Anoressia testimonianzeAnoressia testimonianze: un testo tratto dalla prefazione del libro “Fame d’amore”, di Fabiola De Clercq, fondatrice dell’ABA (Associazione per lo studio e la ricerca sull’anoressia, la bulimia e i disordini alimentari) ed ex anoressica-bulimica.

“Di anoressia e bulimia si muore. Dall’anoressia e dalla bulimia si guarisce. Di anoressia e bulimia soffre in Italia e nel mondo occidentale un numero sempre crescente di persone, in massima parte ragazze e donne.

Sono disagi che sembrano riguardare l’appetito. E’ il cibo, l’ossessione del cibo che ingombra l’orizzonte delle persone anoressiche e bulimiche: il cibo respinto, il cibo fagocitato, il cibo vomitato, il cibo sempre presente. E accanto all’ossessione del cibo, quelle simmetriche del peso e del corpo: ogni pesata sulla bilancia, ogni sbirciata allo specchio trasformate in giudizi di Dio.


Ma ciò che si vede, il sintomo invadente che occupa la vita e viene dato in pasto agli altri, equivale alle mura di una prigione in cui una persona anoressica o bulimica si è rinchiusa per nascondere la paura del rapporto con gli altri, e un disperato bisogno d’amore.

L’anoressia e la bulimia sono il sintomo tangibile di un dolore che non si vede, di un disagio psicologico lungamente incubato, segno di una crepa nella memoria o nella vita familiare. La persona anoressica e la persona bulimica sono come il gattino dei cartoni animati che inseguito dal grosso cane di quartiere si arrampica velocemente in cima a un albero, per cercare il rifugio e la protezione che non saprebbe trovare altrove. Da lassù guarda con sufficienza e sollievo ciò che dal basso lo minaccia. Da lassù è sicuro di avere un controllo totale, a trecentosessanta gradi, del mondo sottostante. A un certo punto però la questione diventa scendere dall’albero: il gattino non sa più tornare a terra e deve stare sempre più attento a non perdere l’equilibrio, perché la caduta potrebbe essere mortale. In più, se scendesse dovrebbe anche fare i conti con ciò da cui si era messo al riparo.

Anche l’anoressia e la bulimia sono una scelta e perfino una cura: il rifugio nel sintomo consente di sfuggire ai pericoli, alle minacce, ai dolori che rendono intollerabile la vita, in nome di un ideale di purezza, di distacco, di autonomia assoluta. Chi riesce a non mangiare pensa di non aver bisogno di nulla, si illude di non aver bisogno di nessuno. Come il gattino sull’albero, pensa di poter fare a meno della normale vita quotidiana, delle relazioni, dell’amore. Ma basta il minimo cedimento, e la rocca inespugnabile in cui ci si è rinchiusi si sgretola all’istante. Il digiuno si tramuta nel suo contrario, la pretesa impossibile di mangiare tutto, e il senso di colpa ingenerato dalla crisi bulimica impone l’immediata espiazione del vomito autoindotto, l’unico mezzo per ripristinare il controllo sul cibo, sul peso, sul corpo.

La “cura” si trasforma così in fuga dalla realtà, e il bisogno assoluto di controllare la propria vita, la propria sofferenza, il proprio mondo diventa una dipendenza simile a quella indotta dalla droga.
Quando si inizia a mangiare e vomitare è come farsi di eroina, non si finisce più. Ci si alza ogni mattina e si va a letto ogni sera dicendo: “Da domani non lo farò più, da lunedì non lo farò più, dal mio compleanno non lo farò più…”. Ma intanto si resta impigliati nella rete di questa droga, una droga necessaria, legittimata, una droga per procurarsi la quale non è necessario infrangere la legge, una droga di cui non è vietata la pubblicità, una droga da cui siamo circondati, bombardati, soffocati.


La persona che utilizza il sintomo anoressico-bulimico, come chi fa uso di sostanze stupefacenti, ha bisogno per qualche motivo di anestetizzarsi, di soffocare un dolore, e lo fa con la bocca, come se il cibo fosse un tappo: invece di urlare la sua disperazione, si chiude la bocca con il cibo o al cibo per non dire la sua sofferenza. Questa persona rischia di rimanere molto tempo in cima all’albero; si illude di essere al sicuro dalle difficoltà che non riesce ad affrontare, ma è costretta a guardare dal buco della serratura il mondo, la vita che continua a scorrere: un mondo e una vita da cui si è esclusa per non soccombere.

Per uscire dal suo isolamento, per abbandonare la sua trincea, per scendere dall’albero che gli dà la precaria illusione della salvezza, questa persona ha bisogno di trovare qualcuno che riconosca il suo dolore e sia disposto ad ascoltarlo. Che non si lasci fuorviare da ciò che lei stessa mette sotto gli occhi degli altri -un sintomo così ingombrante, con i suoi rituali così ripetitivi- e colga ciò che il sintomo ha il compito di occultare e di surrogare: una disperata fame d’amore, fame di rapporti autentici, fame di una vita più piena e più ricca di significato.

Anch’io, nei diciassette anni in cui sono stata anoressica e bulimica, ho sperato di ottenere questo riconoscimento.”

Anoressia testimonianze: ABA

Fabiola De Clercq con la scrittura del libro autobiografico ” Tutto il pane del mondo” fonda nel 1991 l’ABA, l’Associazione per lo studio e la ricerca sull’anoressia, la bulimia e i disordini alimentari. Da venticinque anni l’ABA è un luogo di cura, ascolto e conoscenza, dove insieme ai terapeuti si ricompongono frammenti di vita.
L’ABA è pura accoglienza: dalla telefonata al percorso di cura.

In ABA i pazienti sono ascoltati come persone, con storie e bisogni differenti ai quali non è possibile dare risposte pre-confezionate. Attualmente l’ABA è presente in diverse città italiane.

In ABA ci sono circa 100 persone che lavorano nei Centri Associati distribuiti sul territorio nazionale. Sono psicoanalisti, psicoterapeuti, gruppo analisti, psichiatri e medici internisti che hanno un approccio psicodinamico-psicoanalitico. Ogni gesto, ogni atto è preceduto da un pensiero.

Il modello teorico di riferimento dell’ABA è quello del “campo relazionale”. Termine che descrive l’importanza del costruire insieme, pazienti e terapeuti, la terapia sulla persona. Una terapia “tra” persone che hanno compiti differenti.

Anoressia testimonianze: libri di Fabiola De Clercq

Altri libri di Fabiola De Clercq (oltre “Fame d’Amore”, da cui è tratto il testo citato in questa pagina), tutti dedicati al tema dei disordini alimentari, sono:

Anoressia nervosa: altre letture consigliate

Acquista su Amazon un testo che può aiutarti a capire come prevenire e affrontare l’anoressia


ARTICOLI CORRELATI

> Anoressia nervosa
> Bulimia nervosa
> Bulimia nervosa: testimonianze
> Binge eating
> Benessere Psicologico: indice generale