Linfoma mantellare aspettative di vita: il linfoma mantellare ha origine nel sistema linfatico, in particolare nelle ghiandole linfatiche diffuse in tutto il corpo. E’ un raro (3-5%) linfoma non Hodgkin delle cellule di tipo B (globuli bianchi). E’ chiamato “mantellare” perché ha origine in un’area del linfonodo detta appunto “mantellare”.
E’ più frequente negli uomini rispetto alle donne e generalmente viene diagnosticato intorno ai 65 anni di età.
Linfoma mantellare aspettative di vita
Recenti studi clinici hanno condotto a una migliore comprensione della biologia di questo carcinoma e delle terapie più adeguate a contenerlo, e tutto fa sperare che si sia ormai vicini a una cura definitiva.
Attualmente, i nuovi trattamenti garantiscono una sopravvivenza media superiore ai 10 anni.
Linfoma mantellare aspettative di vita: nuove terapie
Di recente, le agenzie hanno approvato l’utilizzo di nuovi farmaci mirati efficaci: l’immunomodulatore lenalidomide, l’inibitore del proteasoma bortezomib, l’inibitore della tirosin chinasi di Bruton (BTK) ibrutinib.
La scelta della terapia da adottare deve tenere conto di fattori quali l’età del soggetto e la compresenza di altre malattie.
Per persone che non hanno superato i 65 anni e che non presentano altre patologie importanti, il trattamento più efficace si è dimostrato quello che prevede in combinazione l’utilizzo di citarabina ad alto dosaggio (HDAC), chemioterapia ad alte dosi e trapianto autologo di cellule staminali.
Un altro approccio efficace, che evita il trapianto per i soggetti giovani e in un buono stato di salute, è quello costituito da vincristina, doxorubicina, ciclofosfamide e desametasone, alternati con dosi elevate di metotressato e citarabina con rituximab.
Grazie a questi 2 trattamenti intensivi la sopravvivenza media è salita a dieci anni.
Nei linfomi mantellari è fondamentale intervenire efficacemente in prima linea, perché il carcinoma in esame è più vulnerabile agli attacchi che avvengono a questo livello (garantiscono una remissione a lungo termine più probabile). Le terapie di salvataggio, al contrario, faranno ricadere il paziente giovane nella malattia, entrando in un loop di trattamenti continui che lo porterà al decesso prima dei 10 anni previsti mediamente utilizzando le terapie citate.
Nei soggetti più anziani, i vantaggi non sono così marcati.
Progressi nella cura dei soggetti con linfoma mantellare recidivato/refrattario sono stati compiuti con l’approvazione di bortezomib, lenalidomide e ibrutinib. Strategie terapeutiche di prima linea dovrebbero migliorare ancora le probabilità di sopravvivenza.
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