Quando l’amore si trasforma in un’ossessione che domina la mente e fa soffrire parliamo di dipendenza affettiva o love addiction, una problematica legata alle emozioni, ai pensieri e ai comportamenti delle relazioni amorose.
La dipendenza affettiva in una relazione di per sé non è patologica durante la fase dell’innamoramento, il desiderio di dipendenza dovrebbe diminuire con lo stabilizzarsi del rapporto. Chi manifesta i sintomi della dipendenza affettiva, invece, ha un desiderio di fusione che si mantiene inalterato nel tempo; ha un forte bisogno di legame nei confronti di una persona dalla quale dipende totalmente e sulla quale investe tutte le proprie energie; vive costantemente nell’ansia di poterla perdere e ha bisogno di continue rassicurazioni; ha difficoltà nell’identificare in modo consapevole i propri bisogni e obiettivi se non in presenza di una figura di supporto o di un contesto che svolga questa funzione.
La persona dipendente tende a porre al partner richieste affettive esagerate e incongruenti e a non sentirsi amato in maniera sufficiente e adeguata. Il bisogno di protezione e la scarsa autostima costituiscono il tema di fondo di chi soffre di dipendenza affettiva, alimentato da credenze secondo cui la propria felicità dipende completamente dalla vicinanza di una persona supportiva.
Barbara Corte (psicoterapeuta): “L’amore rappresenta il bisogno e la capacità di trascendere noi stessi e, insieme a un altro, creare una realtà nuova. Talvolta, quando si altera l’equilibrio tra il dare e il ricevere, tra il proprio confine e lo spazio condiviso, l’amore può trasformarsi, invece che in un’occasione di crescita e arricchimento, in una gabbia senza prospettive di fuga, con pareti fatte di dolore. Questo è quello che succede quando si scivola nella dipendenza affettiva.
La dipendenza affettiva è una forma patologica di amore caratterizzata da assenza cronica di reciprocità nella vita affettiva, in cui l’individuo, “donatore d’amore” a senso unico, vede nel legame con un’altra persona, spesso problematica o sfuggente, l’unico scopo della propria esistenza e il riempimento dei propri vuoti affettivi.
Non sempre la differenza tra amore e dipendenza affettiva è netta. Può addirittura accadere che i due fenomeni si confondano.
La chiave di distinzione sta nel grado di autonomia dell’individuo e nella sua capacità di trovare un senso in se stesso. Diversamente da quanto comunemente si crede, l’amore nasce dall’incontro di due unità, non di due metà. Solo per chi percepisce nella sua completezza è possibile donarsi senza annullarsi, senza perdersi nell’altro. Chi è affetto da dipendenza affettiva, non essendo autonomo, non riesce a vivere l’amore nella sua profondità e intimità. La paura dell’abbandono, della separazione, della solitudine generano un costante stato di tensione. La presenza dell’altro non è più una libera scelta ma è vissuta come una questione di vita o di morte: senza l’altro non si ha la percezione di esistere. I propri bisogni e desideri individuali vengono negati e annullati in una relazione simbiotica.
La persona che ha una dipendenza affettiva di solito soffoca ogni desiderio e interesse individuale per occuparsi dell’altro ma inevitabilmente viene delusa e il suo amore prende la forma del risentimento. Allo stesso tempo non riesce a interrompere la relazione, in virtù di ciò che definisce “amare troppo”, non rendendosi conto che questo comportamento distrugge l’amore che richiede invece autonomia e reciprocità.
La dipendenza affettiva affonda le sue radici nel rapporto con i genitori durante l’infanzia. Le persone dipendenti da bambini hanno ricevuto il messaggio che non erano degni di essere amati o che i loro bisogni non erano importanti. Queste persone di solito provengono da famiglie in cui i bisogni emotivi sono stati trascurati in virtù dei bisogni materiali. La crescita copre la ferita, ma la lascia insanata. Attraverso l’identificazione con il partner le persone dipendenti cercano di salvare se stessi e colmare le proprie carenze affettive. Nella vita di coppia si riattribuiscono, più o meno inconsapevolmente, un ruolo simile a quello vissuto con i genitori, nel tentativo di cambiare il finale. L’assenza della possibilità di sperimentare una sensazione di sicurezza nell’infanzia genera il bisogno di controllare l’altro, nascosto dietro un’apparente tendenza all’aiuto.
Il principale problema nella risoluzione delle dipendenze affettive è l’ammissione di avere un problema. Esistono, infatti, dei confini estremamente sottili tra ciò che in una coppia è normale e ciò che diviene dipendenza.
La difficoltà nell’individuazione del problema risiede anche nei modelli distorti di amore che possono far ritenere determinati abusi e sacrifici di sé come “normali”.
Spesso, paradossalmente, è la “speranza” che fa sopravvivere il problema e che tende a cronicizzarlo: la speranza in un cambiamento impossibile, soprattutto in un contesto relazionale in cui si sono consolidati dei copioni da cui è difficile uscire. Così, paradossalmente, l’inizio del cambiamento arriva quando si raggiunge il fondo e si sperimenta la disperazione, che rappresenta la possibilità di sotterrare le illusioni che hanno nutrito a lungo il rapporto patologico.
E’ questo il momento in cui si è più disposti a chiedere aiuto, e può essere l’occasione per iniziare un percorso psicologico di cambiamento, finalizzato alla costruzione di legami sentimentali più appaganti.”
Dipendenza affettiva: come superarla
L’equilibrio di coppia si fonda sempre sul dialogo, sul rispetto di sé stessi e sul riconoscimento dell’altro come individuo prima che come partner. Se manca uno di questi tre ingredienti occorre ripartire da lì. Ognuno di noi poi può aver attraversato un periodo di dipendenza affettiva: la possibilità di uscirne e di creare in seguito rapporti più autentici risiede nella capacità di ognuno di prendere coscienza del problema, di confrontarsi con il partner, mettersi in discussione e contrattare il rapporto su nuove basi, mettendo da parte le ipocrisie ed affrontando le paure reciproche.
Nel momento in cui il disagio e la sofferenza diventano troppo pesanti, tanto da compromettere seriamente la vita quotidiana, è bene rivolgersi a uno psicologo. L’obiettivo del processo terapeutico è rappresentato dall’acquisizione di consapevolezza, scoprire la propria fragilità può trasformarsi in una forza che permetterà di avere una più chiara visione della realtà e di conseguenza la capacità di migliorare la propria vita.
Nel caso in cui entrambi i membri della coppia avvertano un disagio nella relazione e siano motivati a cercare una soluzione alla propria sofferenza, una terapia di coppia, ovvero un percorso terapeutico che li coinvolga entrambi, può risultare molto valido, oltre che per riflettere sulle premesse a cui si è ispirata la relazione, anche per ricontrattare e negoziare alcune regole fondamentali dello stare insieme o elaborare alcune nuove modalità di rintracciare il proprio benessere personale con o senza l’altro.
Roberto Gentile (contatti)
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