Come coltivare il pero: il pero è una pianta da frutto molto adatta per un orto familiare, è poco ingombrante, relativamente facile da governare e potare, molto produttiva e, soprattutto, capace di occupare, con un’accurata scelta varietale, un calendario di maturazione di circa 8 mesi, con raccolta ripartita in 4 mesi.
Varietà
Tonde o allungate, verdi, gialle o rosse, dolci o aromatiche; dall’estate al tardo autunno si susseguono tante differenti varietà di pere che, per descriverle tutte, servirebbe un volume enciclopedico. Come per altri fruttiferi coltivati da lungo tempo, in ogni regione o vallata si possono individuare una o più varietà dalla storia antica, tipica di quell’area.
Come coltivare il pero: clima e terreno
Come specie si adatta a tutto il territorio nazionale, anche se sembra trovare le migliori condizioni di terreno e di clima nella pianura alluvionale padana, con inverno freddo, primavera fresca e spesso umida, estate molto calda.
Nell’Italia del Sud, specie se si fa uso del portainnesto cotogno, vi sono talora difficoltà di acclimatazione a causa dell’insoddisfatto “fabbisogno di freddo”, che alcune cultivar manifestano con cascola di gemme, fioritura ritardata, fruttificazione irregolare, frutti atipici.
Nell’Italia del Nord, invece, può capitare che il freddo invernale sia eccessivo, fino a lesionare o a eliminare parte delle gemme miste, ma di solito in quantità tale da non influire sulla produzione.
Per quanto riguarda il terreno, la specie si adatta soprattutto a quelli medio-compatti, anche argillosi, purché non troppo umidi e asfittici, e con un contenuto in calcare attivo non superiore al 6-7%, altrimenti, se il portainnesto è il cotogno, si manifestano facilmente sintomi di clorosi (ingiallimento fogliare).
Come coltivare il pero: coltivazione
Gli astoni di pero vanno piantati in autunno, di solito in novembre-dicembre, o in marzo. Al momento dell’acquisto, controllate che gli alberi non siano né malati (virosi, tumori radicali, ecc.) né varietà non corrispondenti a quelle richieste.
Come portainnesto, è bene scegliere il cotogno, che imprime all’albero uno sviluppo alquanto limitato e ne induce una rapida messa a frutto, migliorando anche la qualità dei frutti. Solo nei terreni aridi, calcarei o ciottolosi, si può optare per il pero franco (da seme).
In concreto, se il terreno è fertile, i peri innestati su cotogno abbisognano di circa 3-4 metri quadrati (bastano 1,5-2 metri fra una pianta e l’altra e 3,5-4 tra le file), mentre se sono innestati su pero franco, occorrono circa 10-12 metri quadrati (3 metri tra le piante e almeno 4 tra le file). Anche l’altezza dell’albero è diversa: col cotogno raggiunge 3.4 metri, col franco 5-6.
Potatura
Il pero si alleva in forma naturale, fusiforme o globosa, a piramide, a vaso, ma soprattutto a palmetta, che è la forma adottata nella maggioranza dei frutteti.
In linea di massima, se i peri sono piantati nel giardino accanto ad altri fruttiferi, conviene optare per una chioma fusiforme che assecondi l’habitus naturale della varietà, mentre, se le piante sono accostate a muri o devono creare siepi divisorie, si può optare per i cordoni, i meno ingombranti, o per le palmette o le forme ad asse inclinato, le più basse (meno di due metri).
Ogni varietà presenta particolari esigenze di potatura, in relazione al tipo di ramo a frutto prevalente. Se la fruttificazione avviene su brindilli (come “William” e “Butirra precoce Morettini”), occorre una potatura lunga e ricca; se su lamburde portate da branche di due anni (come “Abate fetel” e Decana del Comizio”), ogni anno è richiesto il raccorciamento di tali branche in misura di circa un terzo o la metà.
Se infine la fruttificazione avviene su lamburde associate ad apici vegetativi (come “Passa Crassana”), si deve fare una potatura corta con l’asportazione di tali apici e lamento il 50% delle lamburde fiorifere.
In ogni caso, con la potatura invernale, da fare scrupolosamente ogni anno, i rami a legno di un anno non devono essere raccorciati, ma solo diradati, e occorre mantenere in numero necessario a ricostituire un equilibrato carico di lamburde fiorifere nell’anno successivo.
Nel pero non c’è quasi mai bisogno di diradamento dei frutti, perché l’allegagione è spesso inferiore al necessario.
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Video: Potatura pero (by mikovel)
Concimazione
Per quanto riguarda le concimazioni, per prima cosa occorre lavorare il terreno molto superficialmente, sotterrando, in autunno, i concimi fosfopotassici (g 30-40 per ogni metro quadrato) e organici (letame: acquista su Amazon, pollina o altri residui animali ogni 2-3 anni).
Alla fine dell’inverno, spargete in superficie un concime azotato: nitrato o solfato ammonico in ragione di g 50-60 per ogni metro quadro oppure la metà in urea.
In caso di inerbimento sottochioma (prato falciato), bisogna aumentare la dose di azoto del 20% circa e curare bene l’irrigazione (a pioggia con precipitazioni di mm 15-25 per volta) con apporti settimanali o decadali nei momenti particolarmente siccitosi.
Inerbimento
E’ necessario mantenere ben falciata l’erba sotto gli alberi in primavera, sia per ridurre i pericoli delle gelate primaverili (dove c’è l’erba, c’è maggiore dispersione termica nelle ore notturne), sia per ridurre i pericoli delle infezioni fungine e in particolare della ticchiolatura, perché l’erba con la traspirazione fogliare aumenta l’umidità dell’aria e quindi il pericolo di inoculi di agenti patogeni.
Occorre anche tener presente che il terreno, se è inerbito, oltre che falciato frequentemente, va irrigato più spesso in estate e concimato con maggior quantità di azoto a causa della competizione esercitata dalle erbe infestanti.
Video: Coltivazione pero (by giardinaggio.it)
Come coltivare il pero: raccolta e conservazione
Il distacco dei frutti va attuato con cura, mediante capovolgimento del peduncolo dopo che vi si è appoggiato l’indice, per evitare che si spezzi e, essendo legnoso, fori le pere con cui viene a contatto nel cesto.
La raccolta deve essere fatta in 2-3 tempi per albero, in funzione dell’uso che si vuol fare dei frutti. Le pere precocissime vanno consumate appena raccolte; quelle estive, che sono raccolte alla vigilia della maturazione, si possono conservare in frigorifero al massimo per qualche settimana; quelle autunnali si raccolgono nella prima metà di settembre e maturano da ottobre in poi; quelle invernali si raccolgono da metà settembre a tutto ottobre e maturano da dicembre in poi.
Se non si dispone di un capace frigorifero, si possono conservare anche in un fruttaio, entro gabbie da kg 5-10 o in cassette a un solo strato, avendo cura di tenere molto arieggiato l’ambiente e di controllare periodicamente l’eventuale inizio di marciumi, che coinvolgerebbero anche i frutti vicini.
Se si conservano le pere in frigorifero, meglio utilizzare sacchetti chiusi di polietilene (acquista su Amazon), che bloccano la respirazione e ritardano la maturazione dei frutti. Naturalmente, quando si tolgono i sacchetti dal frigorifero, è bene tenere le pere a temperatura ambiente per qualche giorno, finché non sono intenerite, cioè ben mature.
Le varietà autunno-invernali, col frigorifero si possono conservare fino a 4-5 mesi, mentre in fruttaio solo qualche settimana, dal momento in cui hanno raggiunto la maturazione (buccia gialla, polpa tenera e succosa, aromi percettibili).
Come coltivare il pero: malattie e parassiti
Il pero può essere vittima di numerose malattie e attacchi di insetti di varia natura, tra cui:
- Malattie fungine: macchie brune poi necrotiche sulle foglie e tacche suberose sui frutti che si deformano; è la malattia più pericolosa. Causa: ticchiolatura. Cure: trattate preventivamente con ossicloruro di rame in prefioritura e anticrittogramici a base di ditiocarbammati o di derivati guanidinici ogni 8-10 giorni nei periodi piovosi.
- Frutti autunnali prossimi alla maturazione con aree di marciume anche totale (per esempio, muffa a circoli). Cause: botrite e monilia. Cure: trattate preventivamente le varietà medio-tardive con fungicidi specifici.
- Malattie batteriche: gemme, germogli e corimbi fiorali disseccati, macchie nere sulle foglie con tempo freddo e umido. Cause: cancro e disseccamenti da psudomonias. Cure: a fine inverno, trattate preventivamente con ossicloruro di rame.
- Tacche cancerose sui rami, che verso la base sembrano bruciati; foglie e corimbi fiorali disseccati; caduta anticipata dei frutti. Cause: fuoco batterico (non accertato in Italia). Cure: eliminare i rami infetti o l’albero intero; trattate preventivamente gli alberi con ossicloruro di rame.
- Fitofagi: germogli con un “mielata” che poi cola sui frutti e si ricopre di fumaggine; successivamente germogli defogliati. Cause: psilla. Cure: trattate con oli gialli durante l’inverno. In prefioritura e successivamente, trattate con esteri fosforici. irrorate possibilmente prima della formazione della mielata. Asportate i rami attaccati dalla malattia che si trovano nella parte più alta della pianta.
- Germogli e giovani foglie apicali arrotolati e deformati dalle colonie di afidi; anche i frutti sottostanti talvolta deformati. Cause: afidi. Cure: alla fine dell’inverno, usare olio attivato con estere fosforico, poi con aficidi selettivi.
- Tignole che vivono dentro al frutto, in parte espellendo le rosure dai fori. Cause: verme (carpocapsa). Cure: ogni 15 giorni, da maggio in poi, trattate con insetticidi tipo esteri fosforici.
- Foglie decolorate prima e arrossate poi, che cadono anzitempo; nella pagina inferiore, con una lente si scoprono i ragnetti. Frutti rugginosi (eriofide). Cause: acari (ragni rossi ed eriofidi). Cure: trattate con acaricidi specifici solo quando l’attacco supera la soglia di tolleranza.
Pere: uso in cucina e proprietà terapeutiche
La pera è succosa, dissetante (è costituita per l’85% da acqua, perciò rappresenta un valido aiuto per il fabbisogno giornaliero di liquidi) e rinfrescante, ma ha anche tante proprietà salutari; innanzitutto è ricca di fibra solubile e insolubile (pectina) che favorisce la regolazione delle funzioni intestinali e aiuta il nostro corpo ad eliminare il colesterolo, favorendo in questo modo l’azione antiaggregante delle piastrine, che rendono il sangue più fluido.
In particolare la pectina (fibra insolubile caratteristica anche della mela e del pompelmo), fa in modo che il consumo di pere apporti un senso di sazietà: infatti questa fibra, unendosi all’acqua, diventa come un gel e forma una massa all’interno dello stomaco bloccando quindi la sensazione della fame e favorendo il rispetto delle eventuali diete. La pectina regola anche il passaggio del glucosio dall’intestino al sangue contribuendo a tenere sotto controllo il livello della glicemia, inoltre lega ed elimina le tossine intestinali.
La pera non è particolarmente ricca di vitamine (a parte un discreto contenuto di vitamina C), ma è piena di sali minerali, tra cui il calcio e il fosforo che svolgono un’azione protettiva sulle ossa, prevenendo o combattendo l’osteoporosi. L’elevato contenuto di potassio aiuta a combattere le astenie e regola la pressione arteriosa; per gli sportivi in particolare li protegge dai crampi muscolari e costituisce un’importante risorsa dopo uno sforzo intenso e prolungato.
Contiene anche i polifenoli, sostanze antiossidanti che contrastano l’azione dei radicali liberi e aiutano il nostro organismo a combattere l’invecchiamento e le malattie degenerative. La pera ha un valore energetico che non supera le 35-40 calorie per 100 grammi, perciò si può usare nelle diete dimagranti. Il succo di pera ha un effetto depurativo, diuretico e remineralizzante, utile contro gli acidi urici.
La pera cotta ha spiccate proprietà lassative che la rendono particolarmente indicata per combattere la stitichezza.
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