Le persone, in circostanze normali, sono piene di “buchi”. Il termine buco indica tutto ciò che avete perso; ogni parte di voi di cui non siete più consapevoli determina il formarsi di un buco, di una deficienza. Ciò di cui avete perso coscienza è ovviamente la vostra essenza, che se non è riconosciuta, smette di manifestarsi, per cui la perderete. E a causa di questa perdita, avvertite un senso di deficienza. Un buco, quindi, non è altro che la mancanza di una certa parte della vostra essenza. Può essere una mancanza di amore, di apprezzamento, di forza, di volontà, di chiarezza, di piacere, di capacità di contatto. Questa sono tutte qualità dell’essenza (e ce ne sono molte altre). Tuttavia, quando le perdete esse non spariscono per sempre: semplicemente non riuscite più ad accedere ad esse.
Prendiamo per esempio la qualità del valore, della stima di sé. Quando perdete il contatto con il vostro valore, provate un senso di deficienza, di inferiorità, e cercate di riempire il buco con valori fasulli provenienti dall’esterno: approvazione, lodi, e così via.
Tutti voi avete una quantità di buchi, ma di solito non ne siete coscienti, mentre siete invece coscienti dei vostri desideri: “Voglio questo, voglio quello, voglio essere lodato, voglio avere successo, voglio essere amato da questa persona, voglio questa o quella esperienza”. La presenza di desideri e di bisogni indica l’esistenza di buchi.
Tali buchi si producono durante l’infanzia, generalmente come risultato di esperienze traumatiche o di conflitti con l’ambiente. In alcune circostanze è facile perdere il contatto con una qualità. Forse i vostri genitori non vi apprezzavano, non davano importanza ai vostri desideri o alla vostra presenza. Il loro modo di fare vi faceva pensare di non essere importanti, perché il vostro valore essenziale non veniva visto o scoraggiato. Siete così rimasti tagliati fuori da questa parte di voi, e al suo posto si è formato un buco, una deficienza.
A causa di tale mancanza, ogni volta che avete un rapporto con qualcuno (e più profondo è il rapporto, più questo accade), cercate di riempire il buco con ciò che credete o sperate di ricevere dall’altro. Vi apprezzate perché l’altro vi apprezza, ma non siete consapevoli di riempire un vostro buco con il suo apprezzamento, sapete solo che quando siete con lui (o con lei), vi sentite pieni, vi sembra di avere un valore reale, mentre invece il vostro inconscio sa che è l’altro ad avere il valore che vi manca. Tutto ciò che l’altro vi dà è una parte di voi, parte della pienezza che provate.
Non essendo consapevoli che la parte dell’altro che vi fa sentire il vostro valore è qualcosa di separato da voi, la avvertite come una parte di voi, che riempie il buco. Non siete consapevoli del buco, sapete soltanto che vi sentite pieni. Se l’altro muore, o se il rapporto finisce, non perdete l’altra persona, ma perdete ciò che riempiva il buco. La perdita dell’altro quindi non è la perdita di una persona separata, ma è la perdita di voi stessi, perché quella persona rappresentava una parte di voi: perdendo lei sentite di aver perso una parte di voi, e quindi avvertite un buco.
Per questo la separazione è così dolorosa: avete la sensazione che qualcosa sia stato strappato via dal vostro corpo; la ferita e il dolore dipendono dalla perdita. A volte vi sembra di aver perso il cuore, a volte la sicurezza, la forza, la volontà, secondo il buco che l’altro riempiva per voi. Egli vi dava volontà, forza, aiuto o stima, e quando lo perdete, vi accorgete della parte di voi che vi manca.
Questo è il significato dell’espressione “siamo fatti l’uno per l’altro”. Ciascuno riempie i buchi dell’altro, perciò i due non si sentono più entità separate, ma un essere unico. Se si separano, si evidenziano numerosi buchi, ma se vivono insieme, si sentono pieni e completi, sono complementari, costituiscono un tutto. Un’altra persona, però raramente può riempire tutti i vostri buchi. Anche se avete rapporti con molta gente, infatti, i vostri buchi non si riempiono tutti: ne resta sempre qualcuno vuoto, che vi fa continuare a essere insoddisfatti. Inoltre, anche i buchi pieni non sono mai riempiti in modo perfetto, non appena l’altro cambia un poco, oppure dice qualcosa che vi fa star male, avvertite il buco, la deficienza. “Anche lui, in fondo, pensa che non valgo niente”. Provate rabbia e dolore, perché il buco si è aperto. Così l’insoddisfazione continua. L’altro non riempirà mai perfettamente i vostri buchi, specialmente se desidera che siate voi a riempire i suoi.
Ogni cambiamento si ripercuote sui buchi: alcuni si vuotano, altri si riempiono. La persona deve adattarsi a riempire i buchi in un altro modo, e questo di solito significa che deve affrontarli, diventando consapevole della loro presenza e riuscendo magari a comprenderli.
Adesso potete capire meglio perché perdere qualcuno che vi è stato vicino, qualcuno con cui eravate molto intimi, è così doloroso. Dopo aver passato molto tempo con quella persona, eravate abituati a considerarla parte di voi, per cui perderla è come perdere una parte di voi stessi.
A questo punto bisogna considerare un altro aspetto: quando sperimentate una perdita e una separazione, avete la possibilità di notare che ciò che vi riempiva non faceva parte di voi. Se accettate il dolore della perdita senza tentare di coprirlo con qualcos’altro, potete sentire il vuoto, e scoprire il buco; e se vi permettete di sentire la deficienza, potete trovare la parte essenziale di voi con cui riempire il buco dall’interno, una volta per tutte. In effetti, non si tratta neppure di un riempimento, ma dell’eliminazione totale del buco e delle identificazioni che lo producevano. In tal modo rientrate in possesso dei una parte di voi, collegandovi con la parte di essenza che avevate perso, e che credevate di poter ricevere solo da qualcun altro.
E’ un processo che può essere molto doloroso. Molti provano una perdita di autostima quando una relazione finisce. Ma se rimanete in contatto con ciò che sentite, e vi chiedete: “Come mai mi sento così privo di valore, annientato, solo perché quella persona non è più con me? Perché questo deve farmi sentire così poco degno di stima?” Se accettate questo sentimento senza tentare di riempirlo, considerandolo con attenzione e cercando di comprenderlo, scoprirete il buco. Se capirete da dove viene la deficienza, potrete anche ricordare l’evento o la serie di eventi che hanno causato la perdita di autostima.
Generalmente, un buco viene riempito con quella parte della personalità che ricorda ciò che è stato perso, la situazione che ha causato la perdita, il dolore e i conflitti che ne sono derivati. Se affronterete il dolore fino in fondo, arrivando vicino al buco, troverete il ricordo di quello che avete perduto, e l’essenza tornerà a fluire.
Ogni perdita profonda è un’opportunità per crescere, per capire più cose su di voi, per scoprire buchi che credevate potessero essere riempiti solo dagli altri. Spesso, invece, vi difendete tenacemente dall’idea di sentire profondamente una perdita, perché volete evitare di sentire il buco. Non sapete che il senso di deficienza è il sintomo di una perdita più profonda, la perdita dell’essenza, che però può essere recuperata. Pensate che il buco rappresenti la vostra realtà più profonda, e che al di là di esso non ci sia nient’altro. La sensazione di essere fatti male, di possedere dentro qualcosa che non funziona è il modo in cui il buco si manifesta alla coscienza. Fareste qualsiasi cosa pur di non avvertire la deficienza, perché siete convinti che avvicinandovi troppo al buco, ne sareste inghiottiti. Se il lavoro su voi stessi vi porta, per esempio, vicino al buco dell’amore, potete sentirvi minacciati da una solitudine e da un vuoto devastanti.
Ma nel lavoro che facciamo qui, abbiamo visto una cosa sorprendente: quando non ci si difende più dalla sensazione prodotta dalla percezione del buco, l’esperienza in sé non è dolorosa. Si avverte semplicemente un vuoto, un’area in cui non c’è niente; ma questo niente non è minaccioso, è uno spazio. Tale spazio permette all’essenza di emergere, ed è solo l’essenza che può eliminare il buco, la mancanza interna.
La società vi insegna a cercare fuori di voi i materiali per riempire i buchi (apprezzamento, amore, forza, ecc.) abituandovi a considerare molto bello fare qualcosa per gli altri, innamorarsi, avere un lavoro interessante, cose del genere. La società è organizzata in modo che le persone si riempiano i buchi a vicenda, perché essa deriva dalla falsa personalità, che sostiene e nutre la nostra civiltà.
Tutti gli strati di false emozioni sono la conseguenza del mancato contatto con i sentimenti reali. Sono veri, perché li provate, ma allo stesso tempo non lo sono, perché nascono dalla perdita di ciò che in voi è reale. Si tratta di una differenza molto importante. Quando perdete un sentimento, l’emozione tenta di prendere il suo posto per cui, prestando attenzione alle emozioni, potete arrivare a scoprire il sentimento che avete perso, e provarlo nuovamente. Vi accorgete così che il sentimento reale della stima di sé è molto diverso dai falsi sentimenti che coprivano e proteggevano quel buco. Le emozioni sono reazioni, mentre le manifestazioni dell’essenza (come la stima di sé) sono stati dell’Essere.
(Almaas – Il cuore del diamante)
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