La colpa non esisteUn uomo non è responsabile delle proprie azioni, neanche delle più aberranti, perché le sue scelte sono soltanto il prodotto automatico della somma di tutte le esperienze che hanno caratterizzato la sua vita e di ciò che è scritto sul suo DNA. Chiunque al suo posto avrebbe compiuto esattamente le stesse azioni. Quindi provare rabbia e risentimento verso alcune persone violente, aggressive, egoiste, non ha senso. Sarebbe come arrabbiarsi con un meteorite perché le coordinate del luogo d’impatto sul nostro pianeta coincidono perfettamente con il posto dove abbiamo parcheggiato la macchina. A questi individui mal riusciti va impedito di nuocere agli altri, preventivamente se possibile, ma si tratta semplicemente di macchine difettose, che non hanno alcuna responsabilità per le loro azioni (come ogni altro organismo corpo-mente). Sprechiamo gran parte della nostra vita ad arrabbiarci con dei “meteoriti”…

Per lo stesso motivo, anche i sensi di colpa non hanno senso… In qualsiasi circostanza del nostro passato non potevamo far altro che quello che “ci è accaduto” di fare…

Proviamo, con un esempio, a chiarire meglio.

Se mettiamo in atto un comportamento ritenuto socialmente “sbagliato” o autodistruttivo si possono verificare 3 ipotesi.

  1. Quando abbiamo compiuto la scelta non sapevamo fosse sbagliata, la ritenevamo giusta socialmente. In questo caso, chiaramente, non c’è “colpa” (Corteggio la donna di un amico senza sapere che è la sua nuova ragazza).
  2. Sappiamo che la scelta è sbagliata ma un impulso “più forte di noi” ci spinge a compierla: non c’è colpa, perché il nostro sé è più debole di una certa intensa pulsione (ad esempio, per un tossicodipendente, assumere sostanze; sa che non dovrebbe farlo, ma non riesce a trattenersi…).
  3. Sappiamo che la scelta è sbagliata socialmente e non c’è un impulso “più forte di noi” che ci costringe a compierla. Potremmo astenerci, ma scegliamo di mettere in atto il comportamento riprovevole. In questa terza ipotesi dobbiamo fare alcune considerazioni.

Se compiamo una scelta nonostante sappiamo essere socialmente sbagliata, in qualche modo, la riteniamo “vantaggiosa” per noi. Facciamo un esempio concreto:

Situazione: Corteggiare la ragazza (per interessi puramente sessuali) di un amico (la coppia ha da tempo un rapporto felice e stabile). In “natura”, non c’è niente di male nel corteggiare una donna, ma la “regola sociale” (per il bene comune) vuole che in questo caso ci si astenga. Per molte persone questa regola è abbastanza semplice da rispettare, per altre no. Analizziamone i motivi.

Di solito, in queste circostanze, i vantaggi che derivano dal non agire i propri impulsi sono superiori agli svantaggi: per persone che hanno sviluppato normalmente senso morale, empatia, compassione, amorevolezza, rispetto delle regole di comunità, ecc. la scelta di astenersi dal corteggiare la ragazza di un amico potrebbe riflettere questi valori approssimativi espressi in termini numerici:

– corteggiare e conquistare la ragazza: valore +10
– generare sofferenza psicologica nell’amico: valore -8
– rischiare ritorsioni psicofisiche dall’amico: – 6
– fare del male alla ragazza, rischiando che il rapporto felice con il suo partner si interrompa: -6
– infrangere una valida regola di comunità: -4

Sommando algebricamente i valori, la somma che ne risulta è -14. In questo caso lo svantaggio viene percepito chiaramente e ci si astiene con facilità dal compiere l’atto, tenendo a bada i propri istinti.

Una persona che invece non ha sviluppato adeguatamente empatia, senso del dovere, comportamento etico, compassione, amorevolezza, perché magari ha dovuto fare i conti con genitori manchevoli sotto molti aspetti, è cresciuto in un ambiente difficile dove certi valori non sono considerati e coltivati, ha una particolare predisposizione neurobiologica, ecc. potrebbe ottenere un punteggio di questo tipo:

– corteggiare e conquistare la ragazza: valore +10
– generare sofferenza psicologica nell’amico: -2
– rischiare ritorsioni psicofisiche dall’amico: -2
– fare del male alla ragazza, rischiando che il rapporto felice con il suo partner si interrompa: -1
– infrangere una valida regola di comunità: +2

In questo caso, la somma risultante è +7 e il chiaro vantaggio percepito favorirebbe la scelta di mettere in atto il tentativo di seduzione, “amorale” per gran parte della società.

Anche in questo caso, dov’è la colpa? Ognuno di noi se fosse vissuto con genitori assenti e anaffettivi, in un ambiente esterno aggressivo e violento, con una dotazione genetica non favorevole, ecc., avrebbe compiuto una scelta simile, forgiato nella mente e nell’animo da esperienze di vita “infauste” e insegnamenti eticamente scorretti.

Tutto questo ragionamento dovrebbe portare a giustificare le persone che compiono atti incivili, illegali o violenti? Si.

Ma, naturalmente, pur comprendendo i motivi che le spingono a certe azioni, e quindi non attribuendo loro alcuna colpa, per il bene comune a queste persone va impedito, con le buone o con le cattive maniere, di compiere comportamenti lesivi per gli altri…

Un amore sbagliato


> R-Evolution
> 10 concetti fondamentali