Le emozioni negative non hanno alcuno scopo utileLe emozioni negative non hanno alcuno scopo utile, consumano energia, creano illusioni spiacevoli, danneggiano la nostra salute fisica, ostacolano il cammino verso il raggiungimento dei nostri obiettivi. Ciò che distingue una persona nevrotica da una saggia è proprio una maggiore capacità, in quest’ultima, di accettazione e serenità di fronte agli eventi avversi.

Una riduzione notevole delle emozioni negative attraverso un percorso di crescita e consapevolezza non ha alcuna controindicazione. La capacità di provare emozioni positive rimane inalterata, non si proverà alcun rimpianto per questa perdita.

Seneca: un uomo che soffre prima del necessario, soffre più del necessario.

Gurdjieff-Ouspensky

Può sembrare strano, ma è importantissimo comprendere che tutte le emozioni negative sono assolutamente inutili. Non servono ad alcuno scopo utile, non ci danno la conoscenza di cose nuove e non ci portano più vicini a cose nuove. Non ci danno energia ma, al contrario, ce la fanno consumare rapidamente e creano illusioni spiacevoli. Arrivano persino a rovinare la salute fisica. Non c’è niente di più meccanico nella nostra vita delle emozioni negative.

Le emozioni negative sono un esempio del lavoro sbagliato del centro emozionale. Esse non sono necessarie, e un’importante parte del lavoro di risveglio consiste nel liberarci della loro presa.

K. Walker: Gurdjieff si era spesso soffermato sulla parzialità che l’uomo rivelava verso le proprie pene e quelle delle altre persone, e aveva notato che l’ultima cosa che l’uomo era disposto ad abbandonare era la sua sofferenza. In talune occasioni poteva anche consentire a rinunciare ai suoi piaceri, mentre la sua stessa costituzione lo induceva ad afferrarsi con la più grande possessività e tenacia alle sue sofferenze. Era evidente che chiunque desiderasse svilupparsi avrebbe dovuto sacrificare le sue disgrazie e le sue sofferenze poiché un’identificazione con delle emozioni negative comportava un enorme spreco di energia nervosa, uno spreco che era assolutamente necessario evitare

La nostra peggiore illusione è credere che le emozioni negative siano prodotte dalle circostanze, mentre tutte le emozioni negative sono in noi, dentro di noi. Questo è un punto importantissimo. Pensiamo sempre che le nostre emozioni negative siano prodotte per colpa di altra gente o per colpa delle circostanze. Al contrario, le nostre emozioni negative sono in noi stessi e sono prodotte da noi stessi. Non esiste assolutamente una sola ragione inevitabile per cui l’azione di qualcun altro o qualche circostanza debba produrre un’emozione negativa in me. È soltanto una mia debolezza. Nessuna emozione negativa può essere prodotta da cause esteriori se noi non lo vogliamo. Abbiamo emozioni negative perché le permettiamo, le giustifichiamo, le spieghiamo con cause esterne, e in tal modo non lottiamo contro di esse.

In realtà siamo tanto ansiosi di tenercele per abitudine: siamo troppo abituati a esse, non possiamo dormire senza di esse. Cosa farebbero tante persone senza emozioni negative? Ecco perché la lotta contro le emozioni negative richiede moltissimi sforzi: l’abitudine è troppo forte.

Se potessimo arrestare l’espressione delle emozioni negative, non ne sentiremmo mai la mancanza  e risparmieremmo energia. La nostra macchina può produrre abbastanza energia, ma noi possiamo sprecarla arrabbiandoci o irritandoci, ad esempio, e allora ce ne rimane assai poca.

K. Walker: A prezzo di un’amara esperienza imparammo anche che il lasciar passare un’emozione negativa prosciugava in noi ogni energia, e questo rese superflui gli ammonimenti di Ouspensky a tale riguardo. A volte sentivamo concretamente l’energia uscire da noi e apprendemmo a nostre spese che una volta che c’eravamo concessi a questo tipo di emozioni, e questo succedeva con molta frequenza, non avevamo alcuna possibilità di liberarcene. Restavamo in loro potere fino a quando non si fossero esaurite autonomamente. La sola speranza per evitare di cadere così facilmente preda delle emozioni negative sembrava risiedere in una acuita sensibilità ai primi segni del loro avvento, che ci consentisse di scostarci in tempo. Se attendevamo troppo prima di farlo ci ritrovavamo completamente in loro potere.

Molte volte ci sentiamo sollevati esprimendo rabbia e irritazione. Questo perché c’è un verme in noi che vuole esprimere se stesso. Quando esso esprime se stesso noi proviamo sollievo, ma in questo modo esso diviene più forte e ha sempre maggior controllo su di noi. In realtà il sollievo dello sfogo è un’illusione: esso ci fa perdere energia.

L’espressione di emozioni negative è sempre meccanica, perciò non può mai essere utile, mentre al contrario la resistenza ad essa è consapevole. Quando ci rendiamo conto che nessun altro è responsabile per la nostra irritazione, poco a poco cominceremo a sentire in maniera diversa. Può darsi che dovremo spendere un certo ammontare di energia per controllare qualche emozione, ma il momento dopo, visto che non avremo speso energia per questa emozione inutile, il controllo aumenterà la nostra energia. Questa è l’azione chimica del controllo.

Attenzione a non confondere tuttavia la soppressione delle emozioni negative con la non espressione delle stesse: nel primo caso non potremo contare di risolvere qualcosa, perché prima o poi quanto è stato soffocato salterà fuori. Nel secondo caso si tratta di accompagnare la non espressione con un lavoro di ricerca di ragioni, con un pensare correttamente.

Chiunque sa come non mostrare ciò che sente. Il fatto è che le persone pensano di poter arrestare la negatività ma che ciò che si prova sia giusto, e che di conseguenza sia giusto esprimere ciò che si sente. Occorre liberarsi di questa illusione. Possiamo arrestare la manifestazione di emozioni negative.

Cercare di controllare le emozioni spiacevoli concorre gradualmente a eliminarle. Successivamente, si lavorerà sulla causa di esse, che riguarda sempre l’identificazione.

Fondamentale rimane il fatto di comprendere che le cause sono in noi e non in altri: esse sono interiori, e non esteriori. Allorché ci rendiamo conto che sono in noi, i risultati cominceranno ad arrivare in proporzione alla profondità della nostra convinzione.

Dobbiamo comprendere inoltre che le temiamo troppo, le giudichiamo troppo potenti. Può occorrere del tempo per imparare come resistere alle emozioni negative, ma non è impossibile: possiamo opporre loro resistenza se persistiamo nel non considerarle inevitabili e onnipotenti.

Azione opposta

(Jill Rathus – Alec Miller; psicologi e psicoterapeuti)

Quando decidete che un’emozione non è efficace, o è molto dolorosa, è possibile usare questa abilità (dell'”azione opposta”) per cambiare o ridurre tale emozione.

Ogni emozione è associata a un impulso. E’ naturale voler agire assecondandolo e potete aver la sensazione che farlo allevierà l’emozione. Vi darà sollievo, ma solo nel brevissimo termine. Il problema è che questo in realtà non funziona; infatti, mantiene solo viva l’emozione. Per esempio, se evitate di parlare in classe per metà dell’anno, un giorno vi diventerà improvvisamente facile farlo? Se rimanete a letto a dormire tutto il giorno quando siete depressi e vi svegliate alle 17 quando il sole sta cominciando a tramontare, vi sentirete improvvisamente felici e ottimisti?

Azione opposta alla paura

L’impulso generato dalla paura è quello di evitare. L’opposto è quello di avvicinarsi e fare ciò che si ha paura di fare… più e più volte: affrontare. Quando eseguite questa operazione, vi sentirete impauriti. Non cercate di sopprimere gli stati d’animo; lasciate che ci siano, ma nemmeno aggrappatevi a essi. Lasciate che siano le azioni opposte a fare il lavoro di cambiare l’emozione. Fate ciò per acquisire un senso di controllo e di mastery.

Azione opposta alla collera

L’impulso generato dalla collera è quello di aggredire. Il suo scopo è quello di proteggerci quando qualcuno minaccia di privarci di qualcosa di importante per noi, che sino persone, cose, obiettivi, o diritti. L’opposto dell’impulso di aggredire è evitare dolcemente, il che non significa andarsene infuriati o tenere il broncio, ma piuttosto mantenere tranquillamente le distanze. Significa fare alcuni respiri profondi o fare qualcosa di calmante fino a quando si raggiunge la mente saggia.

Poi, quando ne siamo in grado, affrontiamo l’altro con gentilezza, invece di farci prendere dalla mente emotiva, essere ostili o incolpare. Per aiutare voi stessi a fare ciò, mettetevi nei panni dell’altra persona. Piuttosto che darle la colpa, immaginate di provare simpatia o empatia per l’altra persona.

Azione opposta alla tristezza

L’impulso generato dalla tristezza è quello di isolarsi, diventare introversi e passivi. Il suo scopo è quello di aiutare a capire cosa è importante e cosa dobbiamo fare quando abbiamo sperimentato una perdita. L’opposto della tristezza è di avvicinarsi, non evitare e muoversi. Non aspettate di averne voglia per farlo. Fate le cose che vi fanno sentire efficaci e sicuri di voi.

Quanti di voi, quando vi sentite tristi o depressi, tendono a stare a letto o sul divano, a guardare la TV e a “vegetare” soltanto? In qualche modo questo sembra rilassante, accogliente e sicuro. In sostanza, agite assecondando il vostro impulso di isolarvi e non muovervi. Ma se siete depressi, è la cosa più inutile che potete fare. Rimanendo inattivi, resterete depressi. E’ difficile per le persone tristi spingere se stesse a compiere l’azione opposta – agire come se non fossero tristi, sperando, dopo, di sentirsi meglio. Agire in modo opposto significa scegliere attività piacevoli e confidare che, se fate queste cose fino in fondo, e continuate a farle per un po’, dopo, potrete cominciare a sentirvi meno depressi.

Azione opposta alla vergogna

La vergogna ci spinge a nasconderci, a evitare o a isolarci dagli altri. A volte proviamo vergogna quando abbiamo violato il nostro senso di cosa è giusto o sbagliato e sappiamo che gli altri saranno delusi di noi o persino che ci rifiuteranno. Ma a volte possiamo provare vergogna anche quando non abbiamo violato i nostri valori né fatto del male a nessuno e non c’è nulla in noi o nel nostro comportamento che sia oggettivamente sbagliato. In questo caso la vergogna può spingerci a nasconderci perché crediamo che verremo respinti da un particolare ambiente sociale – e, talvolta, questo è vero. Per esempio, se mostrate con orgoglio tutti i vostri tatuaggi quando andate a un colloquio di lavoro presso una banca è improbabile che veniate assunti.

Quando abbiamo buone ragioni per provare vergogna, dobbiamo raccontare tutto e riparare l’errore. Quando proviamo vergogna per chi siamo ma ciò non sarà motivo di rifiuto, dobbiamo rendere pubblica la verità o il comportamento.

Vergogna giustificata. Un primo passo fondamentale per contribuire a ridurre la vergogna, quando è giustificata, è dire, sinceramente, che vi dispiace. Dire è colpa mia non è far questo. Non è sufficiente per scusarsi. Rimediare a ciò che avete fatto è chiamato riparazione. Quello che dovete fare per riparare è qualcosa che consenta alle persone di sapere che siete seri e non vi scusate solo a parole. quale genere di riparazioni fanno le persone? Possono aiutare a preparare la cena, fare delle pulizie supplementari in casa, o qualsiasi altra cosa serva ad aiutare l’altra persona a capire che tenete veramente a lei. Potete aiutare la vostra sorellina a fare i compiti dopo che, quel giorno, siete andati a prenderla a scuola in ritardo. Accettate le conseguenze per quello che avete fatto e, sinceramente, cercate di evitare di commettere lo stesso errore in futuro. Dopo aver fatto quanto sopra, dovete lasciare che la vergogna se ne vada.

Vergogna immotivata. Se vi vergognate senza aver fatto nulla di male uscite allo scoperto e tenete la testa alta. non chiedete scusa per cose che non avete fatto e non nascondetevi. chiarite con il vostro terapeuta individuale perché i vostri ingiustificati stati d’animo di vergogna persistono e quali altri strumenti possono essere necessari per ridurre l’intensità di queste emozioni.

Azione opposta al senso di colpa

Quando ci sentiamo in colpa, abbiamo normalmente l’impulso di profonderci in promesse, dicendo che non commetteremo di nuovo lo stesso sbaglio, o andiamo all’estremo opposto e decliniamo ogni responsabilità. ancora un’altra possibilità: per gestire il senso di colpa agiamo in modo nocivo (per esempio, agiamo con rabbia verso la persona verso la quale siamo in torto o puniamo noi stessi eccessivamente). Possiamo nasconderci, abbassare la testa o implorare perdono.

Senso di colpa giustificato. Quando la colpa è giustificata dal fatto che il vostro comportamento viola il vostro codice morale o ha ferito persone che vi sono care, l’azione opposta è affrontare le conseguenze. Questo significa accettare la responsabilità delle vostre azioni e permettere a voi stessi di sperimentare il senso di colpa. E’ possibile chiedere scusa, chiedere (ma non implorare) perdono e accettare le conseguenze. E’ importante sottolineare che è possibile riparare la trasgressione e lavorare diligentemente per evitare che accada di nuovo. Fare qualcosa per riparare il dolore aiuta non solo il senso di colpa, ma anche il rapporto.

Senso di colpa immotivato. Non scusatevi né cercate di provi rimedio. Se la colpa è immotivata, allora modificate la postura del corpo, state eretti per dimostrarvi innocenti e orgogliosi, tenete alta la testa, gonfiate il petto, mantenete il contatto visivo e parlate con voce ferma e chiara.

Azione opposta alla gelosia

Quando siamo gelosi, crediamo che un rapporto a cui teniamo sia minacciato, possa venire compromesso o terminare. La gelosia è spesso non giustificata o inefficace. anche se il rapporto è in pericolo, restare abbarbicati a una persona e controllarne il comportamento tende a ritorcersi contro di noi allontanandola. Le azioni opposte alla gelosia consistono nello smettere di controllare le azioni degli altri, di spiare o ficcanasare e rilassare il viso, il corpo e il tono della voce.

Azione opposta all’amore

L’amore può essere un’azione molto positiva, tuttavia, ci sono momenti in cui l’amore non è giustificato o efficace. Se un rapporto è terminato o è chiaramente irraggiungibile o il vostro amore è violento con voi è utile ridurre gli stati d’animo connessi all’amore compiendo l’azione opposta.

Gli impulsi generati dall’emozione dell’amore consistono nel dire “ti amo”, sforzarsi per passare il tempo con la persona o sapere che cosa sta facendo, fare quello che l’altra persona desidera e di cui ha bisogno, e mostrare affetto.

Potete compiere l’azione opposta all’amore bloccando le sue manifestazioni (quando non giustificate o inutili), evitando la persona e distraendo voi stessi dai pensieri che la riguardano, ricordando a voi stessi perché l’amore non è giustificato e cercando tutti i “contro” dell’amare questa persona. Potete inoltre evitare il contatto con le cose che ve la ricordano (per esempio, smettete di guardarne le fotografie, toglietele l’”amicizia” su Facebook, cancellatene il numero dal telefono).

Continuate a ripetere le azioni opposte

Un fraintendimento che le persone hanno riguardo all’abilità dell’azione opposta è che essa dovrebbe avere un effetto rapido. anche se può funzionare rapidamente, richiede spesso che le azioni opposte vengano ripetute per un lungo periodo di tempo prima che l’emozione inizi a ridursi. Se vi trovate a una festa e siete ansiosi, potrebbe essere necessario che vi presentiate per alcune volte e che tolleriate la vostra ansia più o meno per una trentina di minuti prima che vi scopriate impegnati in una conversazione con un vostro nuovo conoscente e quindi meno ansiosi.

Se siete depressi, spostarvi dal letto per buttarvi sul divano a guardare la televisione non è “farlo fino in fondo”. Se siete ansiosi e vi recate a una festa, non è sufficiente salutare il proprietario e buttarvi su una sedia per tutta la sera oppure relegarvi in cucina da soli a consumare pietanze e bevande; dovete interagire con più persone per tutta la sera.


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