Leucemia mieloide acuta sopravvivenzaLeucemia mieloide acuta sopravvivenza. La LMA è una neoplasia tipica dell’età adulta e avanzata, anche se può manifestarsi nei bambini e nei giovani. La prognosi della LMA dipende da diversi fattori, tra i quali l’età (prognosi sfavorevole con età superiore ai 60 anni); la presenza di altre patologie che creano complicanze; alcune caratteristiche biologiche non favorevoli (alterazioni citogenetiche, precedente sindrome mielodisplastica, ecc.).

Utilizzando le terapie innovative, nei giovani si ottiene l’80% di remissione completa (la popolazione di cellule tumorali scende sotto il 5%) e una sopravvivenza libera dalla patologia nel 30% dei casi. Negli anziani la prognosi è più sfavorevole, a causa dei fattori precedentemente citati. Per i soggetti con età superiore ai 60 anni, si ottiene la remissione completa nel 40-60% dei casi. Il tasso più basso di sopravvivenza negli anziani è dovuto anche al fatto che spesso non si possono utilizzare le nuove terapie a causa della chemioterapia troppo aggressiva. In Italia, a 5 anni sopravvive soltanto il 20% dei pazienti anziani.

Leucemia mieloide acuta sopravvivenza: metodo sperimentale

Uno studio ha evidenziato la possibilità di migliorare gli esiti della terapia proprio nei pazienti più anziani (60-75 anni) grazie all’azione di un nuovo farmaco (CPX-351) e al trapianto allogenico in seconda battuta. Il farmaco si è rivelato più efficace e con una minore tossicità.


Il farmaco potenziato sembra riesca a raddoppiare la sopravvivenza nei pazienti affetti da leucemia mieloide acuta di età compresa tra i 60 e i 75 anni. Risultati che aprono nuovi scenari e offrono maggiori speranze a chi soffre di questa grave patologia.

Leucemia mieloide acuta sopravvivenza: terapia classica

Scopo della terapia ai suoi esordi era quello di contenere la massa leucemica. A partire dagli anni ’50 questo si otteneva mediante l’utilizzo di agenti chemioterapici a basse dosi (busulfano e idrossiurea). Successivamente è stato introdotto il trapianto di cellule staminali da donatore sano, dalla, però, elevata incidenza di mortalità e morbidità. Nei primi anni ’80 è stato introdotto l’interferone-alfa, che ha migliorato la risposta dei pazienti al trattamento. Una limitazione del suo uso è data dalla sua tossicità, soprattutto nei pazienti anziani.

Recentemente, la terapia della LMA ha subito una rivoluzione (con un cospicuo aumento della sopravvivenza) grazie all’introduzione nella pratica clinica dell’imatinib mesilato, un forte inibitore selettivo della proteina codificata del gene di fusione bcr-abl. L’imatinib si è mostrato superiore alla precedente terapia costituita dalla combinazione interferone e ARA-C (citosina arabinoside).

L’imatinib è di solito ben tollerato anche dai pazienti anziani. Qualora, però, la terapia con imatinib fallisse o non desse i risultati sperati, il trapianto torna ad essere il trattamento più indicato, o, se questo è controindicato, la terapia convenzionale (idrossiurea, busulfano, 6-mercaptopurina), l’interferone, la terapia sperimentale (nilotinib, ecc.).

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