Il DSM 5 denomina la depressione cronica “disturbo depressivo persistente” (distimia).
I criteri diagnostici proposti sono:
A. Umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi tutti i giorni, come riferito dall’individuo o osservato da altri, per almeno 2 anni.
Nota: nei bambini e negli adolescenti, l’umore può essere irritabile e la durata deve essere di almeno 1 anno.
B. Presenza, quando depresso, di due (o più) dei seguenti sintomi:
- Scarso appetito o iperfagia.
- Insonnia o ipersonnia.
- Scarsa energia o astenia.
- Bassa autostima.
- Difficoltà di concentrazione o nel prendere decisioni.
- Sentimenti di disperazione.
C. Durante i 2 anni di malattia (1 anno nei bambini o negli adolescenti), l’individuo non è mai stato privo dei sintomi di cui ai Criteri A e B per più di 2 mesi alla volta.
D. I criteri per un disturbo depressivo maggiore possono essere continuamente presenti per 2 anni.
E. Non è mai stato presente un episodio maniacale o ipomaniacale (in questi casi, potrebbero essere soddisfatte le diagnosi di disturbo bipolare I o II), né sono mai stati soddisfatti i criteri per il disturbo ciclotimico.
I sintomi causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti.
Depressione cronica: trattamento
Sviluppata nei primi anni del terzo millennio, la Mindfulness Based Cognitive Therapy (MBCT, Segal, Williams e Teasdale) è un trattamento di elezione per la prevenzione delle ricadute nella Depressione Maggiore, indicato soprattutto per i casi di Depressione cronica (3 o più episodi nel corso della vita).
Il protocollo MBCT si propone di aiutare i pazienti a evitare il ripresentarsi di modalità di pensiero negative e fonte di sofferenze personali. Le persone con depressione tendono infatti, ciclicamente o a seguito di eventi di vita fonte di stress, ad attivare una modalità di pensiero passivo e ricorsivo da alcuni autori chiamato “ruminazione depressiva”, e spesso incentrato sui sintomi della depressione (“perché mi sento così giù?”), sulle possibili cause (“come sono arrivato a ridurmi così?”), significati (“sono un inetto, un fallito, un debole”) e conseguenze (“finirò isolato e sconfitto. Non ha senso vivere”) della depressione.
La ruminazione depressiva, ancorché fonte di sofferenza ulteriore per il paziente, si mantiene e, anzi, si autoalimenta pervicacemente a causa di diversi fattori interagenti. Innanzitutto, l’abitudine: la ruminazione è una vera e propria routine cognitiva che nel corso della vita è andata automatizzandosi; la tendenza, propria della maggior parte delle persone, a vivere con il “pilota automatico”, anziché con consapevolezza, rende stabile tale modalità (“non riesco a fare altrimenti”).
Vi è poi da considerare un fattore particolarmente insidioso: il desiderio dominante di liberarsi dell’umore negativo e un forte attaccamento all’obiettivo di sentirsi felice. Entrambe queste motivazioni sembrano a prima vista legittime, ma l’intolleranza agli stati negativi conduce il paziente ad attivare meccanismi ruminativi con lo scopo impellente di uscire dalla depressione, conseguendo il risultato opposto: il perdurare e l’acuirsi della sofferenza.
Infine, va considerata la tendenza dei depressi a monitorare costantemente il proprio stato attuale (sintomi fisici, livello di energia, qualità della vita lavorativa e sociale) confrontandolo con quello desiderato (“come sono caduto in basso”. Non ce la farò mai a sollevarmi e a tornare come prima”).
L’obiettivo del MBCT è di aiutare i pazienti a non rimanere intrappolati in queste routine cognitive autoperpetuantesi. Per ottenere ciò, si invitano i pazienti ad impegnarsi nel coltivare la consapevolezza momento per momento (al posto del “pilota automatico” e del “chiacchiericcio mentale”) e l’accettazione benevola e autoindulgente di ciò che sta avvenendo in loro (piuttosto che il desiderio disperante e controproducente di liberarsi velocemente del dolore e il giudizio sferzante sulla propria incapacità di riuscirci).
Attraverso la pratica costante dell’attenzione consapevole (mindfulness), i pazienti riescono a interrompere quei processi cognitivi e analitici che perpetuano gli stati depressivi.
Nel programma MBCT, i partecipanti effettuano un training di mindfulness attraverso una pratica regolare di meditazione formale e di meditazione non strutturata, esercitata in diversi momenti della quotidianità.
Durante gli incontri settimanali il focus è il più possibile esperienziale piuttosto che didattico, a parte alcuni elementi di psico-educazione relativi ai sintomi depressivi e ai meccanismi di vulnerabilità che portano alla ricaduta. La maggior parte del tempo durante gli incontri è utilizzato per la pratica della mindfulness e per la successiva analisi, basata soprattutto sulle riflessioni relative alla pratica in seduta, ma anche sulle difficoltà che i partecipanti possono aver incontrato nella propria pratica meditativa durante la settimana trascorsa.
Naturalmente, la depressione cronica può essere affrontata e superata con successo anche attraverso altri approcci terapeutici.
Roberto Gentile (contatti)
Depressione: letture consigliate
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3. Come uscire dalla depressione. I consigli pratici per vincerla senza psicofarmaci – Nella visione psicosomatica la depressione è un “blocco” che segnala il bisogno di cambiare per arrivare al benessere e alla felicità. Ognuno possiede la chiave per guarire: per star meglio bisogna modificare il modo di vedere le cose e prenderci cura di noi stessi.
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