Disturbo da uso di allucinogeni: le sostanze allucinogene agiscono sul neurotrasmettitore serotonina provocando una distorsione sensoriale (vista, udito, olfatto e tatto) e alterazioni, anche dannose, al sistema psico-cognitivo della persona.
I primi riferimenti storici all’uso di queste sostanze si possono ritrovare nelle cerimonie religiose dei popoli dell’America Centrale e Latina, dove i sacerdoti potevano utilizzare funghi allucinogeni o peyote come strumenti di trascendenza.
Gli allucinogeni possono essere di derivazione naturale, come ad esempio la Mescalina ottenuta dal cactus Peyote o la Psilocibina contenuta in una variante di fungo, oppure possono avere origine sintetica o semi-sintetica, come ad esempio il Dietilammide dell’acido lisergico, meglio conosciuto come LSD (e chimicamente ottenuto da un fungo della segale), o il 3,4-Metilendiossimetamfetamina, detto Ecstasy o MDMA, o ancora il 3,4-Metilendiossiamfetamina, definito MDA. Altre sostanze allucinogene sono la Fenciclidina (detta Polvere d’Angelo o PCP) e la Ketamina.
Allucinogeni naturali e sintetici possono rinvenirsi sia in forma originaria (polvere bianca inodore e solubile in acqua) sia soprattutto in forma liquida applicata su carta o in compresse (“francobolli” e “pasticche”).
Disturbo da uso di allucinogeni: DSM 5
Secondo i criteri del DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), il disturbo da uso di allucinogeni (diversi dalla fenciclidina) è caratterizzato da:
Un pattern di uso di allucinogeni che porta a disagio o compromissione clinicamente significativi, come manifestato da almeno due delle seguenti condizioni, che si verificano entro un periodo di 12 mesi:
- L’allucinogeno è spesso assunto in quantitativi maggiori o per un periodo più lungo di quanto fosse nelle intenzioni.
- Desiderio persistente o sforzi infruttuosi di ridurre o controllare l’uso di allucinogeni.
- Una gran parte del tempo è impiegata in attività necessarie a procurarsi allucinogeni, usare allucinogeni o recuperare dai suoi effetti.
- Craving, o forte desiderio o spinta all’uso di allucinogeni.
- Uso ricorrente di allucinogeni che causa un fallimento nell’adempimento dei principali obblighi di ruolo sul lavoro, a scuola, a casa.
- Uso continuato di allucinogeni nonostante la presenza di persistenti o ricorrenti problemi sociali o interpersonali causati o esacerbati dagli effetti degli allucinogeni.
- Importanti attività sociali, lavorative o ricreative vengono abbandonate o ridotte a causa dell’uso di allucinogeni.
- Uso ricorrente di allucinogeni in situazioni nelle quali è fisicamente pericoloso.
- Uso continuato di allucinogeni nonostante la consapevolezza di un problema persistente o ricorrente, fisico o psicologico, che è stato probabilmente causato o esacerbato dagli allucinogeni.
- Tolleranza, come definita da ciascuno dei seguenti fattori:
a. Un bisogno di quantità marcatamente aumentate di allucinogeni per ottenere intossicazione o l’effetto desiderato.
b. Una marcata diminuzione dell’effetto con l’uso continuato della stessa quantità di allucinogeni.
Disturbo da uso di allucinogeni: effetti
Dronet (portale web accreditato dal Ministero della Salute):
Anche se con qualche differenza fra le diverse sostanze, sotto l’influenza degli allucinogeni le persone vedono immagini, sentono suoni e avvertono sensazioni riconosciute come reali ma che nella realtà non esistono, fino al fenomeno della “sinestesia” in cui ad una persona sembra di ascoltare i colori e di vedere i suoni.
Gli effetti delle sostanze allucinogene sono difficilmente prevedibili perché fortemente influenzate dallo stato psico-fisico della persona al momento dell’assunzione. Altro motivo di imprevedibilità degli effetti è dovuto al fatto che le sostanze vengono prodotte in laboratori clandestini illegali, al di fuori di qualsiasi controllo. Il prodotto finale può essere “tagliato” di volta in volta con elementi diversi, anche dallo stesso produttore, causando quindi effetti inattesi nell’assuntore, che variano da piacevoli (good trip) a insopportabili e terrificanti (bad trip).
Gli effetti degli allucinogeni si presentano da 30 a 90 minuti dopo l’assunzione, e possono avere una durata anche superiore alle 12 ore, senza contare la presenza dei così detti “flashback”, ossia l’improvvisa ricomparsa degli effetti anche a distanza di mesi dall’assunzione.
Alterazioni fisiologiche
In seguito all’assunzione di sostanze allucinogene si verificano:
- aumento della pressione sanguigna e del battito cardiaco;
- secchezza delle fauci;
- perdita dell’appetito;
- nausea;
- aumento della sudorazione;
- tremori.
Alterazioni visive
Uno dei primi effetti prodotti dagli allucinogeni sono le alterazioni del campo visivo, con la comparsa di macchie colorate, figure dai contorni indefiniti, oggetti in movimento che lasciano una scia colorata.
I mutamenti visivi possono aggravarsi con l’apparizione di persone o animali, fino ad arrivare a vere e proprie allucinazioni, isolando la persona dalla realtà con la comparsa di paesaggi assurdi e di figure inesistenti.
Alterazioni percettive
L’alterazione del sistema della percezione comporta la mutazione delle sensazioni della pelle (che può diventare ipersensibile o totalmente anestetizzata) e della propriocezione muscolare, non riuscendo quindi a percepire gli arti e il resto del corpo, e arrivando all’impossibilità di stabilire in quale posizione ci si trovi. Ne consegue inevitabilmente un disturbo dell’equilibrio e del movimento.
È possibile inoltre che si verifichi una distorta percezione temporale, ossia che il tempo passi molto lentamente.
Alterazioni dell’umore
Anche se in modo indiretto, gli allucinogeni comportano dei mutamenti nell’umore, dovuti al tipo di visioni causate dalle sostanze ingerite. Si possono verificare attacchi di panico e psicosi, anche durature (come paura della pazzia e della morte), stati di trance e di delirio, perdita dell’autocontrollo e scarsa concentrazione. L’alterazione della sensibilità, inoltre, comporta un elevato stato confusionale.
Danni collaterali e dipendenza
Gli allucinogeni possono determinare la morte in modo diretto, a causa di intossicazione acuta, di insufficienza renale o cardiocircolatoria, e più spesso in modo indiretto, a causa degli incidenti relativi alle allucinazioni vissute, come la sensazione di volare o, se ci si mette alla guida, l’improvvisa comparsa sulla strada di ostacoli inesistenti.
L’assunzione di queste sostanze può procurare delle “psicosi persistenti”, come manie, depressione, incapacità di pensare in modo razionale, e generare il “disturbo persistente della percezione da allucinogeno- Hallucinogen Persisting Perception Disorder” (HPPD), comunemente chiamato “flashback” o “ritorno dell’acido”: distorsioni sensoriali, come bagliori, movimenti illusori e altri disturbi visivi, si possono ripresentare periodicamente in modo spontaneo e inatteso, anche a distanza di mesi dall’assunzione, o addirittura di anni se l’uso della droga è stato prolungato. Le cause che provocano questi flashback non sono ancora note, ma sembra ci siano correlazioni con situazioni di stress fisico e psicologico.
L’utilizzo di queste sostanze non genera dipendenza fisica, ma psicologica; il desiderio di riprovare le sensazioni procurate dalla droga si fanno sempre più pressanti.
Disturbo da uso di allucinogeni: LSD
Nella sua forma pura l’LSD è un cristallo trasparente, ma si può trovare sotto forma di liquido di consistenza e aspetto simili a quello dell’acqua. Alla vendita nel mercato illegale, l’ LSD è normalmente impregnata (25-250 mg.) in piccoli francobolli di carta su piccole pastiglie colorate (dette ‘Micropunte’), o piccoli cartoncini che vengono appoggiati sotto la lingua e lasciati sciogliere. In genere gli ‘acidi’ sono molto colorati: una faccia del cartoncino è quasi sempre arricchita di un disegno colorato (cilindretti, stelline, animaletti, personaggi dei fumetti, etc…) che lo contraddistingue e ne facilita l’identificazione.
Chi inizia il consumo di LSD, di solito parte sempre da dosi minime: metà di un francobollo un cartoncino o una micropunta (in genere 25-50 mg.) è già una dose psicoattiva.
Disturbo da uso di allucinogeni: Ecstasy
L’ecstasy è chiamata Mdma o 3,4 metilenediossimetilanfetamina. L’Mdma fa parte di una famiglia di droghe che comprende l’anfetamina e la mescalina.
L’ecstasy è attualmente diffusa in maniera epidemica soprattutto nelle discoteche. Viene impiegata per sopportare lo stress di una notte a elevato contenuto di decibel e favorire la socializzazione e disinibizione. “Entactogeno” o “empatico”, l’ecstasy promuove atteggiamenti di socievolezza, intimità, letizia, euforia, le sensazioni vengono intensificate, sembra di riuscire a capire meglio gli altri, è come se le barriere sparissero insieme alle inibizioni, ma questi effetti dipendono dal consumo e dalla personalità del soggetto.
Terminato l’effetto della sostanza si ha una fase down di astenia e apatia che taluni ricercano come ulteriore forma di piacere, a volte addirittura preferibile a quello della fase maniacale eccitatoria. Le cosiddette “morti del sabato sera” trovano nel consumo di ecstasy e nelle conseguenti alterazioni delle percezioni, una delle principali concause. L’ecstasy si presenta solitamente sotto forma di compresse o capsule colorate, non si sa mai cosa ci sia veramente dentro, in ogni caso sono tutte prodotte in laboratorio.
Gli effetti dell’ecstasy variano da persona a persona, l’Mdma agisce dopo 20/40 minuti dall’assunzione della compressa e raggiunge il massimo effetto dopo 60/90 minuti.
Disturbo da uso di allucinogeni: Ketamina
La ketamina è un anestetico usato in medicina e in veterinaria. L’effetto si ha dopo circa 3-4 minuti e dura dai 45 minuti a 1 ora e mezza. La prima volta può durare di più. Agisce deprimendo il Sistema Nervoso Centrale, riducendo la frequenza cardiaca/respiratoria e la pressione arteriosa.
A dosaggi inferiori a quelli necessari per l’anestesia produce anche effetti psichedelici che inducono una sensazione di dissociazione tra mente e corpo. La sostanza, che si presenta sotto forma liquida o di polvere biancastra è normalmente sniffata ma può anche essere ingoiata o assunta con iniezioni inframuscolari.
Disturbo da uso di allucinogeni: Fenciclidina
La fenciclidina (PCP) è stata sviluppata negli anni ’50 come anestetico endovenoso da utilizzare per gli interventi chirurgici, e non è propriamente un allucinogeno. Gli effetti provocati sul Sistema Nervoso Centrale sono simili a quelli generati dagli allucinogeni, ma viene classificato come droga dissociativa. La fenciclidina è in grado di alterare il sistema percettivo, fino a bloccarne il funzionamento, portando l’assuntore in una sorta di trance e a vivere un’esperienza “al di fuori dal corpo”, proprio perché questo non viene più avvertito.
Inizialmente ideata per l’uomo, l’utilizzo è stato presto sospeso a causa degli effetti collaterali manifestati dai pazienti, come stati deliranti, agitazione e psicosi nel periodo post-operatorio. Sfruttata successivamente in campo veterinario, negli anni ’60 si diffonde anche nel mercato illegale della droga con il nome di PCP.
Nella sua forma pura il PCP si presenta come una polvere cristallina bianca che si dissolve velocemente in acqua. Tuttavia la maggior parte del PCP sulla strada contiene un certo numero di contaminanti che causano una variazione del colore, con una consistenza che varia dalla polvere, alla massa gommosa, alle pillole.
Il PCP può essere inalato, fumato, iniettato o masticato. È venduto più comunemente sotto forma di polvere o di liquido ed è applicato su sostanze che vengono in seguito fumate, come tabacco, marijuana, origano, prezzemolo, o menta; il motivo di questa modalità d’assunzione è dovuto al fatto che in questo modo gli effetti della droga si manifestano prima rispetto agli altri metodi.
Disturbo da uso di allucinogeni: trattamento
Generalmente, in caso di reazione negativa (bad trip) da allucinogeni, è sufficiente rassicurare il paziente che i pensieri strani, le visioni e le allucinazioni uditive sono dovute alla droga e non a un esaurimento nervoso e che le condizioni sono passeggere. Le fenotiazine devono essere usate con estrema cautela a causa del pericolo di ipotensione, particolarmente nel caso di ingestione di fenciclidina. Gli ansiolitici come il clordiazepossido o il diazepam possono contribuire a ridurre l’ansia terrificante.
Anche per i forti consumatori di allucinogeni, lo svezzamento dalla droga di solito si ottiene facilmente; alcuni di essi possono necessitare di un trattamento psichiatrico per problemi associati. Può essere di beneficio una relazione d’aiuto con un medico, con contatti frequenti.
Gli stati psicotici persistenti o gli altri disturbi psichici richiedono un trattamento psichiatrico adeguato. I flashback transitori e non eccessivamente disturbanti per il paziente non richiedono un trattamento particolare. Tuttavia, quelli associati ad ansia e depressione possono richiedere una terapia simile a quella delle reazioni avverse acute.
Il consumo di allucinogeni è altamente sconsigliato se si hanno problemi di depressione, schizofrenia, demenza, disturbo bipolare, psicosi varie. Anche lo stato emotivo del momento può incidere molto sulle reazioni emotive dell’assunzione della sostanza. E’ bene anche essere informati sui suoi effetti, per non spaventarsi di fronte ad allucinazioni e altri effetti psico-fisici.
Roberto Gentile (contatti)
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