Disturbo ossessivo compulsivoIl disturbo ossessivo compulsivo è caratterizzato dalla presenza di ossessioni e/o compulsioni. Le ossessioni sono pensieri, impulsi o immagini ricorrenti e persistenti che sono vissuti come indesiderati, mentre le compulsioni sono comportamenti o azioni mentali ripetitive che un individuo si sente obbligato a compiere in risposta a un’ossessione o secondo regole che devono essere applicate rigidamente.

Rituali e superstizioni fanno parte della nostra vita, ci danno la sensazione (illusoria) di poter esercitare un controllo sugli eventi della realtà esterna e sugli impulsi provenienti dal nostro mondo interiore, che sono al di fuori del nostro controllo più di quanto siamo disposti ad ammettere. Alcune persone compiono quotidianamente gesti come toccare ferro, non calpestare le fessure tra le piastrelle del pavimento, gettarsi il sale dietro le spalle: tutti riti e atti compulsivi alla cui base c’è una componente adattiva. E’ necessario però fare attenzione a non perderne il controllo: lavarsi continuamente le mani fino a rendere ruvida e secca la pelle, perché ossessivamente preoccupati di contaminarsi, è un modo distorto di rispondere a un sano desiderio di igiene e pulizia. Quando il bisogno di controllo sulla realtà esterna o interna diventa eccessivo, siamo in presenza di un disturbo ossessivo-compulsivo (DOC).

Molto spesso le persone che soffrono di questo disagio non si rivolgono al clinico, soffrono in silenzio, sia perché troppo a disagio per cercare aiuto, sia perché immaginano nessuno possa aiutarle a cambiare le cose. In realtà, molto spesso, il DOC può essere trattato efficacemente, in particolare attraverso un approccio cognitivo-comportamentale.


Il DOC colpisce circa l’1,5% della popolazione. L’età media di esordio negli Stati Uniti è di 19.5 anni (nel 25% dei casi, entro i 14 anni).

Disturbo ossessivo compulsivo: criteri diagnostici (DSM 5)

A. Presenza di ossessioni, compulsioni, o entrambi.

Le ossessioni sono definite da 1) e 2):

  1. Pensieri, impulsi o immagini ricorrenti e persistenti, vissuti, in qualche momento nel corso del disturbo, come intrusivi e indesiderati e che nella maggior parte degli individui causano ansia o disagio marcati.
    2. Il soggetto tenta di ignorare o di sopprimere tali pensieri, impulsi o immagini, o di neutralizzarli con altri pensieri o azioni (cioè mettendo in atto una compulsione).

Le compulsioni sono definite da 1) e 2):

  1. Comportamenti ripetitivi (per es., lavarsi le mani, riordinare, controllare) o azioni mentali (per es., pregare, contare, ripetere parole mentalmente) che il soggetto si sente obbligato a mettere in atto in risposta a un’ossessione o secondo regole che devono essere applicate rigidamente.
  2. I comportamenti o le azioni mentali sono volti a prevenire o ridurre l’ansia o il disagio o a prevenire alcuni eventi o situazioni temuti; tuttavia, questi comportamenti o azioni mentali non sono collegati in modo realistico con ciò che sono designati a neutralizzare o a prevenire, oppure sono chiaramente eccessivi.

B. Le ossessioni o compulsioni fanno consumare tempo (per es., più di 1 ora al giorno) o causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti.

Disturbo ossessivo compulsivo: sintomi

I sintomi del disturbo ossessivo compulsivo sono molto eterogenei, tra i più comuni troviamo:

Disturbo ossessivo compulsivo da contaminazione

I sintomi riguardano irrealistici contagi o contaminazioni. A provocare ansia e ossessioni possono essere lo sporco, escrementi, carne cruda, genitali, persone malate, sangue e siringhe, secrezioni del corpo, sostanze chimiche, detersivi. La contaminazione può essere anche di natura “morale”: il male, il diavolo, la negatività. Il contatto con un agente “contaminante” spinge la persona sofferente di DOC a mettere in atto una serie di rituali (compulsioni) di lavaggio, pulizia, sterilizzazione o disinfezione la cui funzione è di neutralizzare l’azione dei germi, tranquillizzarsi rispetto alla probabilità di contaminazione ed eliminare la sensazione di disgusto.
La persona si sente anche spaventata al pensiero di dover accedere a molti luoghi fisici “pericolosi”: bagni e giardini pubblici, bidoni dell’immondizia, supermercati, stazioni ferroviarie, ospedali.

Disturbo ossessivo compulsivo da controllo

I sintomi sono relativi a una serie di controlli eseguiti compulsivamente allo scopo di prevenire gravi incidenti o disgrazie. Le persone sentono il forte impulso di controllare più volte l’effettivo avvenimento di alcune azioni compiute o di compiere rituali di controllo per prevenire incidenti o catastrofi.
Ad esempio: controllare di aver chiuso il rubinetto del gas o dell’acqua, le porte o le finestre di casa, le portiere della macchina, la cassetta della posta, la saracinesca del garage, l’armadietto dei medicinali; di aver spento tutte le luci di casa, di aver perso oggetti personali lasciandoli cadere, ecc.
Spesso le persone si rivolgono continuamente ai familiari per essere rassicurati sulle loro azioni effettivamente compiute o per eseguire i controlli al loro posto.


Disturbo ossessivo compulsivo da ordine e simmetria

Il disordine e la mancanza di simmetria, provoca nelle persone che soffrono di questa tipologia di ossessione una forte sensazione di disagio, costringendole a passare (anche delle ore) a sistemare gli oggetti (fogli, libri, penne, cd, piatti, posate, abiti nell’armadio, ecc.) secondo una sequenza “logica” o un ordine che soddisfi le loro esigenze particolari.

Disturbo ossessivo compulsivo superstizioso

Chi ne soffre attribuisce alle proprie azioni (compiere determinati gesti, pronunciare certe frasi, ecc.) il potere di determinare l’esito degli eventi. Il ripetere alcune azioni riesce a scongiurare la pericolosità di alcuni eventi considerati di malaugurio (suono di un’autombulanza, parole o numeri legate al diavolo o alla morte, transito di un carro funebre, ecc.).

Ossessioni pure

In questo caso sono presenti soltanto pensieri ossessivi, non compulsioni: pensieri o immagini legati a propri comportamenti inaccettabili moralmente, pericolosi, aggressivi, ecc.

Disturbo da accumulo

Il DSM 5 tratta a parte questo disturbo ossessivo-compulsivo che spinge i soggetti ad accumulare oggetti inutili, a volte fino a occupare ogni spazio della propria casa.

Disturbo ossessivo compulsivo: fattori di rischio

  • Fattori temperamentali: emotività negativa più elevata e inibizione comportamentale in età infantile possono favorire l’insorgere del disturbo.
  • Fattori ambientali: eventi stressanti traumatici, come abuso fisico, sessuale, psicologico in età infantile.
  • Fattori genetici e fisiologici: il tasso di DOC tra parenti di primo grado degli adulti con DOC aumenta da 2 a 10 volte (se il DOC ha avuto esordio in età infantile o adolescenziale) rispetto a parenti di persone che non hanno il disturbo.

Differenza tra disturbo ossessivo compulsivo e disturbo ossessivo compulsivo di personalità

Sebbene i due disturbi abbiano nomi simili, le manifestazioni cliniche sono diverse. Il Disturbo ossessivo-compulsivo di personalità non è caratterizzato dalla presenza di ossessioni o compulsioni e invece comporta un modulo pervasivo di preoccupazioni per l’ordine, il perfezionismo e il controllo e deve iniziare con la prima età adulta; si tratta, in questo caso, di un duraturo e pervasivo pattern disadattivo di eccessivo perfezionismo e controllo rigido.

In presenza di sintomi che soddisfano entrambi i disturbi, si possono porre entrambe le diagnosi.

Disturbo ossessivo compulsivo: trattamento

Il trattamento di elezione per la cura del disturbo ossessivo-compulsivo è la psicoterapia cognitivo-comportamentale.

Particolarmente efficace si è rivelata la tecnica di esposizione e prevenzione della risposta (EPR): si espone gradualmente il soggetto (in vivo o in immaginazione) agli stimoli che gli provocano ansia, fino a quando il livello dell’ansia, in modo naturale, si riduce fino a una soglia minima prestabilita. Allo stesso tempo, con la “prevenzione della risposta”, si impedisce (o si ritarda) al soggetto di mettere in atto i comportamenti ritualistici che interromperebbero un’esposizione sufficientemente prolungata all’ansia e la sua conseguente estinzione.

Ad esempio, se un paziente ha paura di essere contaminato, gli si chiede di toccare lo sporco prelevato da un vaso di fiori, senza permettergli di lavarsi le mani per almeno un’ora. All’inizio questo sistema scatena reazioni di ansia intensissime e bisogno impellente di compiere il solito rito, che però non viene eseguito; poi, attraverso esposizioni successive e sistematiche all’agente ansiogeno, diminuisce l’ansia di fronte allo stimolo e il bisogno di eseguire il rituale.

Altre tecniche cognitive agiscono su quei processi di pensiero che sono responsabili del mantenimento del disturbo, modificandoli.

Roberto Gentile (contatti)

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