Dipendenza da cannabis: i cannabici sono sostanze psicoattive estratte dalla pianta di cannabis. Il principio attivo della cannabis è il tetraidrocannabitolo (THC).
Differenti sono i derivati secondo la specie dalla quale derivano, fra i tanti ricordiamo: l’hashish, la marijuana e l’olio di cannabis. La prima è la resina estratta dalla pianta e può essere sia fumata che mangiata; la marijuana è costituita dalle foglie e dai fiori disseccati, mentre l’olio di hashish si ottiene distillando la resina.
Generalmente si fuma in gruppo, e provoca effetti immediati (dopo 3, 4 minuti) di benessere, euforia o magari tristezza, ansia, angoscia. Si assiste a un disturbo della percezione temporale, si vive nel momento presente isolati dal resto, con un generico potenziamento delle percezioni sensoriali, delle capacità comunicative e introspettive. L’attenzione si concentra in aspetti specifici, magari associata a un aumento delle capacità creative e introspettive, mentre perdono importanza tutti gli altri interessi e persone che non condividono questa “esperienza”. La persona si sente meno timida, più disinibita soprattutto nei confronti del sesso. Le attività mentali possono risultare danneggiate, soprattutto nella concentrazione e nel ricordo a breve termine, oltre a un generico senso di stanchezza.
Tali effetti cessano nel giro di poche ore, e spesso esaltano lo stato d’animo del consumatore.
Prevalenza
La cannabis è una delle droghe più diffuse al mondo. Negli Stati Uniti, il 49% di persone ne hanno fatto uso. Anche se la dipendenza fisica non è stata provata, si stima che il 9% di chi usa cannabis sviluppa dipendenza.
Dipendenza da cannabis: DSM 5
Secondo i criteri del DSM-V (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), il disturbo da uso di cannabis è caratterizzato da:
Un pattern di uso di cannabis che porta a disagio o compromissione clinicamente significativi, come manifestato da almeno due delle seguenti condizioni, che si verificano entro un periodo di 12 mesi:
- La cannabis è spesso assunta in quantitativi maggiori o per un periodo più lungo di quanto fosse nelle intenzioni.
- Desiderio persistente o sforzi infruttuosi di ridurre o controllare l’uso di cannabis.
- Una gran parte del tempo è impiegata in attività necessarie a procurarsi cannabis, usare cannabis o recuperare dai suoi effetti.
- Craving, o forte desiderio o spinta all’uso di cannabis.
- Uso ricorrente di cannabis che causa un fallimento nell’adempimento dei principali obblighi di ruolo sul lavoro, a scuola, a casa.
- Uso continuato di cannabis nonostante la presenza di persistenti o ricorrenti problemi sociali o interpersonali causati o esacerbati dagli effetti della cannabis.
- Importanti attività sociali, lavorative o ricreative vengono abbandonate o ridotte a causa dell’uso di cannabis.
- Uso ricorrente di cannabis in situazioni nelle quali è fisicamente pericoloso.
- Uso continuato di cannabis nonostante la consapevolezza di un problema persistente o ricorrente, fisico o psicologico, che è stato probabilmente causato o esacerbato dalla cannabis.
- Tolleranza, come definita da ciascuno dei seguenti fattori:
a. Un bisogno di quantità marcatamente aumentate di cannabis per ottenere intossicazione o l’effetto desiderato.
b. Una marcata diminuzione dell’effetto con l’uso continuato della stessa quantità di cannabis. - Astinenza, manifestata da ciascuno dei seguenti fattori:
a. La caratteristica sindrome da astinenza da cannabis.
b. La cannabis è assunta per attenuare o evitare sintomi di astinenza.
Dipendenza da cannabis: astinenza
I criteri diagnostici del DSM-5 per formulare una diagnosi di astinenza da oppiacei sono:
A. Cessazione dell’uso di cannabis che è stato pesante e prolungato (cioè abituale uso quotidiano o quasi, almeno per un periodo di alcuni mesi).
B. Tre o più dei seguenti segni e sintomi, che si sviluppano approssimativamente entro 1 settimana dopo il Criterio A:
- Irritabilità, rabbia, aggressività
- Nervosismo, ansia
- Difficoltà del sonno (per es., insonnia, sogni inquietanti)
- Diminuzione dell’appetito o perdita di peso
- Irrequietezza
- Umore depresso
- Almeno uno dei seguenti sintomi fisici causa malessere significativo: dolori addominali, instabilità/tremori, sudorazione, febbre, brividi o cefalea.
C. I segni o sintomi del Criterio B causano disagio clinico clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti.
Dipendenza da cannabis: effetti
Gli effetti comportamentali derivanti dalla dipendenza da cannabis variano in funzione della dose assunta, dell’aspettativa di chi lo assume e del tipo di preparazione utilizzata. Esiste pertanto un’ampia gamma di effetti comportamentali e psicologici individuali. Comunque è possibile individuare una serie di manifestazioni generalmente descritte come conseguenti all’uso di marijuana. In generale tali manifestazioni sono dovute ad alterazioni funzionali delle strutture cerebrali: cognitive, come caduta della performance in diversi compiti cognitivi (alterazioni funzionali a carico del sistema limbico) e motorie, come difficoltà di coordinazione (alterazioni funzionali a carico dei gangli della base e del cervelletto).
L’assunzione di marijuana determina un’euforia iniziale che dura per un certo tempo variabile soggettivamente e termina con apatia e sedazione diffusa. Altri effetti caratteristici sono: alterata percezione del tempo, dissociazione di idee e distorsioni della percezione uditiva e visiva. I deficit cognitivi coinvolgono una caduta di performance a carico della memoria, percezione, tempi di reazione, apprendimento e coordinazione motoria.
Effetti acuti
Ansia, disforia, panico e paranoia, specialmente in “fumatori” non sperimentati o in soggetti che ricevono THC a fini terapeutici. Anche “fumatori” esperti possono subire fenomeni del genere dopo ingestione orale di preparati di cannabis.
Compromissione cognitiva, soprattutto a carico della memoria e dell’attenzione. La memoria a breve termine è compromessa e le associazioni mentali sono allentate. Questo distacco dalla realtà contingente è la base dello sviluppo di piacevoli vissuti fantastici mentre rende difficile sostenere una attività psichica finalizzata. Compromissione di funzioni psicomotorie, con aumento del rischio di incidenti se una persona intossicata guida un autoveicolo.
La cannabis produce effetti sul controllo muscolare, sul tempo di reazione e sulla capacità di portare a termine compiti semplici e complessi. Le conseguenze di tali fatti si risentono alla guida simulata e reale. Vi sono convincenti dimostrazioni, derivanti da indagini sul livello plasmatico di THC in vittime di incidenti, che guidare in stato di intossicazione da “fumo” è la causa di un aumento del rischio di incidenti stradali. In questo può intuitivamente giocare un ruolo anche la “disinibizione”, che comporta una eccessiva disinvoltura nella guida e sottovalutazione dei rischi.
Aumento del rischio di sperimentare sintomi psicotici da parte di coloro che sono vulnerabili per storia personale o familiare. Sono eventi rari, seguenti di solito ad assunzione di consistenti dosaggi di cannabis.
Aumento del rischio di minor peso alla nascita quando la gestante ha fumato cannabici in gravidanza.
Effetti cronici
L’assunzione di cannabis continuata nel tempo porta a tolleranza rispetto ai sintomi sia negli animali da laboratorio che negli umani. Ciò significa che, con l’uso continuato della droga, gli effetti su umore, memoria, performance cognitive e motorie diminuiscono di intensità. La causa principale sembra essere una desensibilizzazione del recettore del THC o un’alterazione nella sua interazione con il secondo messaggero.
L’astinenza conseguente alla cessazione dell’uso continuato di cannabis non sembra essere intensa e consiste in alcune modificazioni comportamentali blande a carico dell’umore e del sonno, accresciuta irritabilità, apatia, anoressia e nausea. Negli animali da laboratorio le conseguenze comportamentali derivanti da interruzione dell’assunzione cronica di cannabis si manifestano come incremento dell’attività motoria e di toilette nei ratti, alterata suscettibilità alle convulsioni indotte da shock elettrici nei topi e aumento di aggressività nelle scimmie.
E’ possibile che il quadro sintomatico conseguente alla cessazione dell’assunzione di cannabis sia la conseguenza dell’alterazione funzionale dei recettori del THC. In altre parole i sintomi dell’astinenza sarebbero la conseguenza cognitivo-comportamentale della desensibilizzazione dei recettori del THC o di un’alterazione funzionale a carico del neurotrasmettitore endogeno di cui il THC imita l’attività, non ancora identificato con chiarezza.
Dipendenza da cannabis: trattamento
Si può decidere di smettere di utilizzare cannabis e farlo di colpo (questa sembra essere il metodo più efficace). In questo caso può essere opportuno liberarsi di tutti gli strumenti e gli elementi che consentono di fumare: accendini, fiammiferi, cartine, pipe, contenitori, erba, attrezzatura, numero del rifornitore e ogni altro oggetto possa in qualche modo reinnescare il desiderio di fumare.
Può essere importante anche rivelare la propria scelta agli amici con cui si fuma abitualmente e ai familiari, chiedendo il loro appoggio. Per un po’, sarebbe preferibile evitare gli amici di “sballo”.
L’astinenza inizia il giorno dopo l’interruzione, raggiunge la massima intensità dopo 2-3 giorni, e svanisce dopo 1-2 settimane. In questo breve periodo, si andrà incontro ad alcuni sintomi che possono essere contenuti con alcune strategie. L’insonnia, evitando la caffeina e andando a dormire quando si è molto stanchi. Mangiando cibi appropriati e leggeri per diminuire la sensazione di nausea. Preparandosi mentalmente ad affrontare gli sbalzi d’umore e l’ansia (possono aiutare alcune respirazioni profonde, 20 minuti di attività fisica o il ricordarsi che l’astinenza è temporanea).
Attività fisica, hobbies, altre attività piacevoli (altri amici, cinema, letture, ecc.) possono sostituire il tempo dedicato alla cannabis e costituire una distrazione utile. Anche modificare la routine quotidiana può inizialmente interrompere i vecchi meccanismi impulsivi che emergeranno per un breve periodo.
Altre strategie utili possono essere: evitare i luoghi che richiamano alla memoria le vecchie abitudini, esercizi di respirazione, meditazione, yoga, gomme da masticare o caramelle per calmare il desiderio del fumare, bere dell’acqua per idratarsi e contrastare la voglia di cannabis.
Nel caso smettere di fumare da soli si rivelasse troppo difficile si può ricorrere all’aiuto di uno specialista (o di un centro di disintossicazione). In questo caso, è opportuno aver preso una decisione seria, per non perdere soldi e tempo.
Esiste anche la Narcotici Anonimi, per usufruire di un gruppo di sostegno valido.
Per smettere gradualmente, si decide un piano adeguato per uscire dalla dipendenza da cannabis nel tempo.
Roberto Gentile (contatti)
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