Caro Roberto,
ti seguo da tempo, leggendo le tue risposte sempre con grande attenzione. Non ho mai scritto, un po’ per pudore un po’ per presunzione.
Mi ritrovo nella mia vita a dover superare il difficile momento della “fine di un amore”. Con fatica cerco di praticare il detto “Se qualcosa si separa da te, tu separati da lei”, ma faccio tanta fatica perché nonostante abbia la consapevolezza che non si può più trattenere qualcuno che non ti ama più, dall’altra non posso pensare che chi ti ha amato per tanti anni adesso ti può mettere da parte nel giro di poco tempo. Soffro l’abbandono in maniera indicibile, umiliandomi in inutili tentativi di farmi riaccettare, perdendo di dignità. Come si fa a praticare il “non attaccamento”?
Grazie
Elisa
La prospettiva da cui guardare la tua situazione è un’altra…
I “fatti reali” nella nostra vita non sono gli accadimenti e le circostanze esterne (un uomo o una donna ci lasciano, un licenziamento, una vincita alla lotteria…), il “fatto reale” è la percezione interiore che abbiamo di quell’evento, come reagiamo ad esso, le emozioni e lo stato d’animo che ne conseguono. La nostra attenzione va focalizzata sul sentire interiore che consegue a un dato accadimento esterno. È all’interno che possiamo e dobbiamo “sistemare” qualcosa per ottenere miglioramenti reali in termini di felicità.
Non possiamo impedire che gli eventi esterni continuino a verificarsi con la stessa percentuale bene/male che genera in noi una proporzionale dose di gioia/frustrazione. Non è in nostro potere farlo perché gli elementi che contribuiscono a comporre la realtà esterna in ogni istante sono infiniti ed è insensato credere di riuscire a controllarli tutti. Ma possiamo invece modificare la nostra risposta agli eventi affinché la percentuale di sofferenza possa ridursi sempre di più (come affermano e dimostrano con il loro esempio i saggi di tutti i tempi).
Se continuerai ad adottare soltanto soluzioni “esterne”, ad esempio iniziando una storia con un altro, in realtà non avrai fatto nessun progresso, perché, nel nostro esempio, vivrai con la paura che anche questa storia possa finire e se accadrà proverai la stessa sofferenza.
La soluzione reale è interiore.
È realistico pensare che un nostro compagno prima o poi possa lasciarci? Considerando il vertiginoso aumento del numero di divorzi, sì. Anzi, è diventato più probabile che una storia finisca piuttosto che continui fino a che “morte non ci separi”. Dunque l’unica reale soluzione è “lavorare su noi stessi” per far sì che eventi di questo tipo non ci disturbino più.
Il “lavoro” consiste sempre in Comprensione e Azione.
Nel tuo caso, la comprensione la possiedi: “ho la consapevolezza che non si può trattenere qualcuno che non ti ama più“, è l’azione che lascia un po’ a desiderare.
Se continuerai a comportarti come una adolescente alle prime esperienze, non supererai mai le tue paure e il tuo dolore. L’azione corretta è smettere di comportarti come una neonata e affrontare con coraggio e dignità questa sofferenza. Nessuno potrà mai farlo al posto tuo. È un’opportunità d’oro, non sprecarla ancora una volta. Mettici tutta te stessa, soffri, piangi, disperati, ma non cedere ad atteggiamenti inutili, deboli e infantili (che tra l’altro allontanano ancora di più l’altro. Non avresti anche tu lo stesso impulso ad allontanarti se fossi al suo posto?). È in questo modo che ci si rafforza, fino a ottenere la tranquillità e la gioia stabili cui tutti aneliamo.
L’“omeostasi” è la condizione di stabilità interna degli organismi che deve mantenersi anche al variare delle condizioni esterne attraverso meccanismi autoregolatori.
Se tu adotti un comportamento coerente con la realtà, senza oscillare tra scelte insensate e scelte corrette, il tuo corpo-mente troverà in modo naturale il suo stato di equilibrio, la sua omeostasi.
È nella natura della mente e del corpo ritrovare un’armonia interna anche di fronte a condizioni esterne non favorevoli, ma possono farlo soltanto se la tua visione delle cose fornisce loro un quadro chiaro e stabile della situazione. Devi sopportare con più coraggio le frustrazioni e le tensioni cui sei sottoposta per dare tempo al tuo organismo di trovare un nuovo e gioioso equilibrio interno che tenga conto anche delle nuove variabili esterne.
Elisa, è tutta la vita che scappi, è arrivato il momento di affrontare le tue paure, evitare di farlo è solo un’inutile perdita di tempo. Mi chiedi come si fa a praticare il “non attaccamento”. Così… affrontando il dolore con dignità, coraggio e determinazione… Ed è così che si conquista il diritto a momenti sempre meno fugaci di gioia, amore, libertà…
Ciao 😀
Roberto (contatti)
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