SetticemiaLa setticemia, o sepsi, è una complicazione di un’infezione, che può portare alla morte e può colpire chiunque, ma in particolar modo è letale per i soggetti che presentano un sistema immunitario compromesso.

Sono due i fattori che ne provocano l’insorgere: la presenza nel sangue di un’infezione batterica, virale o da miceti localizzata e un’eccessiva risposta infiammatoria all’infezione da parte del sistema immunitario, che può generare minuscoli trombi che impediscono all’ossigeno e alle sostanze nutritive di raggiungere gli organi, danneggiandoli.


Una cura tempestiva attraverso antibiotici e liquidi tramite flebo, può contrastare la patologia, che altrimenti si trasforma in shock settico, che può condurre alla morte.

Setticemia: cause

Le cause e i fattori di rischio più comuni sono:

  • Presenza di un’infezione alle vie urinarie, comeescherichia coli nelle urine
  • Infezioni polmonari
  • Infezioni renali
  • Infezioni nell’area addominale (come un’infezione intestinale)
  • stafilococchi, funghi del genere candida, batteri klebsiella, ecc.
  • Presenza di ferite o ustioni
  • Essere un soggetto con una compromissione del sistema immunitario (come nei casi diHIV)
  • Essere una persona anziana
  • batteri sempre più resistenti ai farmaci
  • abuso di alcol e droga
  • indebolimento del sistema immunitario
  • La presenza di un catetere venoso o urinario
  • Essere sottoposti a ventilazione meccanica

Dopo un intervento chirurgico si è maggiormente a rischio che si presenti questa patologia e spesso capita che i batteri così contratti siano più resistenti agli antibiotici.

I soggetti più esposti al rischio di setticemia sono i bambini molto piccoli e gli anziani, i soggetti con sistema immunitario compromesso, i malati in terapia intensiva e quelli cui sono stati impiantati dispositivi invasivi, come il catetere o il tubo endotracheale.

Setticemia: sintomi

La setticemia si sviluppa attraverso tre fasi, può quindi presentare diversi tipi di sintomi.

La sintomatologia tipica del primo stadio comprende:

  • frequenza cardiaca superiore ai 90 battiti al minuto;
  • frequenza respiratoria superiore ai 20 respiri al minuto;
  • temperatura corporea inferiore ai 36° C o superiore ai 38,5° C;
  • in un microlitro di sangue, il numero di globuli bianchi è inferiore a 4000 o superiore a 12000 (infezione in atto).

La setticemia si aggrava quando si manifesta almeno uno dei seguenti sintomi:

  • confusione mentale;
  • alterazione della funzionalità cardiaca;
  • diminuzione delle piastrine;
  • difficoltà respiratorie;
  • diminuzione significativa dell’urina prodotta;
  • macchie rossastre sulla pelle.

Dai sintomi gravi si passa allo shock settico, quando la pressione sanguigna è piuttosto bassa.

Setticemia: diagnosi

La diagnosi di setticemia non è sempre immediata e possono essere necessari diversi esami prima di poter avere la certezza diagnostica perché vi sono diverse condizioni patologiche che possono mimare abbastanza fedelmente i segni e sintomi che caratterizzano la sepsi.


Secondo i casi può essere richiesta l’esecuzione di diversi esami di laboratorio (VES, PCR, emocromo, emocoltura, esami delle urine, analisi delle secrezioni dell’apparato respiratorio ecc.) e di esami di imaging (radiografie, TAC, ecografia, risonanza magnetica ecc.).

Setticemia: trattamento

E’ fondamentale intervenire tempestivamente per accrescere le probabilità di sopravvivenza del paziente. Generalmente la terapia della sepsi si basa su antibiotici a largo spettro, drenaggio chirurgico di raccolte infette, somministrazione di liquidi e supporto adeguato della disfunzione d’organo.

Il supporto può consistere nella dialisi nell’insufficienza renale, nella ventilazione meccanica nell’insufficienza respiratoria, nell’infusione di liquidi, emoderivati e farmaci vasopressori nell’insufficienza circolatoria. Inoltre, soprattutto se si protrae nel tempo tale stato, è importante assicurare un’adeguata nutrizione, eventualmente parenterale.

Per trattare la setticemia si utilizzano diversi tipi di farmaci:

  • Antibiotici: in un primo momento si usano antibiotici a largo spettro, efficaci contro molti tipi di batteri, poi, dopo i risultati delle analisi, si ricorrerà a un antibiotico più specifico per il batterio che ha causato l’infezione.
  • Vasopressori: somministrati per far restringere i vasi sanguigni e aumentare la pressione nel caso in cui i valori pressori continuino ad essere troppo bassi anche dopo aver ricevuto i liquidi tramite flebo.
  • Corticosteroidi in dosi minime.
  • Insulina: per mantenere sotto controllo il livello di glucosio nel sangue.
  • Analgesici: utilizzati per lenire il dolore.

L’intervento chirurgico può essere necessario, ad esempio, per rimuovere un ascesso.

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