Disturbo borderline di personalità: le persone che soffrono di questo disturbo presentano una modalità pervasiva di mutevolezza e caoticità delle emozioni e instabilità delle relazioni interpersonali e dell’immagine di sé. Nella loro vita, intensa e burrascosa, si susseguono momenti meravigliosi e terribili, con cambiamenti rapidi e drastici dell’umore e dell’atteggiamento nei confronti degli altri. Passano velocemente dall’idealizzare il proprio compagno al considerarlo il rifiuto peggiore dell’umanità: cambiamento di opinione che di solito è causato da un comportamento deludente del partner, tacciato di non tener in debito conto i propri desideri e bisogni.
Le personalità borderline sono terrorizzate dall’idea dell’abbandono, sono disposte a tutto per evitare una separazione, sono ipersensibili a ogni minimo segnale di rifiuto. Di fronte a un cambiamento di programma inevitabile, reagiscono in modo eccessivo, se qualcuno annulla un appuntamento o arriva con qualche minuto di ritardo, si disperano o inveiscono con rabbia.
I borderline instaurano molto in fretta relazioni troppo serie, raccontano dettagli intimi della propria vita, manifestano un rapporto di grande dipendenza, persino “appiccicoso”, che spaventa il potenziale partner e porta a quel rifiuto tanto temuto; in caso di delusione, provano rabbia intensa, si sentono inutili, possono agire in modo impulsivo e stravagante. La dinamica relazionale appena descritta (un’intimità ricercata prematuramente seguita da un rifiuto) è messa in atto ripetutamente dal borderline, con il risultato di provocare una dolorosa serie di “delusioni” sentimentali, spesso seguite da tentativi di suicidio o altri comportamenti auto o eterodistruttivi.
I brevi momenti di grande felicità sono isole in un mare di tristezza, agitazione, rabbia e risentimento. I drastici cambiamenti nella percezione di sé conducono queste persone a ripensamenti continui nella carriera, nelle mete da perseguire, nei valori da rispettare e negli amici da frequentare. Il borderline tende a sabotare il proprio successo quando è sul punto di raggiungere importanti obiettivi, per esempio può abbandonare la scuola qualche mese prima del diploma o rovinare una buona relazione quando sembra possa durare nel tempo. Va in collera se rifiutato, poi si sente colpevole e prova vergogna perché questi scatti d’ira lo spingono a fare del male a se stesso o alle persone che lo hanno deluso.
Nel tentativo di controllare i propri picchi emotivi, le persone con disturbo borderline di personalità ricorrono all’azione impulsivamente, agiscono senza riflettere. L’impulsività caratterizza ogni comportamento borderline, dall’abuso di sostanze al mangiare smodatamente, dalla promiscuità sessuale alla guida spericolata, dal gioco d’azzardo alle spese che non può permettersi. Possono anche manifestarsi, a volte anche in modo ricorrente, atti autolesivi (es. procurarsi dei tagli sul corpo con delle lamette o delle bruciature con dei mozziconi di sigaretta, ingerire dosi eccessive di psicofarmaci) o tentativi di suicidio.
I borderline non hanno la capacità di tollerare quei livelli di ansia, frustrazione, rifiuto e perdita che la maggior parte delle persone è in grado di gestire; manifestano una difficoltà a calmarsi e a controllare gli impulsi per l’espressione sia di amore che di odio. Presentano una grande difficoltà nel mantenere una identità individuale (o senso di sé) stabile e coerente, oscillando tra punte di euforia e grandiosità, e crolli depressivi con drammatici sentimenti di inadeguatezza: “Chi sono?” si chiedono queste persone, “la mia vita è un caos: a volte penso che posso fare di tutto, altre volte voglio morire perché mi sento totalmente incapace, senza aiuto e disgustoso. Mi sento come se fossi molte persone anziché una persona sola”.
La ricerca ha suggerito che l’abuso fisico e sessuale nell’infanzia, la precoce perdita di un genitore causato dalla morte o dal divorzio, la presenza di molteplici figure di accudimento, la trascuratezza dei genitori, sono tra i fattori di rischio per lo sviluppo di un disturbo di personalità. Tuttavia, non tutti i bambini che hanno sofferto per queste esperienze diventano personalità borderline. Inoltre, alcune persone che crescono in famiglie stabili e sembrano non aver avuto nessuna sofferenza infantile possono sviluppare una personalità borderline.
Disturbo borderline di personalità: criteri diagnostici (DSM 5)
Il disturbo di personalità (in generale) è un pattern abituale di esperienza interiore e di comportamento che devia marcatamente rispetto alle aspettative della cultura dell’individuo. Questo pattern si manifesta in due (o più) delle seguenti aeree: cognitività, affettività, funzionamento interpersonale, controllo degli impulsi.
Il pattern abituale risulta inflessibile e pervasivo in un’ampia varietà di situazioni personali e sociali e determina disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti. Il pattern è stabile e di lunga durata, e l’esordio può essere fatto risalire almeno all’adolescenza o alla prima età adulta.
Disturbo borderline di personalità
- Un pattern pervasivo di instabilità delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé e dell’umore e una marcata impulsività, che inizia entro la prima età adulta ed è presente in svariati contesti, come indicato da cinque (o più) dei seguenti elementi:
- Sforzi disperati per evitare un reale o immaginario abbandono.
- Un pattern di relazioni interpersonali instabili e intense, caratterizzato dall’alternanza tra gli estremi di iperidealizzazione e svalutazione.
- Alterazione dell’identità: immagine di sé o percezione di sé marcatamente e persistentemente instabile.
- Impulsività in almeno due aree che sono potenzialmente dannose per il soggetto (per esempio, spese sconsiderate, sesso, abuso di sostanze, guida spericolata, abbuffate).
- Ricorrenti comportamenti, gesti o minacce suicidari, o comportamento automutilante.
- Instabilità affettiva dovuta a una marcata reattività dell’umore (per esempio, episodica intensa disforia, irritabilità o ansia, che di solito durano poche ore e soltanto raramente più di pochi giorni).
- Sentimenti cronici di vuoto.
- Rabbia inappropriata, intensa, o difficoltà a controllare la rabbia (per esempio, frequenti accessi di ira, rabbia costante, ricorrenti scontri fisici).
- Ideazione paranoide transitoria, associata allo stress, o gravi sintomi dissociativi.
Disturbo borderline di personalità: trattamento
Il disturbo borderline di personalità è tra i disturbi più studiati. Tra le terapie più efficaci troviamo:
La terapia dialettico-comportamentale (DBT) di Marsha Linehan: è un trattamento a orientamento cognitivo-comportamentale integrato validato con studi randomizzati controllati.
La DBT si sviluppa su due piani: il trattamento individuale e il trattamento di gruppo. Nel trattamento individuale si lavora sui vissuti del paziente; nel trattamento di gruppo vengono insegnate specifiche abilità (ad esempio, abilità di regolazione emotiva, abilità di mindfulness) volte a favorire una gestione più efficace di situazioni problematiche e di stati di sofferenza.
Il Trattamento Basato sulla Mentalizzazione (MBT, Mentalization Based Treatment), una tecnica elaborata da Bateman e Fonagy a partire dal 2004, che deriva dal concetto secondo il quale i pazienti borderline necessitano di imparare a “mentalizzare”, ossia a stare fuori dai propri stati d’animo, osservando accuratamente le emozioni proprie e altrui. La teoria alla base dell’MBT suggerisce che questa capacità si sviluppi mediante un processo di esperienze infantili nelle quali le persone si sentono considerate nei pensieri degli altri (specialmente dei genitori) all’interno di una relazione di attaccamento sicuro con figure significative in grado di tenere “a mente” e considerare l’altro.
Nei pazienti con disturbo di personalità borderline questa capacità sarebbe compromessa a causa di un atteggiamento scarsamente mentalizzante e “riflessivo” da parte delle figure di riferimento, i quali non risponderebbero adeguatamente alle esperienze emotive del soggetto, causando così un trauma evolutivo.
L’MBT parte da una base teorica psicanalitica ma utilizza anche metodi cognitivi. Infatti questo trattamento è simile, in molte componenti, alla DBT: in entrambe le forme di psicoterapia i pazienti borderline sono addestrati ad osservare le loro emozioni, a tollerarle e a gestirle in una maniera più adattiva. Nella MBT, tuttavia, l’addestramento è meno dettagliato e formalizzato rispetto alla DBT. Il paziente è piuttosto continuamente stimolato e incoraggiato a mentalizzare ogni suo stato emotivo e impulsivo, ma non gli si mostra operativamente –mediante esercizi cognitivi o comportamentali- come potrebbe realizzare questa mentalizzazione.
La schema-focused therapy (SFT) di Jeffrey Young è un trattamento che integra l’approccio cognitivo-comportamentale con approcci basati sulle relazioni oggettuali e sulla Gestalt.
Secondo quest’approccio, nel paziente borderline sarebbero attivi degli schemi disadattivi precoci e delle strategie di padroneggiamento delle difficoltà che darebbero origine ad altri specifici schemi.
La terapia cognitiva analitica (in inglese Cognitive Analytic Therapy o CAT) è una forma di psicoterapia di breve durata, basata sull’integrazione fra psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT) e dinamica. Inizialmente sviluppata negli anni ’80da Anthony Ryle per il trattamento di disordini nevrotici, è ora utilizzata per il trattamento di disturbi di personalità, e in particolare per i disturbi borderline.
È una terapia definita dai suoi praticanti come di tipo collaborativo, non manualizzata, applicata per esaminare le modalità secondo cui una persona pensa, esperisce le emozioni, agisce nel mondo rispetto agli eventi di vita e le relazioni che fondano queste esperienze (spesso derivate dall’infanzia o dalle prime esperienze di vita).
La CAT è un approccio psicoterapeutico che sottintende un modello dello sviluppo del Sé relazionale; è un modello, quindi, fondamentalmente relazionale, sia nelle visione dell’individuo che nella psicoterapia. È una terapia breve, che include dalle 4 alle 24 sedute; tipicamente prevede 16 sedute.
Roberto Gentile (contatti)
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