Libero!Ciao Roberto ti ho scritto 3 anni fa una lettera alla quale hai cortesemente risposto ma che non hai pubblicato.

Imbattermi nel tuo sito è stata una vera svolta nella mia vita.

Sin da bambino, dai primi ricordi mi sono sempre sentito molto diverso dagli altri.
Ero un bambino intelligente, con doti naturali straordinarie, considerato addirittura un piccolo genio.
In prima elementare ero già in grado di svolgere calcoli e operazioni matematiche adatte a quelli di quinta.

Ero diverso anche per altre cose: ero sensibile. Affrontare i temi come la fame nel mondo mi provocava sofferenza. Vedere le immagini dei bimbi denutriti mi straziava il cuore.
Avevo una capacità di percepire il prossimo fenomenale. Era come se capissi esattamente quello che stavano pensando oppure provando.

A casa mia non c’era un gran bel clima, anche questo era motivo di sofferenza e forse anche di disordine. Il tutto era troppo per me. Tutto cambiò.

Ho cominciato ad avere paura. Paura dei maestri, altre paure.
Sono arrivato a 30 anni immerso in queste paure che mi hanno accompagnato condizionando pesantemente la mia vita. La cosa più incredibile è che le vivessi con normalità come se fossero riconducibili a qualcosa di reale.
Potrei dire che in fondo ero del tutto inconsapevole del mio stato, addirittura non mi rendevo conto di soffrire di attacchi di panico.

Sono stato sempre una persona riflessiva, ho elaborato teorie, modi di vedere la vita, ma ho sempre percepito che c’era qualcosa che non andava. Quando mi sono imbattuto in Matrix ho avvertito immediatamente che li c’era qualcosa in più, qualcosa da capire. Stesso discorso con American Beauty, Fight Club.

Contestualmente la mia nuova ragazza del tempo mi fece notare che andavo spesso in apnea. Semplicemente cessavo di respirare. Lo facevo molto spesso. Soprattutto quando ero stressato. Ed ero sempre stressato.
Mi guardai per la prima volta dall’esterno. Spesi i successivi quattro o cinque anni a riflettere, ad osservarmi, a cercare qualcosa.

Cominciavo per la prima volta a vedere un tipo che non conoscevo. Incredibilmente egocentrico. Una persona che non faceva quasi nulla per se, piuttosto per gli altri, o meglio, per apparire. Di conseguenza, ora so, le scelte non riflettevano i veri desideri.

L’immensa ambizione di diventare “qualcuno” cominciava a sgretolarsi. Avevo sensazioni alterne: a volte volevo riprendere il passo di marcia “verso il successo” (anche se non riuscivo più a trovare la direzione – ho speso un tempo immenso a cercare di capire cosa volevo fare, era una specie di cortocircuito), altre volte non avevo proprio voglia di impegnarmi in qualcosa di importante.

Lavorare mi stressava molto, così un giorno ritornando da una settimana bianca con un forte senso di smarrimento e disagio, vagabondando su internet alla ricerca di qualcosa… mi sono imbattuto in te.

Grazie.

Ho letto e riletto.
Ho impiegato un annetto per cominciare a comprendere. In questo frangente i miei attacchi di panico sono del tutto scomparsi (per fortuna che mi sono tenuto dentro questa cosa per tutta la vita senza rivolgermi ai “meccanici del cervello”…).

Ho letto 5 libri di Osho quelli sulle tecniche del B.B.Tantra.
Li ho metabolizzati molto lentamente.
Ho praticato molto. Mi ci sono voluti altri due anni per “esaurire” Osho (o semplicemente averne l’impressione). Ho compreso il senso dell’attimo presente che sintetizza tutte le tecniche e forse gli obiettivi.

Ho riletto le tue sintesi, le risposte.
Ora le domande mi sono chiare come pure le risposte.

So dove sono. Non sono arrivato da nessuna parte. Vedo gli altri e li comprendo come mai prima. Ho perso del tutto l’interesse per la maggior parte delle cose che ritenevo fossero importanti. Non sono più la persona egocentrica che ero.

Ho recuperato interessi perduti. La musica. Sto piano piano ristrutturando la mia vita. Includo solo le cose che hanno un senso vero per ME.
Il mio ego è ancora lì, presente, forte. Lo combatto ma non cede.
Prima ero molto intelligente ma con scarsissime capacità relazionali.

Ora mi sento più “stupido” (in un certo qual modo) ma più vicino agli altri (ma non abbastanza). Per prima cosa ho cominciato ad ascoltare. Prima parlavo solo IO, mi piaceva ascoltarmi.

Ora però sento il desiderio di comunicare più profondamente, ma di fronte a me vedo tanti “EGO”, tanti automi. A volte mi sento solo.

Desidero fondermi con il prossimo ma non ci riesco.
Mi sento più sereno ma non sono felice… ancora.
Devo essere vigile, il potentissimo mostro è sempre in agguato. Rischio continuamente di cadere in stati precedenti.
Vorrei ucciderlo. Vorrei essere felice.
So che solo me stesso lo impedisce.
So che solo la totale autoaccettazione è la strada per farlo.

Continuo a praticare. Aspetto di raggiungere la temperatura giusta e che accada l’evaporazione.

Non ho nulla da chiederti, ma desideravo molto comunicare con te. Grazie. Anche se i miei ringraziamenti non ti sono affatto necessari.

FRANCO (che significa LIBERO)

Ciao Franco :- )

Roberto


Questa nota segue quella che ti ho inviato 8 mesi fa…

Quando si ricade in uno stato precedente, come mi sta accadendo in questi giorni, torna la smania di voler/dover fare, realizzare… “espandere” il dominio del fare.

La differenza è che un tempo questa smania trovava sempre un aggancio, un’iniziativa, un progetto, un interesse da sviluppare. Erano quasi sempre interessi “fittizi” non realmente miei (anche se al tempo non lo sapevo).

Ora invece questa sensazione di voler fare non riesce mai a trovare un interesse concreto con la quale materializzarsi, rimane appesa nel vuoto.
La mente quando prende il controllo inizia una ricerca stancante di qualcosa da fare attraverso labirinti di percorsi associativi, senza ottenere nessun risultato.

Entro nel dettaglio.

Provo il desiderio di cambiare lavoro, ma non riesco a immaginare un lavoro diverso da quello che faccio.
Non è una contraddizione strana?

Non voglio cambiare lavoro per guadagnare di più, per avere una migliore carriera o per cercare stimoli e gratificazioni.
 Penso che dipenda dal fatto che non riesco ad accettare la mancanza di libertà.

Mi chiedo e ti chiedo, “E se il mio sé volesse percorrere un’altra direzione? Perché questa non mi appare?”

Vedo gente che ha paura di lasciarsi andare e si aggrappa a quello che ha… ma ha chiaro il percorso che vorrebbe seguire.

A me è il percorso che manca, una direzione alternativa, un interesse, un desiderio diverso.
So solo dove NON vorrei stare ma non riesco a vedere un luogo realisticamente migliore.

È solo voglia di libertà?

Suppongo che questo sia il mio ostacolo per un nuovo salto… nel mare della consapevolezza.

Franco

Il fatto che a te “manchi un percorso, una direzione alternativa, un interesse, un desiderio diverso“, e che “non riesca a vedere un luogo realisticamente migliore” è un ottimo segno.
La maggior parte del tempo lo spendiamo a seguire percorsi e direzioni che si crede possano condurre a un non meglio identificato risultato, ma la verità è che non esiste nessun luogo dove dover arrivare… Ed è soltanto quando, finalmente, si comincia a percepire l’inutilità di qualsiasi sforzo verso una meta che qualcosa può infine accadere…

I tuoi precedenti tentativi di andar dietro alle tue “smanie”, realizzando progetti, sviluppando interessi, immolandoti alla causa del “fare”, sono stati allo stesso tempo utili e inutili. Utili perché ti hanno permesso di capire che non portano da nessuna parte, inutili perché non portano da nessuna parte…

Il “luogo” che stai cercando non riesci a vederlo perché appartiene a un’altra dimensione, non ci si arriva percorrendo strade battute, sentieri noti e sicuri… Quando ci si rende conto che ogni tentativo di ottenere ciò che desideriamo attraverso il “fare” è destinato all’insuccesso, arriva il momento in cui comprendiamo che forse possiamo “non fare” qualcosa: possiamo “fermarci”, arrenderci, dichiarare il proprio fallimento, accettare l’evidente realtà che non sappiamo più dove volgere lo sguardo; e attraverso questa resa totale permettiamo a tutta la tristezza e al dolore chiusi dentro di noi (da cui fuggiamo spasmodicamente attraverso il “fare” ossessivo) di emergere, in modo da potercene liberare e “purificarci”…
Ed è proprio questo Sì radicale e incondizionato all’Esistenza che può trasferirci nel luogo “non luogo” che stiamo cercando da sempre…

Nel terzo episodio della saga “I pirati dei caraibi”, per accedere al luogo “non luogo” dove Jack Sparrow è stato risucchiato e liberarlo, i suoi amici non possono seguire le rotte comuni e usuali, possono raggiungerlo soltanto mettendo da parte carte nautiche e rosa dei venti e abbandonando ogni riferimento e relazione con il conosciuto: “Perdersi – declama Capitan Barbossa – è l’unico modo per trovare un posto che sia introvabile, altrimenti chiunque saprebbe trovarlo…!”
E dopo aver raggiunto Jack “oltre i confini del mondo”, per tornare alla realtà, di nuovo, non possono seguire direzioni abituali, devono compiere un’altra azione “straordinaria”… Fanno “rollare” la nave, la Perla Nera, fino a farla capovolgere interamente sotto l’oceano…

Allo stesso modo, noi dobbiamo smettere di battere vie conosciute e dobbiamo compiere un’azione fuori dall’ordinario: arrenderci, accettare, con estrema umiltà e intelligenza, l’inutilità di prendere in considerazione qualsiasi soluzione la nostra mente possa suggerirci; così facendo, colpiamo a morte il nostro ego e risorgiamo come pura consapevolezza…

Attraverso una resa totale, raggiungiamo il “luogo non luogo” che stiamo cercando da sempre, realizzando, in quel momento, che non ci eravamo mai mossi da lì, dovevamo soltanto “ruotare all’interno”, piuttosto che affannarci verso l’esterno, per prenderne atto… Era sufficiente fermarsi e resistere per un po’ alle smanie del “fare” per dare tempo all’acqua intorbidita dal nostro agitarci di tornare limpida e constatare che il luogo tanto desiderato era già dentro di noi…

Fermati un attimo! Accetta la tua vita totalmente, così com’è! Resisti ai desideri e alle smanie che ti spingono ad allontanarti da te stesso (dopo potrai riprendere a giocare con gli obiettivi), fai affiorare tutta la tristezza e il dolore da cui scappi da sempre… affronta la “buia notte dell’anima”… poi aspetta che le acque si rischiarino, senza muoverti, semplicemente osservando, e finalmente saprai di non dover fare neanche la fatica di compiere un leggero movimento per tuffarti nel mare di consapevolezza, perché l’oceano di amore e consapevolezza sei Tu

ciao Franco :- )

Roberto (contatti)


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