Maltrattamento dei gattiAlla fine di una serie di incontri e riunioni alle quali presero parte personalità internazionali appartenenti al mondo scientifico, filosofico e giuridico, nel 1978 l’Unesco proclamò la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Animale. Tale dichiarazione prevede tra l’altro che:

  • tutti gli animali nascono uguali e hanno lo stesso diritto all’esistenza;
  • ogni animale ha diritto al rispetto e l’uomo non può attribuirsi il diritto di sterminarli o sfruttarli violando questo diritto;
  • nessun animale dovrà essere sottoposto a maltrattamenti e ad atti crudeli.

Inoltre, la Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia, nel Capitolo II, articolo 3 dispone che: “Nessuno causerà inutilmente dolori, sofferenza o angosce a un animale da compagnia. Nessuno deve abbandonare un animale da compagnia”.

Maltrattamento dei gatti: il nostro ordinamento

Possedere un gatto (o un qualsiasi animale domestico) comporta delle responsabilità sia da parte del proprietario sia da parte di terze persone.

La legge n. 189 del 20 luglio 2004, ha introdotto nel nostro codice penale una serie di importanti disposizioni sul maltrattamento degli animali (fino ad allora disciplinato da un solo articolo, il 727 c.p.) volte a promuoverne il benessere, a impedirne episodi di crudeltà e a tutelarne il sentimento, inasprendo le pene pecuniarie e carcerarie.


Il presupposto ideologico di base è che l’animale è un essere vivente capace di soffrire, pertanto le disposizioni normative sono dirette alla sua tutela specifica.

In sintesi, i proprietari di un gatto hanno il dovere di:

  • proteggerlo da malattie, incidenti, sofferenze e dolori;
  • fornirgli cure opportune e un ambiente idoneo;
  • lasciarlo libero di tenere un comportamento naturale.

Tra le disposizioni normative più importanti in tema di maltrattamento dei gatti citiamo l’art. 544 ter del codice penale per il quale:

“1. Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione a un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da 3 mesi a 18 mesi o con la multa da 5 000 euro a 30 000 euro.

2. La stessa pena si applica a chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate ovvero li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi.

La pena è aumentata della metà se dai fatti cui al primo comma deriva la morte dell’animale.”

Il maltrattamento di animali non è più un “delitto contro il patrimonio” (dove il bene protetto è la proprietà privata dell’animale da parte di un proprietario), ma viene considerato reato nei confronti dell’animale stesso.

Oltre all’art. 544 ter (Maltrattamento di animali), anche i seguenti articoli del codice penale si occupano a vario titolo di maltrattamento:

  • 544 bis – uccisione di animali
  • 638 – uccisione o danneggiamento di animali altrui
  • 672 – omessa custodia e malgoverno di animali
  • 727 – abbandono di animali

Maltrattamento dei gatti: segnalare un caso

Chiunque, che sia privato cittadino o associazione, può rivolgersi a un qualsiasi organo di Polizia Giudiziaria (Carabinieri, Polizia di Stato, guardia di Finanza, Corpo forestale, Vigili Urbani, ecc.) segnalando uno dei casi di illeciti previsti dalla legge e richiedendo un intervento per accertare il reato e impedire che questi produca ulteriori conseguenze.

Presso molti comuni italiani, inoltre, è stato istituito lo Sportello per i diritti degli animali, aperto al pubblico per informazioni e segnalazioni.

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