Come coltivare la vite: è un genere di piante arbustive della famiglia Vitacee. La specie più nota è la Vitis vinifera (detta comunemente vite), da cui si ricavano l’uva e il vino.
La vite è una pianta arborea rampicante che per crescere si attacca a dei sostegni (tutori) mediante i viticci; se la pianta non viene potata può raggiungere larghezze ed altezze notevoli attaccandosi agli alberi, su pareti rocciose, o coprendo il suolo. È dotata di un apparato radicale molto sviluppato, che può superare anche i 10 metri di lunghezza.
Ha un fusto anche di lunghezza notevole da cui si dipartono numerosi rami, detti tralci.
Le foglie, dette pampini, palminervie, alterne, sono semplici e costituite da cinque lobi principali più o meno profondi, su una forma di base a cuore.
Le foglie sono un carattere diagnostico molto importante per il riconoscimento dei vitigni delle varie specie, e all’interno della vite coltivata europea (Vitis vinifera sativa).
I frutti sono delle bacche (acini) di forma e colore variabile: gialli, viola o bluastri, raggruppati in grappoli. Presentano un esocarpo spesso pruinoso (buccia), un mesocarpo con cellule piene di succo da cui si ricava il mosto (polpa) ed un endocarpo formato da uno strato di cellule che delimita le logge contenenti i semi (vinaccioli).
Varietà
Sono numerosissime. Alcune da tavola sono: Alphonse Lavaleé, Baresana, Cardinal, Conegliano, Isabella sapore di fragola, Italia, Moscato d’Adda, Pizzutello, Zibibbo, ecc.
Come coltivare la vite: clima e terreno
La vite trova in Italia le condizioni ideali di clima e terreno, per cui viene coltivata in tutte le regioni, dalla Sicilia al Piemonte.
Gli aspetti principali del clima sono la temperatura, la piovosità e l’insolazione.
Temperatura
Importanti sono le temperature minime e massime che possono danneggiare la vite. Le minime termiche vengono distinte in inverni freddi in brinate autunnali e primaverili.
La vite europea resiste ai freddi invernali fino a temperature minime di 15-20° C, mentre la vite americana fino a -25° C.
Vengono considerate più dannose le gelate primaverili piuttosto di quelle autunnali, con lesioni dei germogli, mancato sviluppo della fruttificazione e della gemme secondarie. In presenza di alte temperature invece si possono verificare fenomeni di apoplessia.
Pioggia
La vite è considerata pianta arido-resistente, che si adatta ai terreni piuttosto siccitosi. Molti vigneti italiani sono impiantati in zone collinari soggette a siccità estiva.
Le quantità di pioggia per la vite coltivata solo le seguenti:
- 14-15 mm durante il germogliamento
- 10 mm durante la fioritura
- 40-115 mm nel periodo successivo fino all’invaiatura
- 80-100 mm tra l’invaiatura e la maturazione
- 0-40 mm durante la vendemmia.
Luce
La vite è una pianta eliofila e quindi si avvantaggia della luminosità dell’ambiente.
Terreno
La vite si adatta a diversi tipi di terreno, prediligendo quelli a medio impasto, con buone caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche.
- Terreni calcarei: si ottengono vini con buon grado zuccherino, ma scarsa acidità.
- Terreni umiferi: troppo ricchi di sostanza organica, sono in genere da scartare per il vigneto, non tanto per la produzione che risulta abbondante, quanto per la qualità scadente, fornendo vini grossolani.
- Terreni argillosi: associata al calcare potrebbe conferire corpo e colore al vino. Nei terreni argillosi, a parte problemi di smaltimento acque con fenomeni di asfissia e marciumi radicali, si ottengono minori quantità ma migliori qualità di uve.
- Terreni sabbiosi: quando non risultano siccitosi, consentono un buon sviluppo della vite e produzioni pregiate, in quanto la sabbia conferisce leggerezza e profumo al vino.
Giacitura: la vite trova l’habitat ideale in collina.
Esposizione: è molto importante nelle zone più a nord, dove la vite predilige le esposizioni soleggiate verso sud o sud-ovest. Più indicato l’orientamento nord-sud, che consente una buona illuminazione sulle pareti del filare.
Altitudine: rappresenta un limite all’areale della vite, in quanto quest’ultima non cresce oltre una certa altezza. Aumentando l’altitudine diminuisce la temperatura e si ritarda la maturazione dell’uva.
Come coltivare la vite: impianto
La maggior parte dei vitigni europei non sono resistenti agli attacchi della fillossera (fillossera della vite, un afide che attacca le radici e le foglie della vite), perciò la propagazione di questi vitigni è da tempo vincolata all’utilizzo dell’innesto su piede americano (resistente alla fillossera). La vite si moltiplica bene per talea, ma a causa di questo afide introdotto accidentalmente in Italia dall’America alla fine del XIX secolo, si è costretti a innestarla su piede americano.
Attualmente, il materiale più richiesto per la creazione di nuovi impianti sono le barbatelle innestate. Esse sono costituite da una marza (cioè la parte che costituirà l’apparato aereo della pianta) e un portinnesto (la parte della pianta che costituirà l’apparato radicale): è perciò necessario provvedere all’ottenimento di legno per produrre i portinnesti e le marze; successivamente si procede all’innesto. Si possono trovare sul mercato anche barbatelle franche, ossia barbatelle non innestate.
Il legno per produrre i portinnesti viene prelevato al momento della potatura invernale (gennaio-febbraio).
Il legno per le marze viene prelevato durante la potatura invernale dalle piante madri e confezionato e conservato alla stessa maniera del legno per i portinnesti.
Qualche giorno prima di effettuare l’innesto (marzo), gli innesti-talea di portinnesto e marza vengono portate a temperatura ambiente e immerse parzialmente in acqua; successivamente si opera l’unione tramite innesto a tavolino, di tipo generalmente a omega (esistono anche altri tipi di innesto, meno utilizzati). A livello del punto d’innesto si applicano cere e paraffine, in modo da evitare la traspirazione, l’ingresso di luce e di agenti patogeni.
Segue quindi la fase di forzatura, necessaria per permettere una buona saldatura tra i due bionti nel punto d’innesto. Gli innesti-talea sono inseriti in cassoni e ricoperti di sabbia o segatura (i cassoni sono poi disposti in posizione tale da rispettare la polarità della pianta). Nei primi due-giorni di forzatura, la temperatura passa da 20°C a 26-28°C, rimane invariata per circa dieci giorni per poi tornare gradualmente a 20°C; l’umidità relativa resta sempre elevata (>80%). In questa fase non sono importanti né l’emissione di radici, né l’emissione di germogli.
Terminata la forzatura e fatta una cernita delle barbatelle migliori, gli innesti-talea vengono disposti in barbatellaio verso metà aprile: una seconda paraffinatura è necessaria all’apice dell’innesto-talea per prevenire la disidratazione. Le barbatelle rimangono in barbatellaio tutta la stagione; una volta sterrate, si effettua una cernita delle migliori, si potano i germogli (in modo da lasciare solo due gemme) e le radici vengono ridotte a 10-15 cm (per permettere una migliore proliferazione radicale al momento dell’impianto); viene effettuata inoltre una terza paraffinatura, che le protegge fino alla commercializzazione e all’impianto in vigneto.
L’impianto andrebbe fatto in autunno e comunque entro marzo, mettendo a dimora le barbatelle innestate di 2 anni. Il portainnesto viene scelto in funzione del tipo di terreno del vitigno da impiantare, del tipo di forma di allevamento scelto e dell’obiettivo enologico che s’intende raggiungere.
Le piantine vanno protette da possibili gelate coprendole con della terra o della plastica. Premesso che la vite è una specie incapace di stare in piedi da sola, viene allevata in moltissimi modi fra cui l’alberello, la spalliera, il cordone speronato e la pergola che hanno tutti lo scopo di sorreggerla, ottenere la maggiore esposizione alla luce, aumentare l’arieggiamento ai grappoli e facilitare la potatura e la raccolta.
La preparazione del terreno da adibire a vigneto consiste in una lavorazione profonda 50 cm su tutta la superficie, unita a una concimazione organica, per esempio utilizzando letame. In alternativa è possibile scavare dei solchi d’impianto larghi 40 cm e profondi 60, in cui interrare il fertilizzante; questo metodo ha il vantaggio di muovere meno materiale e lasciare gli interfilari inerbiti. Si ricopre il solco con la terra rimossa e successivamente si interrano le barbatelle forando il terreno soffice con un palanchino.
Video: Portinnesto e marza
Video: Impianto vigneto
Come coltivare la vite: pratiche colturali
La giovane vite al primo anno di impianto deve essere irrigata e fertilizzata con concime ricco di azoto, per poter sviluppare le radici e la chioma; l’eventuale consociazione con ortaggi è vantaggiosa, perché obbliga a tenere il solco pulito dalle erbacce e non crea antagonismo: le radici della vite lavorano a profondità superiori a quelle degli ortaggi.
Al quarto anno dall’impianto possiamo raccogliere grappoli perfetti. La qualità ed il sapore tendono a migliorare con il tempo: al decimo anno di produzione la vite dà il miglior rapporto tra qualità e quantità.
Le operazioni indispensabili per ottenere un raccolto sano e abbondante si snodano attraverso tutte le stagioni. Le cure alla vigna seguono un ciclo fisso che inizia in febbraio e termina all’inizio dell’autunno, momento della vendemmia. Le piante devono essere nutrite, potate, legate, irrigate, mantenute in buona salute. In quest’ultimo caso è meglio prevenire piuttosto che curare, perciò la tempistica degli interventi, in relazione agli eventi atmosferici, diventa particolarmente importante.
Concimazione
Il nutrimento della pianta si ottiene concimando il terreno e dipende dall’età del vitigno: occorre perciò distinguere tra piante giovani e non produttive e piante adulte, in piena produzione. Le prime hanno bisogno di maggiori quantità di azoto, che serve per far sviluppare la pianta. Per produrre i frutti e favorire la maturazione sono invece più necessari il fosforo, il potassio e i microelementi, come il magnesio. Il sistema più semplice per distribuire i concimi è l’interramento, che avviene con la zappatura, da effettuarsi principalmente in primavera.
E’ buona norma concimare il terreno apportando mediamente ogni anno per ettaro 80-100 kg di azoto, sotto forma di nitrato o solfato ammonico, 50-60 kg di anidride fosforica sotto forma di perfosfato minerale e 130-170 kg di ossido di potassio sotto forma di solfato potassico.
Il fosforo e il potassio possono essere somministrati tutti o in parte in autunno e interrati con una lavorazione profonda, l’azoto è bene somministrarlo alla fine dell’inverno inizio primavera.
Potatura
La potatura della vite si effettua a partire da marzo e si distingue in potatura di allevamento, per formare la giovane pianta, e potatura di produzione, per mantenere la forma e l’equilibrio della pianta adulta. La legatura dei tralci si effettua in più riprese, seguendone la crescita; ha lo scopo di sostenere i tralci che possono spezzarsi sotto il peso dei grappoli o per l’azione del vento.
Con la potatura dobbiamo selezionare i tralci più robusti e meglio lignificati, diradandoli per equilibrare la quantità di grappoli presenti sulla pianta, mentre vanno eliminati tutti quelli che hanno prodotto (i tralci di due anni).
E’ difficile dire esattamente quanti tralci lasciare, poiché la “carica” produttiva dipende dalla vigoria della pianta. Il metodo più semplice è osservare il risultato della potatura: se la crescita della nuova vegetazione è ridotta, con tralci di lunghezza inferiore a 150 cm, significa che dobbiamo potare in modo più intenso. Viceversa, se osserviamo una vegetazione esuberante con tralci di due metri e più, l’anno seguente ne dovremo lasciare un maggiore numero.
Una volta eseguito il diradamento dei tralci, questi vanno poi raccorciati, eliminando la parte apicale che risulta poco lignificata e con gemme deboli. L’accorciamento dei tralci può essere maggiore o minore: potatura lunga si lasciano 10 gemme o più; potatura corta con “speroni” di 2-4 gemme. Questa scelta dipende dalla varietà e dal sistema di allevamento.
Generalmente si esegue una potatura corta sulle viti allevate in parete, più lunga per quelle allevate a pergolato.
Oltre alla potatura “secca” da eseguire nel periodo invernale sono spesso necessari interventi di potatura “verde”, da eseguirsi durante l’estate.
Video: Potatura della vite (by Il dottore delle piante)
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Irrigazione
L’irrigazione della vigna è un intervento di soccorso e si effettua solo se il clima è particolarmente arido o se la pianta è in giovane età; l’eccesso di acqua pregiudica la qualità dei grappoli.
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Femminelle
A inizio estate su piante molto vigorose può essere necessario asportare le “femminelle”, cioè quei germogli inseriti sui tralci dell’anno. Le femminelle si formano da gemme che, invece di rimanere quiescenti fino all’anno seguente, schiudono anticipatamente (rami anticipati). Le femminelle possono anche portare grappoli che difficilmente maturano poiché formati in ritardo. Se presenti in gran numero le femminelle possono creare un eccessivo addensamento della vegetazione ed è quindi opportuno intervenire eliminandone almeno in parte.
Sfogliatura
A partire da un mese prima della raccolta si può intervenire con la sfogliatura, che si esegue asportando le foglie basali a contatto col grappolo. Poiché la nutrizione del grappolo dipende dalle foglie, per non ridurre l’accumulo di zuccheri, questo intervento deve essere fatto con moderazione, eliminando non più di 2-3 foglie per tralcio. In questa fase le foglie più vecchie alla base del tralcio hanno un’attività fotosintetica ridotta, togliendole si migliora l’arieggiamento dei grappoli riducendo i marciumi senza nuocere alla maturazione.
Come coltivare la vite: raccolta e conservazione
La raccolta avviene tra la fine di giugno e agosto fino a giungere ai primi di ottobre. Fate attenzione nel controllare che gli acini siano completamente maturi e che il grappolo venga tagliato a 20 cm dal tralcio. Meglio raccoglierli in contenitori grandi in modo da evitare lo schiacciamento degli acini stessi. I metodi seguiti per la raccolta sono essenzialmente due: manuale e mediante l’uso di specifici macchinari.
Come coltivare la vite: malattie e parassiti
La vite è una pianta sensibile a diversi parassiti animali come ad esempio le gli acari, il ragnetto rosso, la tignola. Tra gli insetti teme soprattutto le cicaline e tra le malattie fungine soffre l’oidio o mal bianco, la peronospora e la muffa grigia.
Uva: uso in cucina e proprietà terapeutiche
Si consuma come frutto fresco, in macedonia o ridotta in succo; con l’uva fresca molto matura si prepara il vincotto, mosto stracotto fino a diventare dolcissimo, utilizzato per preparare alcuni dolci tradizionali. Dai semi (vinaccioli) del’ uva si ricava un olio ricco di acidi grassi benefici per la salute se usato a crudo.
L’uva è indicata in caso di anemia e affaticamento, uricemia e gotta, artrite, vene varicose, iperazotemia, malattie della pelle. L’uva ha proprietà antiossidanti e anticancro, dovute soprattutto al contenuto di polifenoli e di resveratrolo, presente nella buccia dell’ uva nera; ha inoltre proprietà antivirali, grazie al contenuto di acido tannico e di fenolo, in grado di contrastare il virus dell’herpes simplex (applicazioni di succo d’uva o di mosto sulle labbra affette da herpes ne velocizzano la guarigione).
L’uva risulta anche particolarmente utile in caso di stitichezza.
Gli acini ridotti in purè, applicati sulla pelle di viso e collo, hanno un’azione astringente e rivitalizzante.
Chi soffre di disturbi digestivi, dovrebbe mangiare gli acini d’uva senza buccia e semi. Deve essere consumata con moderazione in caso di diabete e obesità.
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