Mononucleosi diagnosiAd un primo livello di approssimazione, il medico può diagnosticare la mononucleosi infettiva sulla base della presenza dei sintomi che la caratterizzano: febbre, mal di gola, ingrossamento delle ghiandole linfatiche. Anche l’età è un buon indicatore per la diagnosi della mononucleosi, dal momento che questa malattia difficilmente è contratta da adulti sopra i 25 anni.

Ma i sintomi della mononucleosi sono riscontrabili anche in molte altre infezioni virali o batteriche, pertanto, per una diagnosi corretta sono necessari esami più specifici: si possono verificare, attraverso un esame ematologico, il numero e la grandezza dei globuli bianchi presenti nel sangue, che nella mononucleosi sono più numerosi e di dimensioni maggiori rispetto a quelli presenti nel circolo ematico di soggetti non infetti.

Mononucleosi: test

Un test sierologico semplice e poco costoso da utilizzare è il monotest. Questo esame ricerca anticorpi eterofili, che sono presenti nel 95% dei casi di infezione da virus di Epstein-Barr. Gli anticorpi eterofili di tipo IgM (Immunoglobuline M), la cui produzione è stimolata proprio dalla mononucleosi infettiva, non sono anticorpi specifici contro l’EBV, ma in presenza del quadro clinico tipico, consentono di diagnosticare con una buona approssimazione la presenza di questa patologia.

Il test non è però specifico al 100%, nel 10% dei casi risulta falsamente positivo e nel 25% dei casi falsamente negativo.


Il test può dare dei risultati falsamente positivi in quanto esistono alcune malattie nelle quali, così come nella mononucleosi, si può riscontrare un livello elevato di anticorpi eterofili. Alcune tra le più frequenti sono:

  • Artrite reumatoide
  • Linfoma di Burkitt
  • Lupus eritematoso sistemico
  • Sindrome da stanchezza cronica
  • Malaria
  • Epatite virale
  • Infezione da rosolia
  • Leucemia linfatica

Il test può dare risultati falsamente negativi per due motivi:

  • è stato effettuato troppo presto e gli anticorpi eterofili non si sono ancora formati;
  • in alcuni casi di mononucleosi atipica gli anticorpi non si sviluppano affatto.

Nel caso in cui il soggetto esaminato fosse una donna in gravidanza e il monotest risultasse negativo, sarebbe vitale accertarsi della presenza delle tipiche alterazioni del sangue della mononucleosi. Se, infatti, ad esempio, mancassero i linfociti reattivi o virociti (tipici della patologia che stiamo trattando), i sintomi potrebbero in realtà indicare un’infezione derivante da altri virus. E se i virus in questione fossero il toxoplasma o il citomegalovirus (CMV), il feto potrebbe subire gravi danni e si dovrebbe iniziare subito una terapia adeguata.


Nel caso il monotest non conducesse a una diagnosi risolutiva, si dovrebbe procedere ricercando nel siero anticorpi specificamente diretti verso il virus EBV. Gli anticorpi IgG (ImmunoglobulineG) permangono per lunghissimo tempo e sono quindi indicativi di un’infezione pregressa, gli anticorpi IgM scompaiono dall’organismo dopo un breve periodo (dalle 3 alle 8 settimane dalla prima infezione) e evidenziano quindi un’infezione recente.

Recentemente, bioMerieux, operatore mondiale nel campo della diagnosi in vitro, ha presentato un nuovo test per la diagnosi del virus di Epstein-Barr, il Vidas EBV. Il test comprende 3 marcatori che devono essere utilizzati congiuntamente per individuare gli anticorpi specifici dell’EBV. I 3 marcatori individuano gli anticorpi EBNA (antigeni nucleari del virus Epsptein-Barr) IgM e gli anticorpi VCA/EA (anti capside virale/antigene precoce) IgG per diagnosticare le infezioni pregresse e gli anticorpi VCA IgM per la diagnosi delle infezioni recenti.

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