Al momento della nascita, un bambino è tutto essenza, è un essere puro. La sua essenza, tuttavia, non può essere paragonata a quella di un adulto sviluppato o realizzato, perché è ancora indifferenziata e confusa. Man mano che il bambino cresce, sviluppa una personalità, che è il risultato delle interazioni con l’ambiente e specialmente con i genitori. Questi ultimi generalmente si identificano con la propria personalità e non con la propria essenza, per cui non riconoscono né incoraggiano lo sviluppo dell’essenza nel figlio. Dopo alcuni anni, quindi, la personalità si sostituisce all’essenza per mezzo di una serie di identificazioni: il bambino si identifica con uno dei due genitori, con le esperienze che vive, e con una notevole quantità di idee su se stesso. Durante la crescita, tali identificazioni si consolidano e si strutturano, finché il bambino, e più tardi l’adulto, si convince di essere semplicemente la personalità esteriore.
L’essenza tuttavia non sparisce. Ignorata, non riconosciuta e persino rifiutata e danneggiata in molti modi, si protegge nascondendosi sotto la personalità. Non c’è nulla di male nell’avere una personalità, anzi è necessario averla, perché senza di essa non sarebbe possibile sopravvivere. Se pensate però che la personalità rappresenti il vostro vero essere, distorcete la realtà, perché voi non siete la vostra personalità, che è composta di esperienze del passato, di idee, di nozioni, di identificazioni. Sviluppando l’essenza personale (nascosta dalla personalità), avete la possibilità di diventare veri individui, ma questa possibilità è spesso inibita dal vostro ego, cioè dal vostro senso acquisito di identità.
Una persona che crede di essere il suo ego, le sue identificazioni, le sue idee e le sue esperienze passate, non è nel mondo, ma “del mondo”, in quanto non è cosciente del suo vero essere, della sua essenza. Generalmente, è difficile comprendere questo concetto, a meno che di tanto in tanto non si abbia un barlume di consapevolezza dell’essenza.
L’ego, o il senso di identità dell’ego, prende quindi il posto di ciò che definiamo la “vera identità”, la personalità complessiva prende il posto dell’essenza, come un sostituto, un impostore. Il mondo è sempre il mondo: è lo stesso sia per l’essenza che per la personalità; quello che cambia è il modo di vederlo. Una persona che “non è nel mondo ma del mondo” è orientata verso la personalità anziché verso l’essenza.
Vediamo alcuni esempi di come l’identificazione con la personalità distorca la realtà, e conduca inevitabilmente alla sofferenza. Affrontare le sfide del mondo, raggiungere l’indipendenza, divenire forti, avere successo, sono mete che molti perseguono. Quasi tutti hanno questi obiettivi, che possono essere però orientati verso la personalità o verso l’essenza. Questi due modi di porsi rispetto a essi sono molto diversi. Trovare il proprio posto nel mondo ed essere indipendenti sono modi per costruire e affermare l’aspetto personale dell’essenza: rappresentano una realizzazione interiore. Nell’uomo esiste un profondo desiderio di realizzare la sua vera natura (di esprimere la sua vera identità), di essere indipendente, e non influenzato dall’inconscio o dal passato. Essere davvero indipendenti significa non dipendere dal passato; essere realmente se stessi vuol dire liberarsi da tutte le identificazioni che hanno contribuito a costruire un falso senso di identità. Essere ciò che siete veramente non dipende dal vostro agire nel mondo. Qualunque cosa facciate può essere un’espressione di chi siete, ma non vi definisce. Quando siete la vostra essenza personale, la vostra vera identità, ogni vostra azione è orientata verso l’essenza. Di solito pensate che il lavoro da voi scelto, qualunque esso sia, vi farà sentire chi siete realmente; ma ciò significa che vi identificate con una parte del mondo, distorcendo la realtà.
Generalmente, quando un individuo comincia a incamminarsi sul sentiero dello sviluppo spirituale, non ha nessuna idea della differenza tra le scelte motivate dalla personalità e quelle motivate dall’essenza; può avere vaghi desideri e preferenze e pensare che operare una scelta piuttosto che un’altra lo aiuterà ad essere se stesso; ma non possiede un chiaro principio guida.
Inoltre, a causa delle identificazioni dell’ego, egli crede a ciò che la sua personalità lo spinge a fare, e difende con molta forza tali “scelte”: “Questo sono io, questo è ciò che è meglio fare”. Ogni volta che i suoi piani per il futuro vengono messi in discussione, lui stesso si sente minacciato, visto che dalla loro riuscita dipende la sopravvivenza stessa di tutte le sue convinzioni. La spinta della personalità verso l’indipendenza e l’identità è quindi in realtà un riflesso distorto del desiderio di realizzare un certo aspetto dell’essenza, quello che chiamiamo aspetto personale. In alcune storie sufi questo è definito “la perla preziosa della principessa”, o “la perla senza prezzo”. Si narra spesso della principessa (l’essenza personale) che viene liberata da una prigione (la personalità, la parte falsa di noi stessi). In altri insegnamenti, la ricerca dell’essenza personale è rappresentata dalla ricerca di una gemma preziosa.
Come potete applicare il principio di “essere nel mondo ma non del mondo”? Continuate a fare ciò che fate; continuate pure a lavorare come medici, giardinieri, madri, eccetera, ma senza mai dimenticare che si tratta solo di un riflesso di qualcos’altro, perché ciò che desiderate profondamente è realizzare una parte di voi; la maggior parte dei vostri sforzi è diretta verso la comprensione e la realizzazione di quella parte. Se vivete in questo modo, è vero che siete nel mondo, ma la vostra motivazione è diversa: non siete del mondo. Il vostro obiettivo non è di essere un medico, un giardiniere o una madre, bensì di trovare la perla preziosa, la vostra essenza personale. Se siete medici, potete ottenere un’onorificenza dopo l’altra; se siete avvocati, potete diventare famosi. Ma non vi sentirete realizzati se non troverete la perla; vi sentirete costretti a fare sempre di più, a impegnarvi maggiormente, a provare più cose a voi stessi, e così via. Passerete tutta la vita lottando per ottenere risultati migliori, senza però mai sentirvi realizzati.
Non fraintendetemi, non dico che non dobbiate impegnarvi in ciò che fate; non vi consiglio di passare il tempo a casa, seduti a pensare alla perla preziosa. Dico che qualunque cosa facciate non può essere altro che un riflesso distorto della realtà, finché non vi orienterete verso l’essenza, finché non la realizzerete.
Una volta capito che siete la vostra essenza personale, quello che fate non importa più tanto. Scegliete ciò che migliora ed espande il vostro vero sé, perché non si potrà mai essere un autentico senso di realizzazione, se non realizzate la parte essenziale di voi stessi, niente può sostituirla.
Prendiamo un altro esempio: riuscire a stare insieme a qualcun altro rimanendo indipendenti.
Vi sembra che avere un rapporto intimo con un altro significhi sacrificare una parte di voi stessi, scendendo a compromessi, ma voi non volete questo: volete sentirvi indipendenti. Volete sentirvi vicini all’altra persona, volete amare ed essere amati, ma volete restare comunque voi stessi, senza sacrificarvi o accettare compromessi.
Per fare questo, innanzitutto è necessario capire che la sensazione di fondersi completamente, di sciogliersi nel piacere, è uno stato dell’essenza che potete raggiungere anche da soli, senza bisogno della presenza di qualcun altro. Si tratta di una sensazione che potete provare dovunque, da soli, con il vostro gatto, con il tappeto, con l’automobile, con un’altra persona, e così via. L’idea di aver bisogno di qualcuno per provare il senso di unione è molto forte: “Se potessi sciogliermi tra le tue braccia, se tu mi amassi, tuto sarebbe meraviglioso”, tanto che per la maggior parte delle persone è più facile sperimentare questo stato insieme a qualcun altro, proprio perché questa è la condizione che in genere si crede necessaria. In realtà, ciò che è necessario è mettersi alla ricerca di un aspetto specifico dell’essenza. Essere “nel mondo ma non del mondo”, in questo caso non significa dimenticare i rapporti con gli altri, e andarsene al polo nord per fondersi con gli iceberg. Se volete farlo va bene, ma non ha molta importanza. E’ invece importante che vi guardiate dentro, per scoprire quali sono le barriere che vi impediscono di raggiungere quella parte di voi che può fondersi, indipendentemente dal fatto cha abbiate o meno una relazione con qualcuno.
C’è un altro aspetto dell’“essere nel mondo ma non del mondo” che voglio sottolineare: si tratta della capacità di distinguere tra ciò che è essenza e ciò che non lo è, riconoscendo che l’essenza è un fattore reale, operante dentro di noi.
Dal momento in cui è riconosciuta, l’essenza si sviluppa rapidamente; il riconoscimento la fa prosperare, mentre il mancato riconoscimento la fa rimanere dormiente. nel momento in cui la riconoscete, l’essenza comincia a crescere, si nutre di luce.
(Almaas – Il cuore del diamante)
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