Tumore alla gola non operabile: negli anni passati il tumore operabile testa collo era trattato con la sola chirurgia e il tumore non operabile con la sola radioterapia.
Oggi, si ricorre a una singola modalità di terapia, chirurgica o radioterapica, solo per le neoplasie diagnosticate nella fase iniziale. I carcinomi in fase avanzata (non operabili) vengono trattati in modo “multimodale”, attraverso la combinazione di chirurgia, chemioterapia e radioterapia. Le opzioni terapeutiche vengono stabilite in base a diversi fattori: lo stadio del tumore, le condizioni generali di salute del paziente e la sua prognosi. La terapia viene personalizzata sulla base delle caratteristiche del soggetto affetto dalla patologia.
Tumore alla gola non operabile: chirurgia
Alla chirurgia si ricorre soltanto quando si è certi che la massa tumorale può essere rimossa completamente, sia a livello della lesione originaria (T) che dei linfonodi del collo (N). Il vantaggio di questo tipo di intervento è quello della durata limitata e di evitare al soggetto gli effetti deleteri della chemioterapia e della radioterapia.
Il trattamento radioterapico e chemioterapico, d’altro canto, anche se gravato da una maggiore durata e da effetti collaterali che si prolungano nei mesi, permette di preservare tutte le strutture anatomiche, mantenendo integra la funzione dell’organo.
Tumore alla gola non operabile: lapatinib
Se il tumore si trova in una fase avanzata e quindi non può essere operato, si propongono una delle tre seguenti opzioni terapeutiche: radioterapia da sola, radioterapia in combinazione con anticorpi monoclonali o radioterapia in combinazione con la chemioterapia.
Alcuni farmaci che sono in fase di sperimentazione ma che sembrano offrire ottime prospettive per la cura di questa patologia sono il lapatinib e l’erlotinib, appartenenti alla famiglia dei farmaci anti-EGFR, sotto-categoria degli inibitori della tirosin chinasi. I due farmaci, somministrati in monoterapia, hanno fornito risposte cliniche importanti.
Per cetuximab i risultati sono già disponibili: in associazione con la radioterapia ha mostrato risultati significativi rispetto alla prognosi nei pazienti con carcinoma avanzato, incrementando la sopravvivenza media fino a quasi due anni, rispetto alla sola radioterapia.
La tossicità di questi farmaci è piuttosto contenuta, sono quindi ben tollerati dall’organismo del paziente.
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