Donne e ricerca interioreCiao Roberto, grazie per la grande opportunità che ci dai di condividere le nostre esperienze. Cosa ne pensi degli insegnamenti di Vimala Thakar. Ti voglio bene.

Patrizia

Ciao Patrizia, dopo la tua segnalazione ho navigato un po’ alla ricerca di informazioni su Vimala Thakar. Tra le altre cose, sono incappato in una bellissima intervista sul rapporto fra donne e liberazione interiore e ne ho fatto oggetto di questa mia risposta…

ciao e grazie 😀

Roberto

In base a ciò che osservo quotidianamente nella mia vita, mi sembra di poter affermare che le donne, rispetto agli uomini, sono mediamente più profonde, più vicine al proprio vero sé, più interessate alle dinamiche e alle motivazioni interiori che ci spingono ad interagire e compiere scelte sul palcoscenico dell’esistenza. Allo stesso tempo, ho notato in loro l’esistenza di una sorta di barriera psicologica, un punto oltre il quale le donne difficilmente riescono a spingersi, come se un ostacolo interiore, inconscio, creasse una resistenza che impedisca loro di accettare con schietta obiettività quelle realtà che in qualche modo ledono l’immagine che esse hanno di sé stesse o siano in contrasto con interessi personali psicologici. Questo tipo di reazione di fronte a realtà “scomode” rende più difficoltoso al sesso femminile, nonostante le donne si incamminino sul sentiero della consapevolezza con un certo vantaggio rispetto agli uomini, il superare l’attaccamento al proprio sé individuale per arrendersi completamente al Sé Universale, al Tutto…

Carol Galligan, psicologa, Università di Harvard, in una sua ricerca, nel criticare la teoria dello sviluppo della qualità morale di Lawrence Kohlberg, constatò che le donne sono più interessate agli effetti che le loro azioni hanno sulle relazioni personali e sulle loro responsabilità verso gli altri. Esse sono meno interessate degli uomini ai principi astratti di quello che è giusto e di quello che è sbagliato.

Più importante del mio parere personale è certamente quello di due donne (una Saggia, Vimala Thakar e una ricercatrice, Shanti Adams) che hanno condiviso il loro pensiero in una significativa intervista su questo argomento secondo me fondamentale per una donna che desideri realmente raggiungere livelli di consapevolezza e libertà interiore elevati.

Ne cito alcuni passaggi. Potrete leggere l’intervista completa all’indirizzo indicato in basso.

Shanti Adams: Ho trascorso gli ultimi dieci anni della mia vita in una comunità mista e nel corso degli anni sono emerse molte evidenti e fondamentali differenze tra il condizionamento maschile e quello femminile.
All’inizio, le donne si dimostravano sempre più generose e altruiste nelle faccende pratiche; per contrasto, in questo campo gli uomini sembravano generalmente più egoisti. Ma col tempo abbiamo scoperto che gli uomini, anche se spesso tendevano a essere troppo intellettuali e incapaci di contattare i propri sentimenti, sembravano capaci di considerare se stessi (inclusi i propri difetti peggiori) in modo più spassionato e obiettivo. Al contrario, abbiamo scoperto con nostra sorpresa che le donne, quando dovevano affrontare le proprie imperfezioni, trovavano estremamente difficile rinunciare all’emotività e all’autogiustificazione; sembrava che incontrassero più difficoltà a osservare le cose in modo distaccato. Gli uomini all’inizio dovevano vedersela con uno spirito di competizione molto radicato, ma una volta superato questo ostacolo, riuscivano a stare insieme con una fiducia e un amore profondi. Invece, abbiamo scoperto che le donne, anche se convenzionalmente ritenute più inclini degli uomini alle relazioni affettuose, trovavano molto più arduo nutrire fiducia a un livello tale da permettere amore e comunione autentici, al di là della sfera personale. Col tempo, gli uomini sembravano più capaci di mettere da parte le questioni personali per elevarsi insieme verso un’elettrizzante indagine ed esplorazione dell’ignoto. Le donne, al contrario, si ritrovavano spesso cocciutamente ancorate alla dimensione personale, incapaci e restie a lasciarsi andare in modo tale da permettere loro di volare oltre il conosciuto, in dimensioni inesplorate che richiedevano l’abbandono dell’identificazione con il personale. […]

Cercare di vivere questi insegnamenti richiede un’autentica capacità di osservare distintamente – od obiettivamente – le proprie abitudini, tendenze e condizionamenti, trascendendoli o liberandosi di loro. Una cosa che sta cominciando a emergere è che le donne, spesso, hanno difficoltà ad avere quel tipo di obiettività. Per esempio, quando viene alla luce una tendenza o un’abitudine, le donne solitamente la prendono sul personale e in certi casi saranno inizialmente sulla difensiva. Hanno la tendenza a sentirsi ferite e sembra che abbiano più difficoltà degli uomini a non farsi sviare dalla propria reazione emotiva. Gli uomini non sembrano farsi sviare altrettanto dalla paura o dall’orgoglio; pare che siano più interessati a guardare con obiettività tutto ciò che possono trovarsi di fronte. Tale tendenza a prendere le cose in modo personale, e quindi a difendere se stesse, sembra una realtà con cui si devono scontrare soprattutto le donne.

Vimala Thakar: L’oggettivazione della vita psicologica interiore è estremamente difficile per le donne. La donna, nella storia dell’umanità, ha dovuto svolgere un ruolo. È stata moglie, madre o sorella, comunque sempre protetta dagli altri, specialmente dagli uomini. […] È un ruolo secondario, protetto dal maschio, e non richiede l’essere obiettive. In quanto persona soggettiva, la donna deve sempre reagire. L’uomo deve agire, guadagnare il pane; lei ha il compito di accudire. In questo ruolo secondario, la donna non ha mai vissuto per se stessa in quanto essere umano. Ha vissuto per i genitori, il marito, i bambini, la famiglia. L’istituto della famiglia è sopravvissuto a spese della donna.

Certi limiti esistono a causa del ruolo che l’uomo e la donna hanno avuto nella storia e nella civiltà umane. La donna si ritira immediatamente nel suo guscio per proteggere le sue emozioni, le sue reazioni, ogni cosa. […]
Ho visto i problemi delle donne in occidente, in Europa, in America e in Australia. Le ho incontrate, ma non capiscono la dura realtà biologica, i ruoli che hanno dovuto svolgere, le cicatrici, i graffi e i ricordi che sono rimasti e che inibiscono la psicologia. Devono esserne consapevoli, riconoscerli e andare al di là di essi.

Shanti Adams: Sì, questa sembra la risposta: diventarne consapevoli; il riconoscimento deve precedere la trascendenza. Penso che sia per questo che stiamo tentando di portare alla luce tale argomento. Infatti, stiamo cominciando a renderci conto che esistono dei limiti che sembrano profondissimi, quasi istintivi. Vanno penetrati per permetterci di andare oltre. […]

Copyright originale “What is Enlightenment” magazine
www.wie.org
Traduzione di Gagan Daniele Pietrini.
Copyright per la traduzione italiana: Innernet. www.innernet.it per gentile concessione. L’intervista completa: http://www.innernet.it/geoxml/getcontent/%7B1709A949-6B4C-4CF9-A2A8-5DDC3F03C006%7D.htm

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