La depressione post partum, per poter essere diagnosticata, deve soddisfare i criteri per un episodio depressivo maggiore, ma a differenza di quest’ultimo sembrerebbe essere caratterizzata soprattutto da sintomi quali l’agitazione, l’irrequietezza e problemi di concentrazione, piuttosto che dalla tristezza intensa e dalle tendenze suicidarie.
Non si deve confondere con quello stato di malinconia che Winnicott ha denominato “baby blues”, che colpisce oltre il 70% delle madri nei giorni successivi al parto. In questo caso, si tratta di una reazione piuttosto comune, in cui si manifestano sintomi leggeri di depressione (irritabilità, agitazione, leggere crisi di pianto), destinata a scomparire nel giro di pochi giorni.
Secondo il DSM-5, il 50% degli episodi depressivi maggiori nel “post partum” inizia prima del parto. Pertanto, questi episodi sono definiti collettivamente come episodi peripartum. Le donne con episodi depressivi maggiori nel post partum spesso presentano anche grave ansia e attacchi di panico. Studi prospettici hanno dimostrato che i sintomi dell’umore e d’ansia durante la gravidanza, così come il “baby blues”, aumentano il rischio per un episodio depressivo maggiore post partum.
Si stima che questa sindrome colpisca una percentuale compresa tra il 15% e il 20% delle donne, fino ad arrivare al 40% in caso di parto pretermine.
Cause della depressione post partum
Alle cause di questa sindrome compartecipano fattori biologici, genetici, psicologici e sociali.
- Fattori ormonali: è probabile che la significativa caduta del livello nel sangue di estrogeni e progesterone, a causa dell’eliminazione della placenta, possa generare manifestazioni psichiche e comportamentali tipiche del maternity blues o della depressione post partum. Altri studi, invece, non hanno riscontrato relazioni significative tra livelli ormonali e insorgenza della sindrome.
Anche le variazioni nei livelli di ormoni tiroidei, che possono verificarsi durante la gravidanza o dopo il parto possono avere ripercussioni sulla sfera psichica della mamma. La presenza di anticorpi antitiroide nel sangue della donna dopo il parto, anche quando i livelli di ormoni tiroidei sono nella norma, sembra possa aumentare la possibilità dell’insorgere di un disturbo dell’umore, in presenza di altri fattori di rischio psicologici e sociali.
- Fattori psicologici e sociali: diverse condizioni psicologiche e situazionali possono favorire l’insorgenza della DPP: precedenti episodi depressivi, giovane età, inesperienza, disturbo disforico premestruale, conflittualità coniugali, difficoltà economiche, scarso sostegno sociale, parto pretermine, accadimenti sfavorevoli.
- Alcuni aspetti della personalità assumono il ruolo di fattori di rischio per lo sviluppo della DPP: una personalità caratterizzata da bassa autostima, tendente al perfezionismo o all’ansietà, un’elevata introversione, dipendenza dagli altri, stile di attaccamento insicuro o disorganizzato, timore per le imminenti responsabilità, il proprio aspetto fisico, ecc.
Sintomi della depressione post partum
Alle mamme che soffrono di questa sindrome capita di: piangere facilmente, sentirsi in colpa, sentirsi travolte da preoccupazioni e ansia per il proprio bambino, se stesse, la propria famiglia, soffrire di insonnia o inappetenza, mangiare eccessivamente, perdere il desiderio sessuale, discutere con il partner, provare sintomi fisici di ansia (nodo alla gola, palpitazioni, respiro corto), sentirsi affaticate, indolenti, disperate, confuse, non provare interesse per il bambino o sentirlo come un peso, avere paura di far del male al bambino o a se stesse, cambiare umore improvvisamente, sentirsi inadeguate nella cura del piccolo, non riuscire a concentrarsi nelle cose quotidiane.
Psicosi post partum
Gli episodi di alterazione dell’umore post partum con caratteristiche psicotiche sembrano verificarsi circa una volta ogni mille casi e possono essere più comuni nelle donne primipare. Il rischio risulta più elevato per donne con precedenti episodi di alterazione dell’umore post parto, ma è considerevole anche per le donne con una precedente storia di disturbo depressivo o di disturbo bipolare (soprattutto bipolare I) e quelle con una storia familiare di disturbi bipolari.
La psicosi post partum è la forma più grave di depressione e richiede misure tempestive.
I sintomi comprendono: stati di agitazione, confusione, insonnia, paranoia, allucinazioni, disagio sociale, tendenze suicide o omicide nei confronti del bambino.
Nella depressione senza caratteristiche psicotiche la donna è consapevole del suo malessere ed è in grado di chiedere aiuto e di collaborare al trattamento. In presenza di psicosi, invece, la mancanza di lucidità aumenta il rischio di azioni impulsive e pericolose. La mamma è confusa, non è in grado di chiedere aiuto o di collaborare, si trova come in un incubo dal quale vuole uscire ma senza sapere come. Sono i suoi familiari che devono attivarsi, trovare un terapeuta e prendersi cura di lei e del bambino.
In questi casi, è fondamentale per i familiari stare molto vicini alla donna e al bambino e assumere un atteggiamento improntato alla fermezza (come una madre con un bambino che ama) e alla sincerità, per diminuire le insicurezze e la diffidenza della donna.
Prevenire la depressione post partum
Alcuni accorgimenti, soprattutto psicologici, possono aiutare ad attenuare le manifestazioni del maternity blues o della DPP.
Può essere utile: seguire una dieta equilibrata e sana, evitare l’assunzione di caffeina e alcool, dormire nelle stesse ore in cui dorme il neonato, limitare le visite e lo stress nei giorni del rientro a casa, chiedere aiuto quando se ne sente il bisogno, non perdere i contatti con amici e parenti, appoggiarsi al proprio partner, comprendere che si sta attraversando una naturale situazione di maggiore difficoltà da cui si uscirà nell’arco di pochi giorni.
Il partner e i familiari possono contribuire efficacemente offrendo aiuto nei lavori domestici, nell’alleviare ogni altro impegno della neo mamma e nell’offrire la propria disponibilità e sostegno qualora questo venga richiesto (evitando di essere “invadenti”).
Lasciare un po’ il bambino a una persona di cui ci si fida potrebbe essere utile per ricaricarsi e recuperare energie per il bene della mamma e del bambino.
Inoltre, sono consigliati: incontri psicoeducativi precedenti al parto e affiancamento e supporto nelle cure al neonato dopo il parto alle mamme che ne facciano richiesta al Servizio Sanitario Nazionale.
Spesso la depressione post parto non viene riconosciuta in tempo, e le donne tendono a nascondere i sintomi di malessere. Sarebbe essenziale, per ridurre la propria sofferenza e le conseguenze che questa può avere sul bambino, rivolgersi tempestivamente a un professionista del settore (ostetrica, ginecologo, infermiere, medico di base, ecc.) che potrà indirizzare la donna a uno psicoterapeuta specializzato nella cura di questa sindrome.
Se si hanno delle amiche che stanno vivendo gravidanza e maternità sarebbe utile chiamarle e incontrarle. Condividendo sensazioni e ansie con loro si potranno superare gli ostacoli con più forza d’animo e serenità. E’ utile anche confrontarsi sui forum con altre mamme in maternità.
E’ importante non troncare radicalmente con tutte le vecchie attività: riprendere i propri hobby e le proprie passioni e non farsi risucchiare totalmente dal nuovo ruolo di mamma; non trascurare il rapporto di coppia, ritagliandosi uno spazio per occuparsi di altro ed evitare che il bambino diventi l’unico argomento di conversazione.
Depressione post partum: trattamento
Rivolgersi a uno specialista se i sintomi sono di entità maggiore di quelli di un semplice “baby blues”, che si risolveranno in pochi giorni in modo naturale.
L’eventuale lavoro psicoterapeutico sarà utile anche a riattivare la componente genitoriale della madre, che nei casi di DPP può non emergere pienamente. Una madre che incorre in questa sindrome può regredire perché non ce la fa ad affrontare la nuova e complessa situazione che la nascita del bambino ha fatto sorgere.
Mettere da parte le altre eventuali questioni irrisolte: il primo problema è pensare a sé, al bambino, e a curarsi, del resto ci si occuperà dopo, anche delle eventuali crisi coniugali o familiari.
Per altri suggerimenti utili leggere l’articolo come uscire dalla depressione.
Roberto Gentile (contatti)
Depressione: letture consigliate
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1. Ce la faccio da sola. Curare la depressione senza farmaci – Kelly Brogan, specialista in psichiatria e medicina psicosomatica, rovescia le idee convenzionali sulle cause e la cura della depressione. Il concetto chiave del suo libro è tanto semplice quanto rivoluzionario: la depressione non è una malattia, e non va curata con i farmaci; è invece al contempo un sintomo e un’opportunità, che ci invita a indagare a fondo su cosa non funziona nelle nostre abitudini di vita, per modificarle e puntare a un benessere ottimale.
2. Come uscire dalla depressione. I consigli pratici per vincerla senza psicofarmaci – Nella visione psicosomatica la depressione è un “blocco” che segnala il bisogno di cambiare per arrivare al benessere e alla felicità. Ognuno possiede la chiave per guarire: per star meglio bisogna modificare il modo di vedere le cose e prenderci cura di noi stessi.
3. Il pianto della mamma. Vincere la depressione post partum – Per capire le ragioni dello sconforto che può cogliere le neomamme. Un libro che dà voce ai timori, spesso ‘inconfessabili’, di tante madri. Le storie di alcune donne nella relazione iniziale con i loro bebè.
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