
Indivia scarola
Come coltivare indivia e scarola: nell’antichità l’indivia era utilizzata come pianta medicinale perché aveva un sapore amarognolo. Oggi, con l’imbiancamento delle foglie, l’indivia è più dolce e consumata come insalata. Si suddivide in due gruppi: quella a foglia riccia e quella a foglia intera. La varietà crispa ha foglie frastagliate; la varietà latifoglia, detta scarola, ha foglie larghe che si ripiegano verso il germoglio centrale.
Varietà
Le varietà principali sono la riccia fine d’estate, la riccia fine di Ruen, la riccia grossa di Pancalieri e la riccia a cuore giallo. Tra le scarole troviamo: la gigante degli ortolani, la dilusia, la bionda a cuore pieno, la cornetto di Bordeaux.
Come coltivare indivia e scarola: clima e terreno
Le indivie resistono bene al freddo asciutto e alle gelate (fino a – 3° C), anche se a volte delle brinate precoci o gelate in autunno-inverno possono provocarne la lessatura delle foglie. Sotto i -7° C, le radici e il colletto cedono irrimediabilmente al freddo. Se l’aria presenta un alto grado di umidità, questo limite si innalza molto. La scarola resiste meglio al freddo rispetto all’indivia riccia, per questo il ciclo produttivo di quest’ultima è spesso anticipato.
Le indivie si adattano bene a qualsiasi tipo di terreno, se fresco, irriguo, con una buona dotazione di sostanza organica e un rapido ed efficace sgrondo delle acque. Al contrario della scarola, l’indivia riccia si adatta bene anche ai terreni molto argillosi.
Come coltivare indivia e scarola: semina
Per la raccolta autunnale, la semina si esegue in pieno campo da luglio ad agosto; per le produzioni invernali e primaverili, da agosto a fine settembre. Nelle aree più fredde del nostro territorio, la semina può essere praticata in gennaio-febbraio sotto tunnel freddo.
La semina a pieno campo richiede la creazione di file distanti 30-50 cm, su cui poi si opera un diradamento a 20-30 cm, non appena le piantine presentano la terza-quarta foglia. La profondità di semina è di 1-2 cm. Per il calendario lunare l’indivia va trapiantata nella prima settimana di luna crescente, immediatamente dopo la luna piena.
La produzione di piantine con pane di terra è molto semplice da realizzare. Sono sufficienti contenitori alveolati di 50x30cm con 45-50 posti (o anche più piccoli) e l’apposito terriccio per semine. Dopo aver riempito i contenitori senza comprimere troppo il terriccio, ponete due semi per ogni alveolo, interrandoli per 1-2 millimetri, dopo la germinazione tenete la piantina migliore. Quando seminate nei mesi caldi è necessario che manteniate il terriccio costantemente umido per mezzo di ripetute irrigazioni con piccole quantità d’acqua finemente suddivisa.
Le piantine sono pronte per il trapianto quando presentano 4-5 foglie (mediamente 30-45 giorni dopo la germinazione del seme, secondo i periodi di semina) e le radici trattengono bene il terriccio. Le semine per la produzione di piantine con pane di terra si attuano dai primi di aprile a tutto luglio. La temperatura più adatta per la germinazione dei semi va dai 20 ai 30° C.
Come coltivare indivia e scarola: pratiche colturali
E’ importante utilizziate esclusivamente letame, compost o altre fonti di nutrimento ben decomposte (acquista su Amazon), perché le indivie non amano le sostanze organiche non del tutto degradate. Generalmente bastano 1,5-2,5 kg/mq, da interrare con la lavorazione profonda (ponetelo a circa 30-35 cm.)
Annaffiate spesso fino a quando le piante non saranno ben sviluppate. Dopo quel momento, potrete irrigare con maggior parsimonia, per evitare la formazione di marciume. Un’umidità costante e senza eccessi vi permetterà di avere produzioni abbondanti e di elevata qualità. Acquista un tubo per irrigazione su Amazon
Le piantine vanno diradate appena presentano la quinta foglia. Per l’imbianchimento è sufficiente che leghiate le foglie, bene asciutte, di ogni cespo con un filo di rafia, oppure coprite le piante con tunnel di plastica nera.
Potete eseguire una pacciamatura predisponendo sul terreno teli di materiale plastico scuro (anche del tipo degradabile, a base di amido di mais), in particolare nelle colture che danno il loro prodotto da fine estate al tardo autunno. Acquista su Amazon un telo nero per pacciamatura
Attraverso leggere e ripetute zappature e/o estirpature superficiali, controllate la crescita delle infestanti e smuovete il terreno, che diventa compatto a seguito di piogge e irrigazioni.
Tecniche colturali
Avvicendamento: non dovete ripetere la coltura nello stesso terreno prima di tre anni. L’indivia può essere coltivata prima di patate, cipolle invernali e pomodori.
Consociazione: va d’accordo con porri e cicoria. Sconsigliata la consociazione con finocchi, cavoli e fagioli rampicanti.
Come coltivare indivia e scarola: raccolta e conservazione
Raccogliete le indivie tagliando i cespi a fior di terra, quando raggiungono almeno 25 g di peso (quando il cuore del cespo è imbianchito). Il grosso della produzione avviene tra ottobre e agosto ma secondo la zona e l’epoca di semina la produzione può procedere per tutto il corso dell’anno. Le rese sono comprese tra 2 e 4 kg di cespi ogni mq di coltura.
Non si prestano alla congelazione. Si prestano solo al consumo fresco.
Come coltivare indivia e scarola: malattie e parassiti
Le indivie, così come ogni tipo di insalata, sono soggette agli attacchi di afidi, mosca degli orti, larve di maggiolino, nottue, grillotalpa, lumache, ecc.
Tra le malattie crittogamiche, le più pericolose sono la peronospora, il mal bianco, la ruggine, l’antracnosi, la cercospora, l’alternariosi, la sclerotinia e la muffa grigia. Sono anche particolarmente soggette al mosaico della lattuga, una pericolosa virosi.
Indivia e scarola: uso in cucina e proprietà terapeutiche
L’indivia è ottima cruda in insalata, saltata in padella con la pancetta, ripiena e gratinata. Solo bollita ritrova il suo sapore originario un po’ amaragnolo.
Contiene molta vitamina A, ottima per gli occhi e per la pelle. E’ ricca anche di ferro, calcio e fosforo. Ecco perché è meglio non farla cuocere, cruda mantiene tutte le sue vitamine e i suoi sali minerali.
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