La rosolia è una malattia infettiva provocata da un virus a RNA, appartenente al genere Rubivirus, della famiglia dei Togavirus, che si localizza in vari organi e tessuti.
Si trasmette da persona a persona attraverso la via respiratoria (goccioline di saliva o secrezioni respiratorie), oppure da madre a figlio durante la gravidanza. Colpisce per lo più i bambini e gli adolescenti tra i 2 e i 14 anni di età, ed è frequente soprattutto in primavera.
Ha un’incubazione di 2-3 settimane e il paziente è contagioso da 7 giorni prima della comparsa dell’esantema ad 8 giorni dopo.
Rosolia: sintomi
I sintomi più comuni della Rosolia sono lievi ed evidenti per un periodo di 5-10 giorni, anche se in un alto numero di casi possono non manifestarsi affatto.
In generale, comunque, i sintomi più caratteristici sono due, e si manifestano dopo due-tre settimane dal contatto con il virus (periodo di incubazione):
- gonfiore dei linfonodi alla base della nuca, sul retro del collo e dietro le orecchie, della durata di una settimana circa, che raggiungono le dimensioni di una nocciola e sono dolorosi alla palpazione;
- esantema della pelle, con piccole macchioline rosee o rosso pallido, piatte, di grandezza variabile da una capocchia di spillo a una lenticchia, che compaiono inizialmente dietro le orecchie, poi sulla fronte, sul viso e sul collo, per estendersi infine a tutto il resto del corpo. Le macchioline persistono in genere per 2-3 giorni, poi scompaiono lasciando posto alla classica desquamazione non sempre rilevabile.
Questi sintomi sono preceduti, e poi accompagnati, da altri sintomi comuni a molte malattie infettive: cefalea, inappetenza, senso di freddo accompagnato da brividi, catarro nasale e congiuntivale, malessere generale, febbre non costante, ma che talvolta può raggiungere punte massime di 39-40° C. Questi sintomi durano in genere pochi giorni: solo i linfonodi possono rimanere gonfi per diverse settimane.
Rosolia: complicazioni
Le complicanze della rosolia non sono comuni, ma si verificano più spesso negli adulti che nei bambini.
- Artralgia o artrite: possono verificarsi fino al 70% delle donne adulte che contraggono la rosolia, mentre è rara nei bambini e negli adulti maschi. I distretti più colpiti sono dita, polsi e ginocchia. I sintomi compaiono in concomitanza con l’esantema e possono durare fino a 1 mese.
- Encefalite: si verifica in un caso su 6.000 casi, più frequentemente negli adulti. Stime sulla mortalità variano da 0 a 50%.
- Manifestazioni emorragiche: si verificano in circa uno ogni 3.000 casi, più spesso nei bambini, per danno ai vasi e alle piastrine. Gli effetti possono durare da giorni a mesi, e la maggior parte dei pazienti guarisce.
Altre complicazioni includono orchite, neurite, e una rara sindrome tardiva di panencefalite progressiva.
Rosolia: diagnosi
Delle varie tecniche atte ad evidenziare nel siero gli anticorpi anti-rosolia, il test di inibizione dell’emoagglutinazione (Hemagglutination Inhibition Test, HAI) rappresenta il gold standard e allo stesso tempo il parametro di valutazione della sensibilità di eventuali nuovi metodi di diagnosi di infezione. Tuttavia, dal momento che tale test è alquanto indaginoso, la diagnosi sierologica è attualmente eseguita routinariamente mediante test ELISA (Enzyme-Linked Immuno Sorbent Assay), che permette una più rapida quantificazione del titolo anticorpale.
A questo proposito, è necessario sottolineare che vi è scarsa correlazione tra i diversi kit per test ELISA disponibili sul mercato. Pertanto, nel caso in cui si debba eseguire una valutazione longitudinale dei titoli anticorpali è bene che il test venga ripetuto sempre nello stesso laboratorio, sì da utilizzare sempre lo stesso tipo di kit.
Nonostante nella pratica clinica la valutazione sierologica continui a rappresentare la base della diagnosi di rosolia sia congenita che acquisita, recentemente diverse tecniche di biologia molecolare, tra cui soprattutto la PCR, hanno permesso di evidenziare con elevata accuratezza diagnostica genomi virali in vari tessuti sia neonatali che fetali.
Rosolia: gravidanza
L’insorgenza di rosolia in corso di gravidanza e i possibili effetti sul nascituro possono essere prevenuti mediante la vaccinazione, in epoca preconcezionale, delle donne in età fertile che non abbiano contratto la malattia. È disponibile un vaccino trivalente anti-morbillo, anti-parotite e anti-rosolia, costituito da virus vivi attenuati (vaccino MPR).
L’infezione fetale può avvenire in qualsiasi momento della gestazione e non vi è differenza se l’infezione materna è stata sintomatica o meno. La sua incidenza è inversamente proporzionale all’epoca gestazionale. In particolare, il rischio di infezione fetale è massimo (54-100%) nei casi in cui il rash e/o la sieroconversione materna si verificano tra la 3a e la 6a settimana dall’ultima mestruazione, per poi attestarsi intorno al 31-44% se la sieroconversione materna avviene tra la 13a e la 18a settimana. Dopo la 18a settimana, il rischio di infezione fetale è relativamente basso e le sequele sono lievi o addirittura sub-cliniche.
Danni fetali
Alla nascita, le anomalie più frequentemente descritte nell’ambito della sindrome da rosolia congenita sono rappresentate da lesioni oculari (cataratta, microftalmia, glaucoma, corioretinite), cardiache (dotto arterioso pervio, stenosi polmonare, difetto inter-atriale ed inter-ventricolare) e cerebrali (sordità neurosensoriale, microcefalia, ritardo mentale). Sono inoltre spesso presenti ritardo di accrescimento, epato-splenomegalia e trombocitopenia.
I casi lievi di sindrome da rosolia congenita (quelli da infezione dopo le 18 settimane di gestazione e/o da reinfezione materna) possono avere un decorso sub-clinico e sfuggire alla diagnosi. Di tutte queste lesioni, in utero è possibile diagnosticare solo alcune cardiopatie congenite (non la pervietà del dotto di Botallo e alcuni DIA) e alcuni casi di cataratta e di microftalmia (quando severi).
Purtroppo, l’ecografia non è di nessun ausilio nel riscontro delle lesioni cerebrali da rosolia, in quanto sordità e ritardo mentale non sono diagnosticabili e la microcefalia si sviluppa, di solito, solo nel III trimestre di gestazione.
In caso di sieroconversione materna accertata nelle prime 7 settimane di gestazione, deve essere offerta l’opzione dell’interruzione di gravidanza, dal momento che la possibilità che si verifichino danni fetali severi, come esposto precedentemente, è elevatissima.
Dalle 8 settimane in poi, è possibile utilizzare la diagnostica prenatale invasiva (prelievo dei villi coriali (CVS), amniocentesi e cordocentesi), pur con le limitazioni espresse a proposito dei villi coriali (non rispecchiano lo stato fetale) e della valutazione sierologica su sangue fetale (le IgM specifiche compaiono dopo le 22 settimane). Pertanto, una prima possibilità è quella della valutazione sierologica su sangue fetale dopo le 22 settimane.
Tuttavia, per quanto concerne questo tipo di diagnostica vi sono due considerazioni da fare: in primo luogo, il termine per effettuare un’interruzione di gravidanza secondo l’articolo 6 della legge 194 è rappresentato dalla fine della 25a settimana e, pertanto, la cordocentesi per la ricerca di IgM fetali specifiche permetterebbe una diagnosi solo nella finestra 22-24 settimane. Inoltre, come espresso precedentemente, l’incidenza di gravi danni fetali è relativamente bassa per sieroconversione materna dopo le 18 settimane di gestazione. Pertanto, la sierologia fetale, che pur mostra un’elevata accuratezza diagnostica, mostra evidenti limiti temporali di utilizzo.
Rosolia: terapia e vaccino
Al momento non esiste una terapia specifica della rosolia, a parte l’uso di paracetamolo per abbassare la febbre. L’arma migliore contro la malattia è la vaccinazione preventiva, con il vaccino vivo attenuato, con un’efficacia > 95% e che garantisce immunità a vita. Non si tratta di una vaccinazione obbligatoria (dal 2017, per i bambini da 0 a 6 anni, sì), ma altamente consigliata, e gratuita, sia per tutti i bambini che per le ragazze non immunizzate dopo la pubertà e per tutti gli operatori che svolgono mansioni a contatto con bambini e/o con donne in età riproduttiva.
Per i nuovi nati, si consiglia una prima dose verso i 12-15 mesi di età, e un richiamo verso i 5-6 anni. Fino al 1999, in Italia veniva eseguita solo la vaccinazione sulle bambine in età pre-puberale, verso i 12-13 anni. Analogamente a quanto osservato in altre nazioni, questa strategia si è però rivelata insufficiente, in quanto l’elevata circolazione del virus in tutti i soggetti non vaccinati ha comportato una persistenza del rischio di infezione.
La strategia attuale, in linea con quella attuata in altri paesi, è dunque quella di vaccinare tutti i bambini nel secondo anno di vita con il vaccino trivalente, contro morbillo, parotite e rosolia, di somministrarne una seconda dose entro i 5-6 anni di età.
Al fine di ridurre il rischio di casi di rosolia in gravidanza e di rosolia congenita la vaccinazione è raccomandata a tutte le donne in età fertile che non hanno documentazione di vaccinazione o di sierologia positiva per rosolia. È necessario ricordare che il vaccino non deve essere somministrato in gravidanza e la stessa deve essere evitata nel mese successivo.
Come per tutti vaccini vivi attenuati, la vaccinazione non viene praticata negli individui con deficit immunitario o sotto terapia immunosoppressiva (corticoidi, antineoplastici, antirigetto), nelle donne gravide o che desiderano esserlo nel mese successivo (per sicurezza, anche se non si sono mai verificati problemi correlati). Il vaccino è invece consigliato alle persone infette da Hiv che non hanno sviluppato Aids.
Effetti collaterali
Le reazioni indesiderate più frequenti dopo la vaccinazione con vaccino antimorbillo, antiparotite, antirosolia, in forma singola o come MPR, consistono in rossore e gonfiore nel punto in cui è stato inoculato il vaccino. Nel 5-15% dei vaccinati può avere febbre superiore a 38.5 °C. Questi inconvenienti si verificano in genere da 5 a 12 giorni dopo la vaccinazione e possono durare per qualche giorno. In alcuni casi dopo vaccinazione con MPR (oppure con M o con P o con R) possono manifestarsi alcuni dei sintomi caratteristici delle malattie naturali quali esantema o gonfiore delle ghiandole salivari e linfonodi.
(Fonte: Azienda Sanitaria di Firenze)
Guide mediche: letture consigliate
- Acquista su Amazon una guida medica per la famiglia
- Acquista su Amazon un testo utile per la tua gravidanza
- Acquista su Amazon un testo utile per la crescita dei tuoi figli
ARTICOLI CORRELATI
> Rosolia: vaccinazione adulti
> Patologie: indice generale