprio per questo, vengono spesso trascurati. Quando una persona presenta segni e/o sintomi che facciano sospettare la presenza di un tumore del polmone (tosse secca o con catarro, piccole perdite di sangue con i colpi di tosse, difficoltà respiratorie, dolore al torace, perdita di peso non giustificata da dieta o stress), è fondamentale fare riferimento al medico di base o a uno specialista.
- La radiografia del torace rappresenta di solito il primo esame effettuato, che però non consente di giungere ad una diagnosi di natura e non è comunque un’indagine precisa.
- Sicuramente più accurata è la TAC (Tomografia Assiale Computerizzata) che permette di localizzare la malattia, i suoi rapporti con altri organi, oltre che di definire lo stadio del tumore quando venga estesa oltre che al torace, anche al cranio e all’addome.
- La PET (Positron Emission Tomography) può essere utile in alcuni casi, dopo l’esecuzione della TAC o come esame di controllo nel tempo e consente, tra l’altro, anche di valutare l’apparato scheletrico e il suo eventuale coinvolgimento nella malattia.
Fare diagnosi significa identificare la presenza delle cellule maligne e questo obiettivo può essere raggiunto con esami più o meno invasivi, che verranno valutati dal medico di riferimento sulla base delle caratteristiche del paziente e della malattia.
La diagnosi può essere raggiunta attraverso l’esame dell’escreato, l’esame fibrobroncoscopico, l’esame del liquido pleurico (qualora presente), la biopsia polmonare TAC o Eco-guidata oppure (qualora questi primi accertamenti non consentano di conseguire la diagnosi) la mediastinoscopia o toracoscopia esplorativa.
Tumore ai polmoni: sintomi e segnali
Nello stadio precoce il carcinoma bronchiale spesso non dà sintomi. Numerosi tumori vengono quindi individuati in uno stadio avanzato, quando hanno già formato metastasi e non possono più essere guariti. I seguenti disturbi potrebbero segnalare la presenza di un cancro polmonare:
- tosse ostinata che persiste per più di quattro settimane
- tosse cronica («tosse del fumatore») che cambia improvvisamente
- tosse con espettorato sanguinolento
- difficoltà respiratorie
- malattie da raffreddamento che malgrado le cure non accennano a guarire
- dolori nella zona del torace
- perdita involontaria di peso, stanchezza persistente, mancanza d’appetito
Il tumore inoltre può diffondersi per contiguità alle strutture vicine (la pleura che riveste i polmoni, la parete toracica e il diaframma sono alcuni esempi), per via linfatica ai linfonodi o attraverso il flusso sanguigno dando anche metastasi a distanza. Quasi tutti gli organi possono essere colpiti – fegato, cervello, surreni, ossa, reni, pancreas, milza e cute – dando origine a sintomi specifici come dolore alle ossa, ittero, cambiamenti neurologici come mal di testa o vertigini, noduli visibili a livello cutaneo.
Tumore ai polmoni: stadiazione
In base all’estensione documentata dagli accertamenti, la malattia viene classificata in Stadi:
- Stadio I: tumore limitato al polmone senza interessamento linfonodale
- Stadio II: tumore polmonare con interessamento linfonodale dell’ilo polmonare
- Stadio III: A) tumore con estensione alla parete toracica o con interessamento dei linfonodi del mediastino omolaterale; B) tumore con estensione ai vasi e agli organi intratoracici o con interessamento dei linfonodi del mediastino controlaterale.
- Stadio IV: tumore polmonare con metastasi a distanza
Tumore ai polmoni: trattamento
Di seguito le informazioni rilasciate dall’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC) sulle terapie più utilizzate.
L’approccio terapeutico cambia notevolmente a seconda delle condizioni del paziente, ma soprattutto del tipo di tumore che ci si trova di fronte: a piccole cellule oppure non a piccole cellule.
Tumore a piccole cellule
Il trattamento più utilizzato per questo tipo di tumore del polmone è la chemioterapia, una scelta legata al fatto che la malattia in genere risponde bene ai farmaci oggi disponibili e che spesso al momento della diagnosi sono già presenti metastasi in organi diversi dal polmone e di conseguenza la chirurgia non può essere considerata un approccio efficace.
I farmaci più utilizzati sono i derivati del platino (cisplatino, carboplatino eccetera), ciclofosfammide, dexorubicina, gemcitabina e altri ancora. Per questo tipo di tumore si utilizza anche la radioterapia in associazione alla chemioterapia oppure dopo la chemio per eliminare eventuali cellule tumorali residue. Viene spesso utilizzata a livello del cervello per ridurre il rischio di metastasi in questo organo (molto comuni) o a scopo palliativo, cioè per ridurre i sintomi nei casi più avanzati.
La chirurgia, cioè l’eliminazione del tumore mediante l’asportazione dell’area del polmone coinvolta, del tutto o in parte (lobectomia), è indicata solamente in casi selezionati e si effettua molto raramente.
Le terapie biologiche, basate su farmaci che hanno un preciso bersaglio molecolare, sono ancora in fase di studio per il trattamento di questo tipo di tumore del polmone, così come terapie immunologiche già in uso per altre neoplasie.
Tumore non a piccole cellule
Nel tumore non a piccole cellule l’intervento chirurgico rappresenta la terapia di scelta, a meno che non siano già presenti metastasi a distanza. Dal momento che con la chirurgia vengono asportate porzioni di polmone, è importante valutare prima dell’intervento le capacità respiratorie del paziente, per essere sicuri che non ci saranno in seguito problemi respiratori.
La radioterapia è utilizzata da sola o in combinazione con la chemioterapia nei casi in cui non è possibile procedere con la chirurgia, a causa delle caratteristiche del tumore o dello stato di salute del paziente. In alcuni casi si utilizza la radioterapia interna o brachiterapia: piccole strutture che rilasciano la radiazione direttamente nel tumore dove vengono posizionate.
Anche la chemioterapia – che si basa sull’uso combinato di diversi farmaci come, per esempio carboplatino, taxani, gemcitabina, etoposide, irinotecan eccetera – ha un ruolo nel trattamento di questo tipo di tumore polmonare soprattutto nei casi di malattia avanzata. Radioterapia e chemioterapia possono essere utilizzate prima dell’intervento chirurgico (terapia neoadiuvante) per ridurre le dimensioni del tumore o dopo l’intervento (terapia adiuvante) per eliminare le eventuali cellule tumorali rimaste.
Per quanto riguarda i farmaci biologici, sono stati ottenuti buoni risultati in particolare con farmaci diretti contro EGFR (un fattore di crescita cellulare coinvolto nella proliferazione tumorale) e contro il gene ALK (un recettore di membrana che produce uno stimolo di crescita per le cellule) oppure con farmaci che bloccano l’angiogenesi, cioè la formazione di nuovi vasi sanguigni. Tra le molecole utilizzate ricordiamo, tra gli altri, cetuximab, erlotinib e getfitinib (anti-EGFR), crizotinib (anti-ALK), bevacizumab (anti-angiogenico).
Infine, in casi specifici, è possibile fare ricorso a trattamenti locali come l’ablazione con radiofrequenza (per distruggere il tumore con il calore), la terapia fotodinamica (si inietta un farmaco che viene poi attivato grazie alla luce di un broncoscopio e distrugge le cellule tumorali) e la terapia laser.
Tumore ai polmoni: prevenzione
Per definizione, le misure preventive hanno come scopo l’eliminazione dei fattori eziologici e dei fattori di rischio. In questa ottica, la misura preventiva più efficace per ridurre l’incidenza di carcinoma del polmone è ridurre al minimo l’esposizione al fumo di sigaretta, sia esso attivo o passivo. In seguito alle evidenze mostrate dagli studi citati in precedenza, risulta essere molto importante prevenire l’esposizione al fumo soprattutto nei soggetti giovani.
Per limitare l’esposizione al radon è possibile effettuare un controllo della quantità di questo gas nella propria abitazione tramite la sede ARPA (Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale) più vicina.
Nel caso dei non fumatori è quasi impossibile riuscire a evitare del tutto il fumo passivo, ma è buona norma far rispettare in ogni occasione i divieti imposti nei luoghi pubblici e di lavoro, in particolare in presenza di bambini.
Per quanto riguarda i fattori di rischio legati alla professione, è importante utilizzare sempre sul luogo di lavoro tutte le misure di prevenzione per poter ridurre al minimo i rischi e lavorare in sicurezza.
Ma anche nella vita di tutti i giorni è possibile compiere azioni che aiutano a prevenire il tumore ai polmoni, facendo regolare esercizio fisico e portando in tavola tanta frutta e tanta verdura ricche di vitamine ed elementi che possono aiutare i polmoni a mantenersi sani.
Screening
Nonostante le ricerche in questo settore siano numerose, non vi è ancora accordo tra gli esperti sull’opportunità di sottoporre a screening (cioè a esami periodici) persone che sono a rischio elevato perché fumatrici o ex fumatrici: la ragione è che non sempre gli screening a oggi disponibili sono efficaci, individuano il tumore precocemente e consentono di effettuare terapie che aumentano effettivamente la durata di vita della persona.
Tra gli studi ancora in corso, ce ne sono alcuni che mirano a dimostrare l’utilità di sottoporre i fumatori ultra cinquantenni a esami annuali come la TC spirale o l’esame citologico dello sputo.
Sempre grazie alle continue ricerche, sono stati identificati anche alcuni marcatori nel sangue (tra cui alcuni ormoni) che consentono di valutare l’evoluzione della malattia e più recentemente alcuni microRNA – piccoli frammenti di materiale genetico – che possono aiutare a determinare il rischio di sviluppare la malattia o la presenza di malattia prima ancora che ci siano noduli visibili e anche quanto aggressivo sarà il tumore.
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