Come coltivare il pescoCome coltivare il pesco: è un albero da frutto abbastanza piccolo, cresce solo sino a 4-5 metri. Le sue foglie sono lanceolate, i fiori sono rosa e fioriscono precocemente. I frutti hanno buccia giallo-rossastra vellutata, la polpa, secondo la varietà può essere gialla o bianca con venature rosse, più evidenti vicino al nocciolo. Da una mutazione gemmaria si sono ottenute piante con frutti a buccia liscia, chiamati nettarine o pesca noce. Esistono selezioni di pesche chiamate percoca o duracina, con frutti minuti e la polpa soda.

Le pesche sono suddivisibili in due grandi gruppi: le pesche a polpa bianca, più antiche, che conservano alcuni caratteri della specie originaria (anche nel sapore, un po’ asprigno) e sono sempre meno coltivate; e le pesche a polpa gialla, che sono invece molto diffuse, perché meno liquescenti e in genere più colorite e più resistenti alla manipolazione.

Le varietà sono numerosissime.

Come coltivare il pesco: clima e terreno

Gradisce esposizioni molto luminose, anche in pieno sole

Le varietà resistenti al freddo superano agevolmente l’inverno nelle regioni settentrionali (purché non si scenda oltre -18-20 ºC), mentre quelle, abbastanza numerose, che hanno uno scarso “fabbisogno di freddo” (di origine generalmente californiana), si adattano bene al Sud. Alcune, per esempio “Springtime”, si adattano a tutto il territorio nazionale.


Il pesco, tuttavia, per la sua fioritura precoce (tra il 10 marzo e il 10 aprile) può subire gli effetti delle gelate tardive o di un cattivo andamento climatico, con perdita di gemme e di fiori. di solito, comunque, la fioritura è molto abbondante e tale da mascherare anche eventuali danni da fattori climatici avversi.

La specie è esigente in fatto di terreno, che deve essere profondo, fresco, fertile, sciolto o poco argilloso, non calcareo, ma soprattutto ben drenato. L’apparato radicale del pesco franco (cioè da seme) teme, infatti, moltissimo l’asfissia radicale provocata da ristagni idrici, specialmente autunnali o primaverili, e la presenza di calcare che provoca facilmente la clorosi delle foglie.

Con l’uso di adatti portainnesti, tuttavia, il pesco può essere coltivato anche in terreni tendenzialmente argillosi, compatti e umidi (per esempio, innestando il pesco su alcuni cloni di susino “Damasco” o “S. Giuliano”) o anche in terreni “stanchi” da “reimpianto” (mediante il portainnesto ibrido ”Pesco X mandorlo 677”)

Come coltivare il pesco: coltivazione

L’impianto degli alberi si fa a novembre, non appena sono cadute le foglie. Le distanze di piantagione oscillano da 6 x 5 metri a 5 x 4 metri, se gli alberi sono allevati a forme espanse come il vaso, mentre scendono a 5 x 4 metri o 4 x 3 metri se la forma è la palmetta e ancora a meno se è il fuso (4 x 2).

Video: Piantare un pesco (by La natura è bellezza)

Concimazione

La concimazione, e in particolare quella azotata, è molto importante. Nel pesco in allevamento bastano 20-30 g di nitrato ammonico per ogni metro quadrato; negli alberi adulti invece occorrono da 50 a 100 g di solfato o nitrato ammonico (o 20-50 g di urea) per ogni metro quadrato e per anno, meglio se sparso in due tempi: 2/3 a fine inverno e 1/3 dopo circa 1-2 mesi, ma entro maggio. Specie nei terreni sciolti, è utile anche la concimazione fosfo-potassica, che deve essere abbondante all’impianto e poi ripresa dopo 3.4 anni, somministrando in autunno circa 30 g di solfato potassico e 20 di perfosfato per ogni metro quadrato; ogni 2-3 anni, occorre anche una buona letamazione o altra concimazione organica.

Irrigazione

Fondamentale per ottenere elevati standard produttivi, è anche l’irrigazione: il pesco, infatti, consuma molta acqua. Le irrigazioni si possono fare per scorrimento dell’acqua (se abbondante), in appositi solchi scavati sotto gli alberi, oppure per aspersione a pioggia o anche con tubi adduttori e gocciolatori localizzati in numero di due o più per ciascun albero.


L’acqua è necessaria soprattutto durante l’ingrossamento dei frutti e in prossimità della loro maturazione. In caso di siccità, i frutti, che rimangono piccoli e deformi, maturano più tardi. per limitare l’evapo-traspirazione, lavorate il terreno.

Potatura

Tra le forme di allevamento del pesco, il vaso è la forma storica, tradizionale, per antonomasia. Il vaso è relativamente facile da mantenere, dà elevate produzioni di buona qualità, assicurando un’uniforme distribuzione di aria e luce, di cui la specie è molto esigente: in ombra i rami vegeterebbero poco, rimarrebbero piccoli e poco coloriti.

Primo anno: all’impianto, l’albero va reciso a circa 70-80 cm da terra, asportando eventuali rami anticipati e allevando, poi, 3 germogli ben disposti e distanti circa 10-15 cm. Tali germogli, da luglio in poi, vanno assicurati a un cavalletto di canne o ad altri sostegni direzionali. Gli altri germogli vanno torti, cimati o asportati. La potatura cosiddetta “verde”, perché si pratica nei mesi primaverili-estivi (tra maggio e luglio), è molto importante nel pesco, perché consente di correggere e guidare la crescita dei germogli, evitando o riducendo così la necessità di tagli nell’inverno successivo.

Secondo anno: si può procedere in due modi. Attraverso il taglio di raccorciamento dei 3 rami, che formano le branche primarie, all’altezza del primo palco di branche secondarie (cioè a circa 50 cm dal tronco) oppure lasciando intatti i tre rami, salvo sfruttare la presenza di eventuali rami anticipati o l’insorgenza di nuovi rami per costituire le 3 branche secondarie. Naturalmente, nel secondo caso, l’albero cresce più in fretta, fruttifica prima, ma si impone comunque un’attenta sorveglianza e vari interventi di potatura verde, per guidare la formazione delle branche, eliminando o cimando i germogli concorrenti o soprannumerari.

Terzo anno: valgono le stesse considerazioni fatte per il secondo anno, evitando, se è possibile, di raccorciare le branche e i rami. Bisogna fare attenzione al mantenimento dell’equilibrio fra le branche primarie (agendo sulla loro inclinazione) ed evitarne l’eccessiva attività vegetativa nelle parti terminali, che devono essere alleggerite asportando o cimando alcuni germogli, che, se troppi, produrrebbero danno alla vegetazione delle parti più basse. Alla fine del terzo anno l’albero presenta anche due plachi di branche secondarie.

Quarto anno: il completamento dello scheletro si ha perciò al quarto anno, durante il quale comincia anche la potatura di fruttificazione con numerosi tagli di diradamento dei rami e con netta preponderanza della potatura invernale, mentre quella estiva sarà ora limitata a qualche taglio al momento del diradamento dei frutti. Inoltre, la potatura verde, se eseguita troppo presto, può favorire l’emissione di poco fertili rami anticipati e, se troppo tardi, può nuocere allo sviluppo delle pesche. Acquista su Amazon gli attrezzi per potatura

Video: Potatura pesco (by Stockergarden)

Come coltivare il pesco: raccolta e conservazione

L’epoca di maturazione dei frutti non deve essere anticipata, se si vuole che la polpa, non solo intenerisca, ma anche diventi dolce e fragrante.

Il frutto si raccoglie quando la polpa attorno al peduncolo cede alla pressione delle dita e quando la buccia comincia a staccarsi dalla polpa con facilità. E’ opportuno usare cassette con stampi interni in plastica, per evitare che i frutti si ammacchino nel trasporto e nelle successive manipolazioni.

Le pesche raccolte, se sono già mature, andrebbero subito consumate oppure messe immediatamente in frigorifero a +1º o +3º, dove possono restare da una settimana, per le cultivar precoci, fino a oltre un mese, per quelle tardive.

L’epoca di maturazione va da metà giugno fino ai primi di settembre, ma la massima produzione si ha tra il 10 luglio e il 10 agosto.

Come coltivare il pesco: malattie e parassiti

Il pesco può soffrire di carenze minerali, dovute ai terreni calcarei, in questi casi potrebbe manifestarsi la clorosi ferrica. La gommosi è provocata da un fungo: dai rami fuoriesce una sostanza gommosa e le foglie appaiono macchiate e forate.

Altri problemi possono essere causati da parassiti quali: cocciniglieafidi e ragnetto rosso. I parassiti che arrecano i danni maggiori, oltre gli afidi e le cocciniglie, sono le tignole, che depongono le uova nei germogli facendoli appassire.

Pesche: uso in cucina e proprietà terapeutiche

Oltre che fresca, la pesca può essere usata per marmellate, confetture, sciroppi, succhi, gelati, essiccata, in pasticceria. Con il vino bianco secco, a pezzi come dessert o in succo per raffinati aperitivi.

Ottima fonte di vitamine, possiede una buona azione diuretica ed è indicata per i disturbi artritici e gottosi. La pectina della polpa esercita una sensibile azione regolatrice delle funzioni intestinali.

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