Ciao Roberto,
ti voglio raccontare la mia esperienza vissuta ormai circa otto anni fa.
Gli affari in azienda non andavano come avrei voluto, le vendite stagnavano, la mia autostima era a terra e non mi sentivo più all’altezza dei miei compiti di venditore… Un giorno entrando in una cartolibreria per acquisti di cancelleria vengo attratto da una copertina gialla ben in evidenza: “Come Si Diventa Un Venditore Meraviglioso”.
D’impulso, acquisto il libro, intuendo che poteva rivelarsi un valido supporto alle mie esigenze di quel periodo.
Lo leggo e rileggo moltissime volte, sottolineando tutti i punti e i passaggi che ritenevo utili.
C’erano riferimenti a Gesù e Socrate… Mi sono accorto in seguito che non avevo scartato nulla di quello che insegnava…
Quella lettura mi ha trasformato, tanto da sentirmi un’altra persona, con una diversa consapevolezza, una diversa sensibilità… Avevo acquisito uno stato mentale di beatitudine, di amore verso tutte le cose, per le persone, per la vita. Percepivo un’energia mai conosciuta prima. Non ero mai stanco, dormivo sonni profondi e tranquilli, risvegliandomi in piena forma e mantenendo tutto il giorno questo stato dell’essere…
Questa nuova consapevolezza mi permetteva di comprendere profondamente le persone, di cogliere i significati più sottili… Avevo una fiducia illimitata in me stesso, tanto che avrei interagito in modo naturale e rilassato anche con il Papa o con il Presidente della Repubblica… Insomma vivevo una realtà paradisiaca, bella, travolgente, che mi spingeva a coinvolgere gli altri e a tentare di far scoprire loro quello che sentivo…
Ho trascorso circa due mesi in questo stato di coscienza e mi sembrava fossi ormai riuscito ad acquisirlo in modo stabile e definitivo…
Quasi di colpo però un giorno esso è svanito…
Ho potuto ancora per diversi mesi assaporarne il ricordo, ma seppur abbia fatto qualsiasi sforzo per riagganciare e rivivere questa esperienza, non ci sono più riuscito.
Voglio chiederti come interpretare quanto è accaduto, e perché tutto si è dissolto così improvvisamente…
Un saluto
Roberto
Per due mesi ti sei trovato nella “posizione interiore” in cui un “realizzato” permane per tutta la vita… Capita a molti di accedere, più o meno per caso, a questo stato dell’essere. Per un giorno, due giorni, una settimana, qualche mese. Ma poi, malauguratamente, tutto finisce…
Quello che hai sperimentato è un contatto pieno con il tuo vero Sé. È il nostro stato naturale, quello in cui rientriamo in assenza di tensioni, ansie, paure…
Da piccoli, ci troviamo sempre di fronte a due alternative: mantenere la nostra spontaneità, esprimere i nostri bisogni, pensieri ed emozioni con autenticità, rispondere in modo naturale e genuino agli stimoli esterni…, oppure essere accettati dall’ambiente?
E finiamo sempre per optare per questa seconda soluzione, valutandola come primaria e indispensabile per la sopravvivenza.
Da quel momento, iniziamo a perdere il contatto con il nostro vero Sé. I bisogni, i pensieri, i vissuti in contrasto con l’esigenza di essere accettato o considerato positivamente dagli adulti da cui dipendiamo vengono filtrati, e, a seconda dei casi, o non registrati dalla coscienza (rimossi), oppure distorti.
La conseguenza è che riusciamo a provare soltanto i sentimenti, i pensieri, le emozioni che sono in accordo con le aspettative e le richieste degli altri. Gradatamente sviluppiamo un sé “parallelo”, falso, e ci allontaniamo da noi stessi e dal nostro stato d’animo naturale di gioia, libertà, consapevolezza…
C’è un modo per accedere di nuovo a questo stato dell’essere e mantenerlo per sempre. È lo stesso che utilizziamo per raggiungere un qualsiasi altro obiettivo in qualsiasi altro campo… Il grado di felicità che possiamo ottenere e la sua durata nel tempo sono direttamente proporzionali all’impegno, alla determinazione, alla passione, all’energia che investiremo per raggiungere questo traguardo…
Se volessimo diventare grandi ballerini o grandi pianisti o tennisti, i nostri punti di riferimento sarebbero, ad esempio, Nureyev, Pollini, Federer. Ebbene, questi uomini hanno dedicato ogni momento della loro vita allo loro arte, l’hanno amata sopra ogni altra cosa, sono divenuti uno con essa, e con volontà incrollabile hanno inseguito la loro meta fino a raggiungerla.
Le stesse considerazioni valgono nel campo della felicità. Il punto di riferimento in questo caso dovranno essere, ad esempio, Buddha, Gesù, Osho, Socrate, Epitteto. Dovremo dedicarci completamente, come hanno fatto questi Maestri, alla ricerca della verità, lavorare incessantemente su noi stessi, affrontare ogni nostra paura con determinazione granitica per arrivare alla Comprensione, all’assenza di ogni paura, all’accettazione incondizionata della Realtà.
Se dedichiamo otto ore al giorno al lavoro in azienda potremo dimostrarci ottimi impiegati e dirigenti, e se dedichiamo tempo alla nostra famiglia e ai nostri hobbies potremo diventare ottimi genitori, ottimi mariti o invidiati esperti in materia di cucina o bricolage. Ma non ci verrebbe mai in mente di chiederci perché Conte non ci ha convocati in Nazionale, dal momento che una partitella scapoli- ammogliati settimanale è tutto il tempo che dedichiamo a questa attività. Sarebbe una domanda senza senso.
Eppure, una domanda ricorrente sul mio sito è “perché non sono felice visto che ho un buon lavoro e una bella famiglia…?”
E non ci si rende conto che anche in questo caso si tratta di una domanda assurda. Per essere felici occorre dedicare moltissimo tempo alla ricerca della felicità. Non alla ricerca del successo, ricchezza, potere, relazioni sentimentali, famiglia, figli ecc., ma alla felicità, che è tutta un’altra faccenda, non dipende da alcun fattore esterno…
Quindi, così come se non abbiamo tempo o voglia di studiare odontoiatria non ci aspetteremo di saper installare capsule e ponti, allo stesso modo, se non abbiamo tempo o voglia di lavorare incessantemente su noi stessi, affrontare ogni nostra paura, appassionarci alla “ricerca”, rischiando di perdere tutto per essa, non chiediamoci assurdamente perché non siamo felici.
Se i nostri interessi sono il lavoro, gli amici, le relazioni, la palestra, la famiglia, i figli, e dedichiamo pochissimo tempo al lavoro interiore, il grado e la quantità di felicità che otterremo saranno proporzionali alle esigue energie spese in questa direzione (con rare eccezioni per i “talenti naturali”).
Se il nostro interesse è la felicità, e quindi Verità, Amore, Comprensione, potremo anche esercitare una professione, stringere rapporti sentimentali o mettere su famiglia, ma dovremo utilizzare ogni momento della giornata (anche le ore di ufficio e quelle passate in famiglia) per lavorare su noi stessi e sulle nostre paure. E se talvolta ci troveremo a dover scegliere tra mantenere i rapporti che ostacolano la nostra ricerca e la ricerca stessa, la scelta, se è davvero la Verità che ci interessa, è obbligata…
Dunque, Roby, tu hai avuto la fortuna di provare per due mesi come ci si sente in quello stato dell’essere. Per avere la possibilità di ritrovarlo e mantenerlo a lungo deve diventare il tuo unico oggetto di interesse e obiettivo di ogni tuo sforzo e azione.
Del resto, la felicità non è l’obiettivo reale per chiunque di noi? E allora perché dare tanta importanza a questioni che con la felicità non hanno niente a che fare? Va bene lavorare per mantenersi, vivere storie d’amore anche appassionate e durature e frequentare amici per assaporare momenti piacevoli e divertenti, ma perché attribuire loro tanta importanza se non hanno niente a che fare con la felicità? Volgi lo sguardo al tuo interno e cerca incessantemente, senza mai fermarti… Il segreto e dentro di te…
ciao :- )
Roberto (contatti)
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