Le emorroidi sono dei “cuscinetti” di tessuto che si trovano nel tratto terminale del retto. Il loro compito è quello di regolare la continenza, gonfiandosi o sgonfiandosi in base alle necessità.
Quando si infiammano o si gonfiano danno vita alla patologia emorroidaria.
E’ una condizione molto comune, che interessa il 50% della popolazione occidentale dopo i 50 anni.
La prognosi è generalmente buona, ma, poiché le emorroidi non trattate spesso possono peggiorare, è sempre consigliabile eseguire una diagnosi accurata.
Emorroidi: cause
La causa di questo disturbo non è conosciuta, ma alcune condizioni possono favorire l’insorgere del problema: fattori nutrizionali (dieta povera di fibre), eccessivo immobilismo, sport effettuati in posizione seduta (ciclismo, equitazione, motociclismo), sollevamento pesi, aumento della pressione intra-addominale (sforzo prolungato, gravidanza, ascite), genetica, invecchiamento, obesità, diarrea cronica, tosse cronica, disfunzione del pavimento pelvico.
Alcune malattie che possono provocare questo disturbo sono: morbo di Crohn, colite ulcerosa, altre patologie croniche dell’intestino.
Anche alcuni alimenti possono peggiorare questa condizione: cioccolato, bibite gassate, alcool, thè, caffè, cibi troppo salati o piccanti, spezie, cibi grassi. Trattandosi di uno stato infiammatorio, è opportuno evitare tutti gli alimenti che possono peggiorare questo stato.
Emorroidi: sintomi
Esistono due tipi di emorroidi: esterne e interne. Le seconde provocano meno fastidi, perché hanno origine nel retto, dove non ci sono centri del dolore. Possono però essere soggette a sanguinamento e in alcuni casi possono fuoriuscire dall’ano. Altri sintomi possono includere prurito e incontinenza fecale. Le emorroidi interne diventano dolorose solo se necrotiche o trombotiche.
Le emorroidi esterne si sviluppano sulla pelle intorno all’ano e possono essere fonte di intenso dolore, specialmente se all’interno si forma un coagulo di sangue. Generalmente, il trombo guarisce nel giro di 1-2 settimane, ma il danno alla pelle può generare problemi igienici (prurito e irritazione).
Un sanguinamento eccessivo è raro (e in questo caso può insorgere anemia).
Alcune persone possono presentare una combinazione dei due tipi di emorroidi
Emorroidi: diagnosi
In presenza dei sintomi citati, vi recherete dal medico proctologo che eseguirà la diagnosi attraverso un’attenta anamnesi e un accurato esame obiettivo. Il medico eseguirà poi un esame digitale, facendovi stendere in posizione laterale sinistra (SIMS), in posizione prona (Jack-knife) o in posizione ginecologica, per osservare l’aspetto della cute perianale, i segni di una pregressa trombosi, la presenza di pelle infiammata, eventuali fistole, ragadi, ascessi in atto, segni di infezione, presenza di prolasso muco-emorroidario, tumori del retto, polipi.
In presenza di dolore, sarà effettuata un’adeguata sedazione.
Di solito, dopo, il medico eseguirà una proctoscopia, per una visione diretta del canale anale e, eventualmente, una colonscopia, per escludere la presenza di altre patologie coliche o rettali. Alcuni utilizzano la videoproctoscopia digitale.
E’ importante eseguire anche una diagnosi differenziale, perché molte patologie (ragadi, ascessi, cancro del colon-retto, varici rettali, prurito, ecc.) manifestano sintomi simili a quelli delle emorroidi.
E’ consigliabile non trascurare le emorroidi patologiche perché se non trattate adeguatamente possono dare luogo a conseguenze più gravi (anemia, trombosi emorroidaria, processi flebitici, ecc.).
Emorroidi: trattamento
La scelta della terapia più adeguata è legata alla gravità del disturbo. Se si è ancora in una fase iniziale, può essere sufficiente un intervento che modifichi le abitudini igieniche e alimentari e lo stile di vita del soggetto (trattamento conservativo).
Una dieta più sana e ricca di fibre (e di fluidi, per mantenere l’idratazione) e praticare un’attività fisica regolarmente possono aiutare a evitare la stipsi, spesso all’origine della formazione delle emorroidi (patologiche). Anche una corretta igiene intima, praticata dopo ogni evacuazione, associata all’uso di pomate e unguenti (o supposte) a uso topico è efficace in questa prima fase. I composti che contengono steroidi non devono essere utilizzati per più di due settimane, perché possono provocare un assottigliamento della pelle. La maggior parte dei prodotti (vaselina, ossido di zinco, analgesici, vasocostrittori) contiene una combinazione di principi attivi .
In caso di gravidanza, il trattamento viene ritardato, perché i sintomi possono risolversi spontaneamente al termine di questo periodo.
Se invece il disturbo si trova in una fase più avanzata, questi rimedi potrebbero non essere sufficienti. In questo caso, si può ricorrere a un certo numero di procedure ambulatoriali per risolvere il problema (attraverso un riassorbimento delle emorroidi): legatura elastica (vengono applicati degli elastici sulle emorroidi interne, con lo scopo di interrompere la perfusione sanguigna), crioterapia (cauterizzazione ottenuta per mezzo del freddo), laserterapia (vengono usati dei fasci di luce), scleroterapia (iniezione nelle emorroidi di un agente sclerosante, che fa “raggrinzire” le emorroidi), altre tecniche di cauterizzazione.
Se le condizioni sono ancora più gravi, si ricorre a un intervento chirurgico, che evita anche fastidiose ricadute. Rispetto al passato, l’intervento è oggi molto più semplice, rapido e indolore. Si può praticare in day hospital e con anestesia locale. L’intera procedura dura pochi minuti e dopo una giornata di degenza si può tornare tranquillamente a casa.
Il vecchio tampone, che provocava qualche fastidio, è sostituito con una semplice garza e con microtamponi che si dissolvono da soli. Per il dolore postoperatorio si può ricorrere ad analgesici e sedativi.
Emorroidi: prevenzione
Alcune semplici regole comportamentali possono aiutarvi a prevenire le emorroidi (o il loro aggravarsi): assumere molti fluidi, scegliere una dieta ricca di fibre (con apporto di verdura e frutta fresche, cereali integrali e legumi), evitare di stare seduti a lungo, praticare attività fisica, andare al bagno non appena si avverte lo stimolo (evitando gli sforzi), diminuire il sovrappeso, evitare di sollevare carichi pesanti.
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