Disturbo paranoide di personalità: il disturbo paranoide è un disturbo di personalità caratterizzato da diffidenza e sospettosità, che spingono a interpretare le motivazioni degli altri sempre come malevole per la propria persona o per le persone a cui il paranoico vuole bene (figli, genitori, famigliari…). Gli individui che maturano questa struttura di personalità sono dominati in maniera rigida e pervasiva da pensieri fissi di persecuzione, timori di venir danneggiati, paura continua di subire un tradimento anche da persone amate, senza che però l’intensità di tali pensieri raggiunga caratteri deliranti. L'”esame di realtà” rimane, infatti, intatto.
La personalità paranoide è figlia di un’errata percezione degli eventi cui l’individuo fornisce sempre una spiegazione che si riferisce a preconcetti e credenze inequivocabili acquisite in precedenza. Si tratta di uno stile di pensiero iper-razionale dove la componente emotiva positiva e la fiducia nell’altro sono quasi totalmente assenti. Il pessimismo, il dubbio, l’insicurezza e la sensazione di un destino ineluttabile sono componenti che rafforzano il vissuto d’impotenza e i comportamenti d’isolamento a cui il soggetto si predispone.
Il mondo è vissuto come ostile, con la conseguente “obbligatoria predilezione” per uno stile di vita solitario. L’atteggiamento è ipervigilante, alla continua ricerca di segnali di minaccia, di falsità e di significati sottostanti nelle parole e nelle azioni altrui. I paranoici sono molto permalosi, polemici, ostinati e sempre pronti a contrattaccare quando credono di essere criticati o maltrattati. Sono inclini a pensare che “sotto c’è una fregatura”. Alternano periodi in cui prevale ansia e tensione a periodi in cui emerge rabbia e rancore e a periodi di depressione e abbattimento. Non riescono a condurre una vita serena, prevale sempre uno stato di sofferenza e una difficoltà a vivere bene nel mondo, con gli altri.
Un uomo, ad esempio, può avere la preoccupazione che la moglie desideri un’avventura, e questa idea continua a martellargli la testa nonostante un esame oggettivo della realtà faccia pensare tutt’altro: la tormenta con la richiesta del resoconto, fino nei più piccoli e intimi dettagli, delle sue relazioni passate, le chiede se ha fatto nuove conoscenze o se trova attraenti gli attori del cinema, la interroga su come passa il tempo, le chiede con chi parla al telefono, controlla la sua agenda e le tasche dei vestiti alla ricerca di prove di colpevolezza. Alla fine la donna si ribellerà, e in un modo perfettamente comprensibile, ma che non farà altro che confermare le paure del marito riguardo la sua infedeltà.
Il paranoico è una persona che serba rancore, ricorda tutte le ingiustizie subite, attribuisce agli altri cattive intenzioni anche senza fondati motivi. Ad esempio, un paranoico può ritenere di non aver ottenuto il tanto ambito aumento di stipendio perché alcuni colleghi hanno cospirato contro di lui, oppure può pensare che il suo datore di lavoro gli affidi incarichi di poco conto perché non si fida di lui o, ancora, non si può confidare con nessuno per il timore che le sue parole possano essere usate contro di lui.
Poiché non ha modo di invalidare queste percezioni distorte, le sue paure si ingigantiscono nella solitudine di un isolamento crescente. Diventa combattivo nel difendersi da quelle azioni che percepisce come insulti avvilenti o minacce reali e, quando non diventa palesemente ostile, diventa cupo, guardingo e rassegnato alla discriminazione. Questo comportamento causerà paura e ostilità nei colleghi, che non vorranno più avere nulla a che fare con lui; il loro atteggiamento distante confermerà le sue preoccupazioni di essere disprezzato da tutti e vittima di una congiura.
Questo “circolo vizioso” si crea spesso nella vita di queste persone: le loro modalità spesso guardinghe, sospettose e aggressive non stimolano atteggiamenti gentili e amichevoli negli altri, ma, al contrario, suscitano proprio i comportamenti ostili o l’allontanamento temuti dal paranoico, che “confermeranno” proprio la correttezza della sua visione distorta.
Un paranoico esprimerà orgoglio nel descrivere la propria capacità di individuare inganni e malevolenza in amici e colleghi; descriverà la sua vita come una battaglia contro le circostanze avverse e le intenzioni ostili degli altri. La gente diversa non gli aggrada, è attratto invece da culti o gruppi militanti che condividono i suoi pensieri e pregiudizi.
Queste persone presentano, inoltre, due difficoltà che si rinforzano reciprocamente. Hanno difficoltà a porsi nella prospettiva dell’altro, di distinguere il proprio punto di vista da quello dell’altro e non riescono a distinguere tra mondo esterno (realtà obiettiva) e mondo interiore (proprie sensazioni e idee). La sensazione di minaccia, ad esempio, non viene considerata un dato soggettivo, un’ipotesi, ma come un dato di realtà assoluto e certo; le congetture sono considerate come fatti incontrovertibili, anche se non suffragate da prove concrete; i tentativi di confronto con queste persone spesso risulta vano, se non addirittura considerato manipolatorio, teso a sfruttare, da parte di persone che “fanno parte del sistema”.
Spesso queste persone non si sentono in grado di gestire la propria vita e provano un senso di oppressione da parte del mondo esterno rispetto alle loro scelte.
Disturbo paranoide di personalità: criteri diagnostici (DSM 5)
Il disturbo di personalità (in generale) è un pattern abituale di esperienza interiore e di comportamento che devia marcatamente rispetto alle aspettative della cultura dell’individuo. Questo pattern si manifesta in due (o più) delle seguenti aeree: cognitività, affettività, funzionamento interpersonale, controllo degli impulsi.
Il pattern abituale risulta inflessibile e pervasivo in un’ampia varietà di situazioni personali e sociali e determina disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti. Il pattern è stabile e di lunga durata, e l’esordio può essere fatto risalire almeno all’adolescenza o alla prima età adulta.
Disturbo paranoide di personalità
- Diffidenza e sospettosità pervasive nei confronti degli altri, tanto che le loro motivazioni vengono interpretate come malevole, che iniziano nella prima età adulta e sono presenti in svariati contesti, come indicato da quattro (o più) dei seguenti elementi:
- Sospetta, senza fondamento, di essere sfruttato, danneggiato o ingannato dagli altri.
- Dubita, senza giustificazione, della lealtà o affidabilità di amici o colleghi.
- E’ riluttante a confidarsi con gli altri a causa del timore ingiustificato che le informazioni possano essere usate in modo maligno contro di lui o lei.
- Legge significati nascosti umilianti o minacciosi in osservazioni o eventi benevoli.
- Porta costantemente rancore (cioè non dimentica gli insulti, le ingiurie o le offese).
- Percepisce attacchi al proprio ruolo o reputazione non evidenti agli altri ed è pronto a reagire con rabbia o a contrattaccare.
- Sospetta in modo ricorrente, senza giustificazione, della fedeltà del coniuge o del partner sessuale.
- Il disturbo non si manifesta esclusivamente durante il decorso della schizofrenia, del disturbo bipolare o depressivo con caratteristiche psicotiche o di un altro disturbo psicotico, e non è attribuibile agli effetti fisiologici di un’altra condizione medica.
Disturbo paranoide di personalità: cause
Secondo una prospettiva psicoanalitica la personalità paranoide può essersi sviluppata già nei primi anni di vita del bambino: la critica e l’umiliazione ricevuta più per i propri atteggiamenti che per i propri comportamenti potrebbe aver contribuito a formare l’idea che i pensieri e le azioni sono sovrapponibili.
Alcuni resoconti clinici suggeriscono che questi soggetti hanno fatto esperienza di un care giver seduttivo o manipolatorio e di conseguenza sono sempre iper-vigili per il timore di essere sfruttati dalle altre persone. La freddezza nelle cure in età infantile può aver creato un’attenzione maggiore alla forma più che alla sostanza, alla razionalità più che all’emotività. L’insicurezza del paranoico può probabilmente essere dovuta a un problema di attaccamento con la figura di riferimento, con cui è mancata una sintonizzazione affettiva e una regolazione emotiva.
La personalità paranoica può essere vista come difesa dal timore di essere attaccati cui il soggetto risponde utilizzando l’aggressività per attaccare l’altro. La proiezione dei propri vissuti all’interno degli altri è il meccanismo di difesa con cui queste persone cercano di controllare l’altro e allo stesso tempo di difendersi dall’ansia e dall’angoscia che provano.
Disturbo paranoide di personalità: trattamento
Di solito il paranoico non è consapevole del disturbo (che è egosintonico) e quindi non si rivolgerà al terapeuta spontaneamente.
Il trattamento di questo disturbo deve mirare a individuare e modificare sia i comportamenti disfunzionali sia il tessuto di cognizioni, emozioni e le strategie che mantengono in vita il disagio. La persona dovrà esercitarsi a riconoscere e identificare quali emozioni prova, come pensa, agisce e fronteggia i problemi.
Con queste persone è fondamentale creare una buona alleanza terapeutica, chiarendo, sin dall’inizio, gli obiettivi verso cui ci si muoverà insieme ed evitando situazioni che potrebbero favorire il verificarsi di dinamiche relazionali patologiche (ad esempio, evitare domande intrusive e non favorire la sospettosità del paziente).
Si aiuta la persona a riconoscere le proprie emozioni di fronte alle varie situazioni di vita: quelle che emergono quando si sente minacciato, offeso, evitato, ecc.
Dopo aver migliorato la propria consapevolezza sui diversi stati d’animo, si può lavorare per migliorare gli aspetti che riguardano le difficoltà di “mentalizzazione” (comprendere la prospettiva dell’altro) e nel distinguere tra mondo esterno e mondo interiore.
Un aspetto essenziale del trattamento è costituito dalla messa in discussione delle interpretazioni disfunzionali riguardo il comportamento e le intenzioni degli altri, attraverso la formulazione di ipotesi alternative: un lavoro che migliorerà le capacità della persona di interpretare con maggiore razionalità le varie situazioni esterne con cui viene a confrontarsi.
Il terapeuta dovrà essere attento a non assumere un atteggiamento difensivo fornendo interpretazioni. E’ utile favorire lo sviluppo dell’autostima e l’interiorizzazione di un oggetto buono che possa contenere l’aggressività e riparare gli oggetti persecutori.
L’intervento deve avere inoltre lo scopo di ridurre l’ansia riguardo alla valutazione negativa da parte degli altri, andando così a migliorare anche le abilità sociali.
Roberto Gentile (contatti)
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