Tumore utero: l’utero è un organo muscolare cavo a forma di imbuto rovesciato che forma, insieme alle tube di Falloppio, alle ovaie e alla vagina, l’apparato riproduttivo femminile. E’ l’utero che accoglie l’ovulo fecondato e in cui cresce l’embrione nel corso della gravidanza.
E’ costituito da due parti principali, l’estremità inferiore (cervice o collo), connessa direttamente con la vagina, e la parte superiore (corpo dell’utero), il cui tessuto superficiale, ricco di ghiandole, è chiamato endometrio (il rivestimento interno). Lo strato più esterno, grazie alla cui contrazione avviene l’espulsione del piccolo durante il parto, si chiama miometrio.
La struttura dell’endometrio si modifica in presenza del ciclo mestruale, ispessendosi e preparandosi a nutrire l’eventuale embrione in caso di gravidanza. Se il concepimento non avviene, l’endometrio si degrada e viene espulso sotto forma di mestruazioni.
Tumore utero: tipologie
Sono detti carcinomi endometriali quelli (la maggior parte) che prendono avvio dalle cellule dell’endometrio e sarcomi uterini quelli che hanno origine dalle cellule dello strato muscolare o connettivo dell’utero. I primi, sono quasi sempre adenocarcinomi, in quanto ineriscono alle cellule ghiandolari del tessuto.
Esistono diversi tipi di adenocarcinomi, i più diffusi (80%) sono gli adenocarcinomi andometriodi. Più rari, anche se più aggressivi, sono gli adenocarcinomi papillari e gli adenocarcinomi a cellule chiare. Altri tipi di adenocarcinoma riguardano forme miste.
I sarcomi uterini rappresentano meno del 5% dei tumori uterini e possono essere suddivisi in due categorie (che comprendono quasi tutti i casi): i leiomiosarcomi uterini, che hanno origine nel miometrio, e i sarcomi endometriali stromali, che nascono dal tessuto connettivo di supporto dell’endometrio.
Vi sono, infine, i carcinosarcomi uterini, molto rari, di forma mista, con andamento clinico aggressivo.
Tumore utero: stadiazione
Il sistema di classificazione FIGO 2009 (Federazione internazionale di ginecologia e ostetricia) riconosce quattro stadi, in base alla diffusione delle cellule neoplasiche maligne nell’organismo.
- Stadio I: il tumore è limitato al corpo dell’utero e non ha invaso cervice, linfonodi o altri siti lontani.
- Stadio II: il tumore è esteso allo stroma cervicale, ma non ha attaccato l’utero.
- Stadio III: il tumore si è diffuso oltre l’utero, ma è ancora limitato alla regione pelvica.
- Stadio IV: il tumore si è esteso alla mucosa vescicale, al retto, ai linfonodi pelvici e ad altre zone più distanti (come polmoni od ossa).
Tumore utero: sintomi
Quasi sempre, il sintomo principale del tumore dell’endometrio sono le perdite di sangue anomale (perdite tra un ciclo e l’altro, dopo la menopausa, dopo un rapporto sessuale, ecc.). Altri segnali significativi sono dolori nella zona pelvica o alla schiena, forti perdite vaginali, perdita di peso (non giustificata da una dieta o da altre cause).
Tumore utero: diagnosi
Come per tutti i tumori, anche per il cancro dell’utero è essenziale eseguire la diagnosi il più precocemente possibile. Il tumore della cervice uterina può essere diagnosticato in fase molto iniziale se viene eseguito regolarmente lo screening con pap test.
Se i sintomi vi fanno sospettare la presenza di una neoplasia dell’utero, dovrete sottoporvi a una visita medica. Dovrete eventualmente eseguire:
- esami del sangue;
- visita ginecologica; si cercheranno masse o gonfiori sospetti o modificazioni di dimensioni o forma degli organi;
- ecografia; utilizzando le onde sonore, si visualizzeranno gli eventuali tumori;
- biopsia; attraverso un tubicino inserito in vagina, si raggiunge l’utero e si prelevano delicatamente frammenti di tessuto: l’esame al microscopio rivelerà la presenza o meno di cellule tumorali;
- dilatazione con curettage; si dilata la cervice uterina tramite un dilatatore e si raschia l’endometrio con apposito cucchiaio (curette). L’intervento dura circa un’ora ed è eseguito con anestesia totale o epidurale;
- isteroscopia; prevede l’inserimento nell’utero (attraverso la vagina) dell’isteroscopio, un sottile strumento dotato di telecamera; si ispezioneranno le pareti interne dell’organo e si preleveranno campioni di tessuto da analizzare.
Tumore utero: trattamento
Il trattamento standard per i carcinomi del corpo dell’utero (compresi i sarcomi) è l’isterectomia (rimozione del corpo dell’utero e della cervice attraverso la vagina o tramite un’incisione creata nella parete addominale). Se la neoplasia ha invaso i tessuti circostanti, si procederà con un’isterectomia totale.
Se la situazione è compromessa, si rimuovono anche i linfonodi, le tube e, in alcuni casi, le ovaie.
Se la neoplasia è stata diagnosticata nelle sue fasi iniziali, la sopravvivenza a 5 anni raggiunge quasi il 90%. Le recidive non sono frequenti (3-17%, secondo gli studi).
La rimozione dell’utero, ovviamente, genera la perdita della possibilità di generare un figlio. La rimozione delle ovaie, provoca menopausa anticipata.
Un’altra possibilità terapeutica è quella basata sulla radioterapia. Nella radioterapia esterna, la fonte da cui provengono le radiazioni è esterna, in quella interna (brachiterapia), la fonte è interna (si introducono nell’utero dei “semini” radioattivi).
In alcuni casi, si utilizza la chemioterapia, basata sull’uso di alcuni farmaci in varie combinazioni (il cisplatino di solito viene impiegato in combinazione alla radioterapia); in altri casi è prevista la terapia ormonale, incentrata sulla somministrazione di ormoni o di sostanze che bloccano gli ormoni.
Alcuni studi mostrerebbero l’efficacia del Trastuzumab (Herceptin), un anticorpo monoclonale diretto contro il recettore di superficie HER2. Altri studi, stanno valutando l’importanza della presenza nel siero dell’anticorpo p53, che sembrerebbe associata alle forme tumorali più invasive.
Tumore utero: prevenzione
Oltre al fondamentale screening (pap test), per una diagnosi e un intervento precoce, si possono seguire alcuni accorgimenti utili a ridurre un poco il rischio che questa patologia possa colpirci. Sono importanti: un’alimentazione sana, mantenere il peso forma e valutare insieme al medico l’opportunità di un trattamento ormonale a base di estrogeni.
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