MorbilloIl morbillo è una malattia infettiva esantematica infantile di origine virale e molto contagiosa. Le manifestazioni cliniche principali sono febbre, mucosite ed esantema maculopapuloso generalizzato.

Il virus del morbillo appartiene alla famiglia di paramyxoviridae ed è pertanto un virus a RNA (lineare, a singola elica). È patogeno quasi esclusivamente per l’uomo (e alcune specie di scimmie) e si diffonde in tutti i tessuti dell’organismo infetto senza un tropismo specifico. Il virus del morbillo è estremamente labile nell’ambiente.


Il morbillo è endemico in tutto il mondo. La malattia può essere (raramente) molto severa e perfino letale. Sono tipici i picchi di incidenza invernali e primaverili. Le epidemie si osservano ogni 3-4 anni circa. La morbosità è massima sotto i 2 anni di età e mostra pattern diversi: in aree urbane il picco di incidenza si osserva a < 3 anni mentre in aree rurali tra 5 e 7 anni di età. L’infezione conferisce immunità permanente.

Morbillo: trasmissione

La malattia si trasmette da un soggetto infetto, tramite le piccole goccioline di saliva emesse parlando, starnutendo, tossendo, o tramite le secrezioni nasali: il virus penetra nel nuovo ospite attraverso le vie aeree e la congiuntiva; gli oggetti contaminati solo eccezionalmente possono essere veicolo di infezione.

Le epidemie si realizzano di solito in inverno e primavera. La sorgente di infezione è rappresentata dai soggetti infetti da 5 giorni prima a 5 giorni dopo la comparsa dell’esantema. Negli anni passati, prima delle campagne di vaccinazione contro la malattia, colpiva soprattutto i bambini dai 4 agli 8 anni di età; oggi in Italia, in presenza di un’ampia, ma non ancora sufficiente copertura vaccinale, colpisce in prevalenza gli adolescenti di 16-18 anni non vaccinati o non rispondenti al vaccino.

L’esantema tipico della malattia è dovuto sia al danno diretto indotto dal virus sia al danno immunomediato in risposta ad antigeni virali. Ha un periodo di incubazione variabile dagli 8 ai 14 giorni.

Morbillo: sintomi

Periodo prodromico: dura circa 3 giorni ed è caratterizzato dalla comparsa di piccole macchioline bianche, contornate da un alone di arrossamento, in corrispondenza della mucosa orale vicina ai molari inferiori, che scompaiono in circa 18 ore (macchie di Koplik); compare, inoltre, febbre crescente fino a superare i 38,5°C, tosse secca, rinocongiuntivite, malessere, astenia. Dopo 1-3 giorni i sintomi prodromici si attenuano e addirittura scompaiono. A questo punto compare l’esantema.

Periodo esantematico: dura circa 7 giorni ed è caratterizzato dalla comparsa di macule rilevate e rossastre, dapprima alla regione dietro alle orecchie, parte alta della fronte e attaccatura dei capelli; in 1 – 2 giorni queste macule si estendono al volto, collo, tronco ed arti; arrivate ai piedi, si attenuano nello stesso ordine a partire dal capo.

Fase di risoluzione: si ha la scomparsa della febbre per lisi, il quadro clinico generale migliora, l’esantema regredisce con lo stesso ordine cranio-caudale. In caso di esantema intenso si può avere una moderata desquamazione. La linfoadenopatia e la splenomegalia si risolvono in qualche settimana.


Complicanze: otite media, broncopolmonite, laringotracheobronchite e diarrea (più frequenti nei bambini piccoli). L’encefalite acuta (grave complicanza infettiva del cervello) colpisce circa un soggetto ogni 1000 malati. Alcune complicanze possono portare al decesso, che si verifica soprattutto nei bambini di età inferiore ai 5 anni e nei soggetti con disturbi immunitari. La Panencefalite Subacuta Sclerosante è una rara complicanza degenerativa del Sistema Nervoso Centrale, caratterizzata da deterioramento comportamentale e intellettivo e da convulsioni, che si sviluppa molti anni dopo il morbillo e che, grazie alla riduzione dei casi della malattia dovuta alla vaccinazione, è praticamente scomparsa.

Morbillo: diagnosi

Gli esami disponibili per diagnosticare il morbillo sono:

  • esame clinico
  • test di laboratorio

La diagnosi del morbillo in fase iniziale non è semplice data l’aspecificità dei primi sintomi, simili a quelli del raffreddore.

La diagnosi è clinica, basata su un attento esame dei segni e dei sintomi che appaiono dopo circa 8-12 giorni dall’infezione. Le “macchie di koplik”, localizzate nella mucosa buccale, sono infatti tipiche del morbillo così come l’eruzione cutanea, con la caratteristica confluenza di macchie maculopapulose sul tronco, che si manifesta qualche giorno dopo e consente la diagnosi di malattia.

Le manifestazioni cliniche sono così tipiche della malattia infettiva da essere, in genere, sufficienti per la diagnosi e attuare l’isolamento del paziente, limitando così la trasmissione della malattia. Raramente sono necessari test di laboratorio per confermare la diagnosi di morbillo.

I test di laboratorio comprendono la misurazione degli anticorpi, immunoglobuline IgM, da sangue o saliva mediante tampone con test sierologici (fissazione del complemento, test immunoenzimatico, immunofluorescenza e test di inibizione di emoagglutinazione) e la diagnosi è positiva fino a 6 settimane dopo l’inizio della malattia. Dopo l’infezione, infatti, la quantità di IgM nel sangue aumenta per un mese o due.

Istruzioni per i prelievi

L’Istituto Superiore di Sanità fornisce precise istruzioni per eseguire i prelievi per i test di laboratorio. I campioni di sangue e quelli di saliva per il dosaggio delle IgM devono essere raccolti tra i 4 e i 28 giorni dopo la comparsa del rash cutaneo o dell’ingrossamento delle ghiandole parotidi. Dai pazienti è anche prelevato un campione di urine, dal quarto al settimo giorno (massimo) dalla comparsa dell’esantema, per l’isolamento del virus.

La corretta scelta dei tempi di prelievo in rapporto alle manifestazioni cliniche è fondamentale per una conferma accurata del morbillo. Per esempio il virus del morbillo è più facilmente isolabile entro tre giorni dalla comparsa dell’esantema o dall’ingrossamento delle paratiroidi. La condizione ideale è effettuare simultaneamente il prelievo di sangue e saliva per i test sierologici e il prelievo delle urine per l’isolamento virale e prelevare i campioni tra il quarto e il settimo giorno dalla formazione dell’esantema.

Secondo quanto previsto dalla sorveglianza integrata per morbillo e rosolia i casi di sospetto morbillo negativi devono essere testati per rosolia e viceversa poiché le due malattie hanno sintomi simili (febbre ed esantema maculopapulare) e colpiscono le stesse fasce di età. Per poter confermare una diagnosi di morbillo deve essere esclusa la positività ai test per le altre malattie infettive

(Fonte: Ministero della Salute).

Morbillo: trattamento

Non esiste un trattamento specifico per il morbillo. La maggior parte delle persone affette si riprenderà con il riposo e terapia di supporto, se non si verificheranno complicanze. Il trattamento del morbillo è essenzialmente un trattamento di supporto mantenendo una buona idratazione e sostituendo i fluidi persi attraverso diarrea o emesi.

La reidratazione intravenosa può essere necessaria se la disidratazione è grave. L’ospedalizzazione è indicata per il trattamento delle complicanze gravi del morbillo (ad esempio superinfezioni batteriche, polmonite, disidratazione, croup). Le sovrainfezioni secondarie (es. otite media o polmonite batterica) devono essere trattate con antibiotici. I pazienti con gravi infezioni complicanti (ad es., Encefalomielite) dovrebbero essere ospedalizzati.

La febbre può essere gestita con antipiretici standard. Idonee precauzioni per la diffusione aerea vanno adottate nei giorni in cui la malattia è contagiosa.

Il virus del morbillo, in vitro, è suscettibile ad alcuni antivirali. La ribavirina, intravena o orale, è stata utilizzata per trattare adulti immunocompromessi con complicanze severe del morbillo o con la PESS. Questo trattamento dovrebbe essere considerato sperimentale.

Le immunoglobuline possono impedire o modificare la malattia in soggetti sensibili se somministrate entro 6 giorni dall’esposizione. L’Ig possono essere somministrate a soggetti immunocompromessi, infanti da 6 mesi a 1 anno, neonati di età inferiore ai 6 mesi che sono nati da madri senza immunità al morbillo, donne in gravidanza.

L’uso della vitamina A durante il trattamento è raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità per diminuire il rischio di cecità. Una revisione sistematica di studi per il suo utilizzo non ha trovato significative riduzioni della mortalità complessiva, ma ha ridotto la mortalità nei bambini di età inferiore ai due anni.

Morbillo: prognosi

La prognosi per il morbillo è generalmente buona, con infezioni che solo occasionalmente sono fatali. Il tasso di mortalità infantile da infezione del morbillo nei paesi avanzati è relativamente basso. Tuttavia possono svilupparsi molte complicazioni e sequele.

Il morbillo è tuttora una delle cause principali della cecità infantile nei paesi in via di sviluppo. Globalmente, il morbillo è ancora, al 2017, una delle principali cause di morte nei bambini piccoli, specie in Africa e Asia. I tassi di mortalità sono più elevati nei bambini di età inferiore ai 5 anni. I tassi di mortalità più elevati sono tra i neonati di età compresa tra 4 e 12 mesi e nei bambini immunocompromessi a causa dell’infezione da virus dell’immunodeficienza umana (HIV) o di altre cause.

Morbillo: prevenzione e vaccino

Il morbillo può essere prevenuto con la vaccinazione. La vaccinazione, possiede un’efficacia del 98-99% ed è in grado di conferire un’immunità permanente verso la malattia (World Health Organization – WHO, 2009).

Il vaccino contro il morbillo esiste da più di cinquant’anni: è un vaccino vivo attenuato, cioè contiene il microrganismo in forma tale da far sviluppare la risposta immunitaria ma non da produrre la malattia. Ne fu creata una prima versione nel 1963 e una migliorata nel 1968.

Nel 1971 è stata formulata una combinazione che riunisce in un unico prodotto l’immunizzazione contro morbillo, parotite e rosolia: è il cosiddetto vaccino trivalente MPR. In Italia è disponibile dal 1976, mentre dall’inizio degli anni Novanta è disponibile la formulazione MPR. Dalla sua introduzione a oggi ne sono state somministrate in tutto il mondo oltre un miliardo di dosi.

Come e quando si somministra

In Italia il vaccino per il morbillo non era obbligatorio ma veniva raccomandato dalle autorità sanitarie. Con le nuove normative introdotte nel 2017, però, il vaccino contro il morbillo è diventato obbligatorio per i bambini da 0 a 6 anni.

Il vaccino contro il morbillo esiste in una forma combinata trivalente con i vaccini contro parotite e rosolia (MPR) oppure in forma quadrivalente, con vaccini contro parotite, rosolia e varicella (MPRV). Il calendario vaccinale prevede la somministrazione di due dosi del vaccino: una a 13-15 mesi e una a 6 anni.

Anche ai giovani e agli adulti che non hanno avuto la malattia da piccoli è consigliata la vaccinazione, in due dosi a distanza di almeno quattro settimane l’una dall’altra.

Effetti collaterali

Otto bambini su dieci non hanno alcun effetto collaterale dalla vaccinazione. Nel restante 20 per cento dei casi, ci possono essere alcuni effetti (che compaiono in genere tra 5 e 12 giorni dopo, nella fase in cui il virus attenuato si replica nell’organismo, e soprattutto dopo la prima dose). I più comuni sono una reazione locale con rossore, prurito o gonfiore nella zona dell’iniezione, febbre (in circa un caso su sei), una lieve eruzione cutanea che ricorda quella del morbillo (in una persona su 20), un ingrossamento dei linfonodi della gola e del collo (una persona su 75).

Effetti collaterali più gravi

In circa un caso su 3mila, il bambino può avere convulsioni per la febbre, che non lasciano però conseguenze. In due-quattro casi ogni 100mila vaccinati si può verificare una piastrinopenia, ovvero un’alterazione della coagulazione del sangue che può causare emorragie: sono in genere non gravi, ma bisogna intervenire subito per trattarle

Lo shock anafilattico può verificarsi come per altri vaccini all’incirca in un caso ogni milione di vaccinati.

Riguardo all’encefalite, la complicazione più temibile dopo il morbillo, anche tra le fonti più attendibili si trovano informazioni contrastanti, che non la escludono in maniera assoluta dopo il vaccino, creando confusione e allarme. Il motivo è questo: dato che il virus naturale causa l’encefalite, c’è una plausibilità biologica per cui potrebbe farlo anche quello attenuato del vaccino.

Questa possibilità non è però mai stata confermata in casi concreti. Si tende a credere che anche nei rarissimi casi in cui l’encefalite si è verificata dopo il vaccino, la persona fosse in realtà già infettata dal virus naturale. E in ogni caso, va ricordato che l’encefalite da morbillo è un rischio reale e molto concreto (un caso su mille), mentre quella da vaccino è un rischio solo ipotetico, mai accertato e che riguarderebbe nella peggiore delle ipotesi meno di un caso su un milione.

Rischio di autismo legato al vaccino

Questo non esiste: una mole ormai considerevole di studi non ha mai trovato alcun legame tra vaccino trivalente e rischio di autismo. La storia del presunto collegamento è nata negli anni Novanta, quando il medico inglese Andrew Wakefield sostenne in uno studio pubblicato sulla rivista The Lancet che il vaccino potesse provocare un’infiammazione della parete intestinale e contribuire a mettere in circolo sostanze tossiche per il cervello.

Lo studio è stato smentito, la rivista stessa lo ha ritrattato dopo che è stato dimostrato che i dati erano stati falsificati, Wakefield è stato radiato dall’Ordine dei medici, ma la bufala continua a circolare, portando in Italia anche a sentenze di tribunale che in qualche modo sembrano legittimare il legame, ma che sono poi state ribaltate.

Perché tante preoccupazioni?

Gli esperti ritengono che, come per diverse altre vaccinazioni, anche quella contro il morbillo sia vittima del suo stesso successo: molte persone oggi non hanno mai avuto occasione di vedere un caso di morbillo, o di constatare quanto gravi possono essere le complicazioni portate dalla malattia, per cui si tende a credere che sia di fatto innocua. Gli effetti collaterali del vaccino, veri e presunti, vengono invece continuamente ricordati.

(Fonte: Focus.it)

Morbillo: rimedi naturali

Amido di riso

Potete trovare in commercio amido di riso in polvere o in fiocchi che si sciolgono facilmente nell’acqua. Le proprietà lenitive dell’amido di riso si esplicano sulla pelle rinfrescandola, calmando il rossore e il prurito e donando idratazione. Si possono effettuare delle applicazioni più volte al giorno con garze imbevute e asciugare con panni di lino freschi. Acquista su Amazon

Mucillagine di Amamelide

La Mucillagine di Amamelide è una soluzione acquosa ricca di agenti lenitivi, ammorbidenti e idratanti. L’amamelide svolge un’azione decongestionante sulla pelle, idrata in profondità, calma il rossore e previene la desquamazione della pelle.

Può essere applicato nei giorni successivi alla manifestazione esantematica, per rinfrescare e togliere bruciore e prurito. La mucillagine può essere applicata con spugnature e poi tamponata con garze o lino. Se non troviamo la mucillagine di amamelide possiamo utilizzare quella di malva (acquista su Amazon), facendo attenzione che non contenga alcol.

Calendula

Una pomata alla Calendula può essere un valido aiuto rinfrescante, lenitivo, che attenua il rossore, il bruciore e il prurito della pelle colpita da Morbillo. Idrata in profondità, ripara le lesioni e previene la desquamazione. Può essere applicata con gesti lievi, senza spalmarla eccessivamente e lasciando che venga assorbita lentamente. Acquista su Amazon

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