La bulimia nervosa è un disturbo dell’alimentazione che si caratterizza per la presenza di abbuffate seguite da pratiche di compensazione per eliminare l’eccesso di calorie introdotto. Anche quando il peso corporeo viene mantenuto entro limiti di normalità, la situazione clinica generale è critica e rischiosa per la salute.
Secondo i criteri del DSM 5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), la bulimia nervosa si caratterizza per:
A. Ricorrenti episodi di abbuffata. Un episodio di abbuffata è caratterizzato da entrambi i seguenti aspetti:
- Mangiare, in un determinato periodo di tempo (per es., un periodo di due ore), un quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte degli individui assumerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili.
- Sensazione di perdere il controllo durante l’episodio (per es., sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o a controllare cosa e quanto si sta mangiando).
B. Ricorrenti e inappropriate condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso, come vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici o altri farmaci, digiuno o attività fisica eccessiva.
C. Le abbuffate e le condotte compensatorie inappropriate si verificano entrambe in media almeno una volta alla settimana per 3 mesi.
D. I livelli di autostima sono indebitamente influenzati dalla forma e dal peso del corpo.
Questo disturbo è tipico del genere femminile, e la prevalenza a 12 mesi tra soggetti giovani è di circa l’1-1,5%. La bulimia nervosa si presenta più spesso tra i 20 e i 30 anni.
Le abbuffate avvengono il più delle volte un paio di volte a settimana, ma spesso anche tutti i giorni. Il tempo dell’attacco varia dai 15 minuti alle 4 ore.
Bulimia nervosa: sviluppo e decorso
La bulimia nervosa inizia generalmente durante l’adolescenza o la prima età adulta. Le abbuffate iniziano in genere durante o dopo un periodo di restrizioni dietetiche. Anche diversi eventi stressanti possono precipitare l’esordio della bulimia nervosa.
Una condotta alimentare alterata persiste per parecchi anni in un’alta percentuale di campioni clinici. In un follow-up (controllo) a lungo termine, i sintomi di molti soggetti sembrano diminuire con o senza trattamento, sebbene il trattamento influisca chiaramente sull’esito.
Bulimia nervosa: fattori di rischio
A un maggior rischio per lo sviluppo della bulimia nervosa sono associati:
- Fattori temperamentali: preoccupazioni relative al peso, scarsa autostima, sintomi di depressione, disturbi d’ansia sociale.
- Fattori ambientali: abusi fisici, sessuali o psicologici durante l’infanzia; interiorizzazione di un ideale di corpo magro.
- Fattori genetici e fisiologici: obesità infantile; precoce maturazione puberale; vulnerabilità genetiche; trasmissione familiare.
Bulimia nervosa: segnali per riconoscerla
Nelle sue fasi iniziali non è semplice riconoscere la bulimia nervosa, soprattutto se interessa una persona adulta, che gestisce autonomamente la propria alimentazione. Ci sono alcuni atteggiamenti che potrebbero fornire qualche segnale della presenza di questo disturbo:
- eccessiva attenzione al cibo, al peso e all’aspetto fisico;
- manifestazione di sensi di colpa dopo un pasto abbondante;
- pasti eccessivi che si alternano a periodi di digiuno o di dieta rigorosa;
- aumento evidente di attività fisica;
- uso frequente di lassativi o diuretici;
- permanenza in bagno prolungata subito dopo o durante i pasti;
- dimagrimento o mantenimento del peso forma nonostante ripetuti pasti ipercalorici;
- esaurimento insolitamente rapido delle scorte alimentari domestiche.
Bulimia nervosa: caratteristiche
Ci sono alcune caratteristiche che contraddistinguono questo disturbo:
- L’impulso a controllare l’alimentazione emerge quando si è in pubblico.
- Di fronte agli altri, si scelgono alimenti “light”, a basso contenuto di grassi, che possono essere consumati senza eccessive ansie.
- Per le abbuffate si fa uso di alimenti di scarsa qualità e facile consumo.
- L’elemento che contraddistingue l’abbuffata è proprio il consumo di una grande quantità di cibo in poco tempo.
- Si ha l’abitudine a conservare cibi, in modo da averne sempre a disposizione.
- I pasti non avvengono in orari regolari.
- Osservati dall’esterno, le bulimiche sembrano funzionare perfettamente.
- Essere bulimici provoca vergogna e spesso si mantiene il segreto sulla sua esistenza.
- Si prova disgusto per se stessi e ci si percepisce anormali.
- Spesso l’umore è depresso, si trascurano i propri interessi e ci si isola dal mondo.
- Si pratica molta attività fisica.
L’attenzione ossessiva per il peso corporeo spinge le persone affette da questo disturbo a seguire una dieta estrema e inflessibile, negandosi una grande quantità di alimenti (cibi proibiti).
Le limitazioni cui le bulimiche si sottopongono, comprendono:
- riduzione della frequenza dei pasti;
- stabilire una soglia massima di calorie come fabbisogno quotidiano (in genere, molto scarsa);
- evitamento di specifici alimenti, o perché ritenuti troppo calorici o perché hanno provocato in passato degli attacchi bulimici.
Questa inappropriata modalità di nutrizione genera immancabilmente un’alterazione del meccanismo che regola il rapporto fame-sazietà, con inevitabili e deleterie ripercussioni di tipo fisiologico. A causa dell’ingestione di lassativi o clisteri e all’innesco del vomito, le persone bulimiche possono andare incontro a gravi conseguenze fisiche. Frequenti sono gli scompensi elettrolitici o la disidratazione, squilibri renali, abrasioni delle nocche delle mani e secchezza della pelle. Il ciclo mestruale potrebbe interrompersi, i capelli cadere, il sonno o la concentrazione diminuire.
Il vomito continuo può causare lesioni alo stomaco e l’uso di lassativi può generare disfunzioni cardiache con perdita di minerali essenziali quali il potassio, il magnesio e il sodio.
Bulimia nervosa: convinzioni disfunzionali
La bulimia non può ricondursi a un’unica causa, ma è il prodotto di un insieme di fattori (ad esempio, dieta, stress, malessere psicologico, emozioni negative, ecc.).
I pensieri disfunzionali che provocano questo disturbo sono:
- Idee di perfezionismo e visione dicotomica “bianco o nero”: il tentativo di mantenere una dieta estrema è destinato in molti momenti a fallire, e questi “errori” di comportamento, quando avvengono, portano la persona a una sensazione di perdita di controllo e che sia accaduto qualcosa di irrimediabile. Per questo motivo, quando si verifica un piccolo “sgarro” nella dieta, la bulimica, percependo di aver fallito totalmente, continua ad abbuffarsi senza freno. Dopo di che, l’unica soluzione possibile appare quella di liberarsi di tutto il cibo che si è introdotto nel proprio corpo (attraverso il vomito o altre condotte di eliminazione).
- Tutte le donne hanno timore di ingrassare, ma nel caso delle bulimiche e delle anoressiche questa paura è estrema e irrazionale e le porta a mettere in secondo piano ogni altro aspetto della propria vita (relazioni, lavoro, ecc.) rispetto alla folle ricerca di magrezza.
- Valore personale: la persona bulimica stima il proprio valore soltanto in base al proprio aspetto fisico, al proprio peso e alla capacità di controllare questi aspetti, non in base alla totalità delle proprie prestazioni nei vari ambiti della vita. Questa distorsione percettiva la porta a vivere costantemente in ansia e continuamente tesa e preoccupata per ogni più lieve questione relativa all’oggetto delle sue paure.
Bulimia nervosa: trattamento
Il malessere provocato da continue abbuffate e pratiche di compensazione fa sì che, rispetto alle anoressiche, le persone bulimiche chiedano un aiuto professionale con maggior probabilità.
Tra gli approcci ritenuti più efficaci per questo tipo di disturbo troviamo la terapia cognitivo-comportamentale, orientata a ridefinire il rapporto con il cibo e con il proprio corpo. In base alla situazione di gravità, può essere opportuno far precedere la terapia ordinaria da un periodo di ricovero di alcune settimane, per normalizzare le condizioni fisiologiche e, di conseguenza, diminuire le ansie delle pazienti.
Sempre in base alla gravità della situazione, questo trattamento prevede un lavoro di equipe: psicoterapeuta, medico, nutrizionista, psichiatra.
Tra gli obiettivi dell’intervento: apprendere a gestire meglio i propri sintomi e sostituire i propri comportamenti e i propri pensieri disfunzionali con altri più razionali e adattivi.
La terapia di solito prevede tre fasi:
- la prima fase è finalizzata a riportare il peso corporeo alla normalità e a rimuovere i comportamenti di controllo;
- la seconda fase è volta a migliorare l’immagine corporea, l’autostima e i rapporti interpersonali;
- la terza fase è attivata con l’intento di prevenire le ricadute e mantenere i risultati raggiunti con il lavoro terapeutico.
Un altro trattamento valido per questo tipo di disturbi è quello sistemico-relazionale, che tiene conto di altri fondamentali elementi che influiscono sul benessere del paziente: i suoi familiari e la cerchia di persone più vicine.
Roberto Gentile (contatti)
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