Leucemia fulminante quanto si viveLeucemia fulminante quanto si vive: la leucemia promielocitica acuta (o leucemia fulminante) è la forma più aggressiva di neoplasia del  sangue. E’ fondamentale una diagnosi precoce, altrimenti gli esiti sono la morte in pochi giorni.

Paradossalmente, è una forma tumorale che presenta un elevato tasso di guarigione (90%). In passato, la sopravvivenza era limitata al 40% dei soggetti, perché la diagnosi era più lenta e i farmaci citostatici meno efficaci rispetto a quelli odierni.

Leucemia fulminante quanto si vive: terapia

Molto del merito della miglior efficacia delle attuali terapie è soprattutto di ematologi italiani, che hanno mostrato la maggior validità degli approcci basati sulla combinazione dell’acido retinoico con il triossido di arsenico rispetto ai chemioterapici. Il trattamento è superiore anche a quello basato su combinazione chemioterapia e acido retinoico.


Le due sostanze utilizzate nel nuovo trattamento agiscono di concerto: il triossido di arsenico determina la morte delle cellule leucemiche e l’acido retinoico favorisce il completamento del percorso di differenziazione cellulare dei promielociti, precursori dei neutrofili maturi (un tipo di leucocita, cioè, globulo bianco; sono detti neutrofili perché in laboratorio non assorbono alcun tipo di colorante, cioè rimangono neutri).

Questo trattamento è indicato soprattutto per soggetti che presentano medio o basso rischio, mentre in quelli più gravi, si preferisce ancora la chemioterapia. Questa terapia preserva anche la fertilità.

Leucemia fulminante quanto si vive: sintomi

La LAP deve essere riconosciuta in tempi molto rapidi, altrimenti la mortalità è elevata. I primi sintomi sono la comparsa di ecchimosi (lividi, come quelli che si formano comunemente a causa di un lieve trauma) e di petecchie (piccole macchie cutanee di color rosso vivo); questi segni compaiono specialmente sugli arti inferiori.

Appaiono simultaneamente anche emorragie, soprattutto a livello gastroiontestinale, del sistema nervoso centrale e genito-urinario; sono causate dalla riduzione delle piastrine provocata dalla malattia.

Le emorragie possono avvenire anche dal naso (tipica, quella da entrambe le narici) e dalle gengive.
Debolezza e malessere generale caratterizzano molto spesso la patologia.

Se avete dei sospetti, rivolgetevi subito al vostro medico che vi invierà in un ospedale provvisto di struttura dotata di un reparto di ematologia. Si viene sottoposti a esami ematici e se il numero di piastrine è inferiore a quello normale, si effettuano ulteriori indagini, sino a quella in grado di mostrare l’alterazione dei cromosomi 15 e 17, che contraddistingue questa patologia. Se il centro è ben attrezzato, si può giungere a una diagnosi quasi certa in meno di mezz’ora.

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