Scegliere di cambiare implica coraggioCiao Roberto, ho scoperto il tuo sito prima di Natale, e ho letto con grande piacere le tue risposte sempre profonde e mai scontate.
Quando ho letto la tua introduzione, mi sono visto io circa 1 anno e mezzo fa; non ho avuto la fortuna di soffrire intensamente 40 giorni e sto quindi soffrendo ancora adesso.

Intravedendo quel bagliore che ti indica la strada mi ci sono buttato a capofitto e ho cominciato a leggere Choelo, Castaneda, Gurdjieff, Osho, dei primi tre ho letto tutto, di Osho una decina di libri, più altri autori meno conosciuti.
 Ho frequentato un centro Osho e ho sperimentato le sue meditazioni. Ho incontrato Reiki e ho avuto l’attivazione al primo livello. Ho iniziato Hata yoga da un anno. Queste pratiche non le ho più abbandonate, sono quotidianità per me, mi alzo presto il mattino per fare yoga, reiki e meditazione.
 Questo per farti il quadro; ho avuto momenti di conferma e ho visto anche risultati, e all’inizio tutto era entusiasmante e mi dava tanta energia, ma ora sono nel pallone. Ho sempre incontrato ostacoli che poi ho superato, ora la cosa sconcertante è la stanchezza e la demotivazione.

Cerco di praticare ma sono svogliato e senza entusiasmo. Vorrei fare qualcosa per dare una virata, ma ho legami e grosse responsabilità di lavoro e famigliari che mi impediscono di interrompere certi ritmi.
 A volte scegliere di non cambiare implica più coraggio che non mollare e cercare altro no?
Sarebbe troppo facile, mollare i miei soci e magari la mia famiglia e dedicarmi giorno e notte alla ricerca. Ma il coraggio della quotidianità è snervante e toglie forze, fantasia, toglie il respiro…..
Ecco mi sento senza fiato, so che esiste l’aria ma non ho polmoni per respirarla. Non so se ho reso l’idea, ma spero tu possa leggere oltre queste confuse righe e possa darmi qualche nuova idea, qualcosa su cui lavorare.

Ad esempio, leggevo in una tua risposta che hai utilizzato le tecniche di Don Juan, ma quali in particolare, io le ho trovate (leggendole) tutte abbastanza complicate se non supportate da un valido conoscitore delle stesse.
 Ti ringrazio per il lavoro che stai facendo.

Un abbraccio, Giancarlo.

Ciao Giancarlo, tu dici: “…ho legami e grosse responsabilità di lavoro e familiari che mi impediscono di interrompere certi ritmi. A volte scegliere di non cambiare implica più coraggio che non mollare e cercare altro, no?

Se stai scegliendo tu stesso di non cambiare perché ti meravigli di non riuscire a cambiare? 
Tu hai legami e grosse responsabilità unicamente con questa sconfinata energia impersonale che ci circonda e ci permea, e vibrare ai suoi ritmi è l’unico eterno movimento che non puoi permetterti di interrompere (se non vuoi pagarne le conseguenze, come ben sai…)

Rimango ogni volta stupito, e allo stesso tempo ammirato, di come la mente, attraverso seducenti giochi di logica e ammalianti razionalizzazioni, riesca a nasconderci verità tanto cristalline. Ad esempio, nei testi che hai citato la verità scorre limpida come l’acqua di un fresco torrente di montagna, eppure ciò che ha attratto il tuo sguardo sono soltanto i ciottoli che ne tracciano il percorso (è quel che accadeva anche a me e che accade abitualmente).
La tua mente, per conservare il proprio dominio, è riuscita, con invisibili artifizi, a farti associare una virtù quale il coraggio a una scelta (di non cambiare) dettata da un’emozione diametralmente opposta: la paura.
 È la paura che ti tiene ancorato a vecchi schemi di pensiero e che ti fa attribuire (inconsciamente) parte della responsabilità dell’insuccesso spirituale all’impossibilità di sciogliere legami lavorativi e familiari: un escamotage psicologico per non metterti in gioco realmente.

È la paura che circoscrive le tue scelte operative alla pratica superficiale di tecniche di crescita interiore. Questi metodi sono strumenti utili per aiutarti a “oltrepassare il ponte”, ma se tu ti afferri ostinatamente alla ringhiera della realtà ordinaria, diventano perfettamente inutili: solo un alibi a sostegno della tua convinzione di star facendo qualcosa senza in realtà fare nulla.
 Non puoi conoscere il nuovo se hai paura di separarti dal vecchio, non puoi immergerti nella gioia effervescente del nuovo se non hai il coraggio di abbandonare i piaceri transitori e il rapportarsi “relativo” del vecchio.

Non temere per i tuoi legami: non deve cambiare la vita che conduci, deve cambiare il conducente. Puoi mantenere i rapporti con i tuoi amici e i tuoi cari, note- ranno soltanto, con gioioso stupore, un graduale miglioramento: sarai più felice, entusiasta, rilassato, amorevole (anche se non capiranno mai, a meno che non vogliano raggiungerti nel tuo mondo, che il tuo amore non ha più niente di personale ma è stato sostituito da una conoscenza e da un amore omnicomprensivi).

Puoi continuare tranquillamente a contribuire alla prosperità della tua srl e a curarti amorevolmente dei tuoi familiari mentre ti occupi di te stesso. Ma la questione è un’altra: vuoi realmente cambiare? Sei pronto ad affrontare la Verità?
Dovrai desiderare e favorire il progressivo disidentificarti dal corpo e dalla mente per identificarti sempre più con ciò che siamo realmente: energia pura, Uno, il Tutto…
 Dovrai gradualmente eliminare ogni dipendenza, possessività, attaccamento (la “forma umana”), per lasciarti risucchiare dal vortice della libertà senza forme, fino a dissolverti nell’infinito.
Dovrai demolire il tuo ego (tutto ciò che “credi” di essere) pezzo dopo pezzo e disinteressarti progressivamente (pur agendoli) dei fatti quotidiani per dedicare la tua totale attenzione ai “fatti energetici”, alla realtà.
 Dovrai cambiare la gestalt della tua esistenza: sullo sfondo tutto il resto (nel mondo sarai un attore, consapevole di star recitando), in primo piano, in ogni istante della tua vita, il “lavoro”, con “impeccabilità” e “sobrietà”.

Io ho praticato il “sognare”: dopo 2 mesi di caparbi tentativi quotidiani sono riuscito a “guardarmi le mani”, poi ho continuato per circa 2 anni questa mia “doppia vita notturna”. In seguito ho scelto un percorso a me più congeniale: accettazione totale, amore…
Contemporaneamente, in ogni momento della giornata, ho utilizzato tecniche di “agguato”: comportamenti inusuali e audaci e “agguati” alle mie paure per spostare il “punto d’unione” e stabilizzarlo in posizioni di maggiore consapevolezza. Quando ho iniziato a utilizzare queste tecniche avevo comunque già raggiunto (in quei “40 giorni”) un “punto di non ritorno” e un grado di comprensione che mi mostrava chiaramente l’irrilevanza di qualsiasi altra questione che non riguardasse la ricerca…

In definitiva, il fattore determinante è la Comprensione, è attraverso di essa che si riduce “l’importanza personale”, il predominio dell’ego, l’attaccamento ai fatti dell’uomo… Il resto solo per divertirsi un po’…
 Un abbraccio a te!

Roberto (contatti)


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